Per un sapere libero dalla guerra

Comunicato dei collettivi universitari del Nord Est sul 20 gennaio a Vicenza

25 / 1 / 2024

Sabato 20 gennaio è stata un’importante giornata di mobilitazioni per la Palestina, in occasione della fiera VicenzaOro. qua si trova il padiglione israeliano che, grazie alla presenza dei due espositori e alla vendita dei loro diamanti, contribuisce a finanziare l’esercito israeliano[1] che da oltre 100 giorni sta uccidendo la popolazione civile palestinese. 

La giornata si è divisa in due momenti: il primo si è svolto la mattina, quando diverse centinaia di attivist3 provenienti da tutta Italia hanno risposto alla chiamata dei Centri Sociali del Nord Est, e si sono trovati a fronteggiare uno spropositato dispositivo repressivo. Un plotone di celere schierata con scudi e manganelli e l’uso dell’idrante da parte della Polizia non ha spaventato chi ha messo a disposizione i propri corpi per prendere posizione contro un governo che, ancora una volta, ha dimostrato di stare dalla parte di Israele.

Il pomeriggio, un corteo di 6mila persone ha poi sfilato per il centro della città per le stesse semplici ragioni: la città di Vicenza - ed il Veneto tutto - non accettano che Israele venga impunito a fare profitti per finanziare la propria economia bellica. E’ di fatti risaputo (come è emerso dagli stessi interventi susseguiti durante tutta la giornata) che proprio il ricavato di questa industria - fiore all’occhiello dell’economia israeliana - è ciò che garantisce allo stato sionista di perpetrare materialmente il genocidio nei confronti del popolo palestinese.  

Ciò che ha colpito di sabato è stata la presenza davvero importante e determinante di collettivi studenteschi, sia liceali che universitari, che ha dimostrato la disponibilità di tant3 giovani a schierarsi dalla parte della Palestina, contro tutte le guerre e i genocidi, ma anche a mettere in campo delle azioni radicali e conflittuali. 

Da quando è iniziata l’escalation bellica nei territori occupati, innumerevoli presidi e molte occupazioni si sono susseguite nelle università, specialmente a Venezia, Padova e Trento. Questa proliferazione di iniziative politiche ha gettato luce sulla complicità dell’Accademia neoliberale nella riproduzione di saperi che prestano il fianco al contesto di guerra globale e permanente a cui oggi assistiamo. Ciò avviene non solo tramite l’attivazione di corsi specializzati nella gestione di conflitti e peace-keeping, con l’obiettivo dichiarato di spalancare le proprie porte ad autorità come la Polizia Locale e la Marina Militare[2],  ma anche attraverso vere e proprie iniziative di promozione di multinazionali mortifere, come Eni e Leonardo, che finanziano direttamente guerre e colonialismo. 

VENEZIA 

A Venezia l’Università Ca’ Foscari emerge nel primo caso. È infatti di lunga data il rapporto tra l’Ateneo e la Marina Militare: dal 2014 è attivo un Master di II livello in collaborazione con l’Istituto di Studi Militari Marittimi[3] in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale, volto proprio alla formazione di Ufficiali del Corso Normale di Stato Maggiore designati dalla Marina Militare stessa. Il 15 marzo 2018, data in cui si è rinnovato questo accordo, il collettivo universitario LI.S.C. ha contestato la passerella politica dell’allora Contrammiraglio Andrea Romani invitato dall’ex Rettore Michele Bugliesi, dimostrando ai vertici dell’Ateneo la forte  vocazione antimilitarista che ha sempre contraddistinto la comunità studentesca veneziana. 

Nello stesso anno ma un mese dopo, veniva sanzionata la sede di Leonardo Finmeccanica a seguito dell’operazione militare “Ramoscello d’Ulivo” avanzata dallo stato turco contro il territorio del Rojava. La Leonardo è la maggiore azienda italiana esportatrice di armi, che aveva fabbricato gli stessi aerei che vennero utilizzati nell’attacco di Afrin[4]. Anche in questa occasione il collettivo LISC era a fianco dei Centri Sociali del Nord Est, e alcuni studenti universitari sono tuttora sotto processo per aver partecipato a questa azione diretta. Come dimostrano questi due esempi, la comunità studentesca veneziana ha da sempre sviluppato degli anticorpi sociali resistenti alla guerra, e da sempre è scesa in piazza a fianco dei civili e delle popolazioni oppresse dalla violenza coloniale. Dal 7 ottobre in poi, si registrano decine di iniziative, auto formazioni e presidi per la Palestina organizzate dagli studenti, e l’apice della dimostrazione di solidarietà attiva e dal basso si è toccato con l’occupazione del Rettorato di Ca’ Foscari di novembre scorso e con il corteo di più di 500 studenti dello IUAV che ha sfilato per la città storica. 

PADOVA

Anche l’ateneo patavino si distingue per il suo sostegno all’industria bellica e la sua complicità con il genocidio che sta avvenendo in Palestina. 

L’università di Padova infatti ha stretto e continua a stringere numerosi accordi con Leonardo Spa. In questi accordi si legge la volontà dell’Università di plasmare i propri saperi non più sulla cultura e sulla conoscenza critica, ma sulle necessità del mercato. In questo scenario di aziendalizzazione trovano spazio, all’interno della piattaforma per il mondo del lavoro Career Day, aziende responsabili di devastazione climatica come Eni e multinazionali dell’industria bellica come Leonardo. I saperi scientifici, come ad esempio l’ingegneria aerospaziale e l’astronomia, subiscono quotidianamente propaganda di guerra tramite offerte di lavoro nell’industria bellica. Questi accordi sono stati oggetto di contestazione da parte del collettivo universitario Spina più volte durante gli scorsi anni accademici, ed il loro annullamento è stato chiesto ripetutamente durante le occupazioni che sono avvenute nello scorso autunno.

A questo si aggiunge, come per gli altri due atenei, la totale mancanza di una presa di posizione netta da parte dell’università per quanto riguarda il genocidio in Palestina, silenzio  ripetutamente attaccato dalla comunità studentesca, con le occupazioni delle sedi di Scienze Politiche e di Lettere e  da una manifestazione di centinaia di persone in occasione del Senato Accademico. 

Il silenzio dell’ateneo ancora una volta ci indica come lo scegliere di ignorare quanto sta accadendo in Palestina sia un segno di complicità. 

TRENTO

Anche l'Università di Trento si dimostra legata a doppio filo con le politiche belliche di Netanyahu, prestando il proprio contributo scientifico al potenziamento della forza militare e dell'armamento israeliano.

L'appartenenza del rettore Flavio Deflorian al comitato scientifico di Med-Or, fondazione di Leonardo s.p.a., è solo la punta dell'iceberg del legame dell'ateneo trentino con la ricerca e l'industria bellica: non si contano, infatti, le partnership tra il polo scientifico di Povo e i centri di ricerca israeliani o i progetti di dottorato attivi in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler - partner a sua volta di Med-Or e Leonardo s.p.a. 

Il coinvolgimento dell'Università nel sistema dell'industria bellica e il suo chiaro posizionamento nei confronti del genocidio in corso in Palestina si riflettono nel tentativo di silenziare le proteste e il dissenso del corpo studentesco, che si è opposto alla presenza pervasiva del gruppo Leonardo e di una "cultura per la guerra" in quello che dovrebbe essere il luogo della formazione e del pensiero critico. 

Come assemblea universitaria abbiamo preso parte alla costruzione di due cortei cittadini e numerose assemblee pubbliche, pretendendo la cessazione dei rapporti di Unitn con chi contribuisce al massacro della popolazione palestinese; oltre il dato della mobilitazione è stato importante riportare all’interno di quello che dovrebbe essere “tempio del sapere” appuntamenti di formazione, che altrimenti non avrebbero trovato spazio, come l'incontro con Stephanie Westbrook, portavoce del BDS.

Ciò che emerge dalle esperienze universitarie fin qui riportate è che occorre assumere la consapevolezza che gli effetti della guerra (globale), del colonialismo e del militarismo pervadono tutti gli aspetti del quotidiano, compresi gli spazi del sapere, della formazione e della cultura. La guerra parte anche dalle Università che attraversiamo quotidianamente, come dimostrano i continui accordi, le partnership e lo spazio che viene dato in generale alle aziende belliche complici del genocidio palestinese e di tanti altri. Partendo dalla consapevolezza che rimanere in silenzio significa scegliere di stare dalla parte di chi agisce violenza e oppressione, sabato siamo state al fianco di chi ha invece deciso di opporsi a un governo guerrafondaio che difende a spada tratta gli interessi bellici israeliani. 

Come studiose siamo convinte che occorra discutere, organizzarsi per creare spazi in cui schierarsi contro le ingiustizie, ma anche per produrre nuove chiavi di lettura che sappiano mettere al centro la pace e la libertà dei popoli. Pace che, oggi, non può essere slegata dalla giustizia sociale e climatica. 

Sappiamo però anche che la teoria deve necessariamente avanzare insieme alla pratica, alla partecipazione attiva, collettiva e il più possibile di massa.

Ai movimenti sociali spetta il compito di creare momenti di conflitto e radicalità che siano accessibili e capaci di unire diverse singolarità, pratiche e sensibilità. 

Crediamo che sabato a Vicenza sia stato fatto un primo passo. 

Note:

[1] Anna Irma, BATTINO, VicenzaOro sporca di sangue. Scontri per gli stand israeliani su «Il Manifesto» 21 gennaio 2024.

[2] si vedano i Master di II livello in Studi strategici e sicurezza internazionale e Management dei Servizi della Polizia Locale della Ca’ Foscari Challenge School (https://www.cafoscarichallengeschool.it/master/studi-strategici-e-sicurezza-internazionale/https://www.cafoscarichallengeschool.it/master/management-dei-servizi-della-polizia-locale/). 

[3] Accordo Marina Militare e Università Ca’ Foscari - Master in Studi strategici e sicurezza internazionale e riconoscimento degli studi pregressi effettuati nel Corso Normale di Stato Maggiore con quelli del Master Universitario di II livello, dal sito del Ministero della Difesa. (https://www.marina.difesa.it/il-tuo-futuro-e-il-mare/formazione-in-marina/formazione_avanzata/convenzioniuniversitarie/Pagine/Universit%C3%A0C%C3%A0FoscaridiVenezia.aspx

[4] Anna Irma, BATTINO, Sanzionata la sede di Leonardo-Finmeccanica a Venezia in solidarietà al popolo curdo, 7 aprile 2018, dal sito di Globalproject.info (https://www.globalproject.info/it/in_movimento/sanzionata-la-sede-di-leonardo-finmeccanica-a-venezia-in-solidarieta-al-popolo-curdo/21403).