Nella giornata di sciopero europeo, mentre centinaia di migliaia in tutta Europa riconquistavano spazi, strade, piazze e riprendevano lo slancio per una stagione di conflitti, anche a Trieste un lungo corteo di migliaia di persone ha invaso le strade Almeno 2000 persone nello spezzone dell'Autogestito Scoordinamento Studentesco (ASS) e centri sociali del nord est aperto dallo striscione “Reddito Diritti Dignità / Toma la Huelga!”: studenti, genitori, movimenti sociali, precari, insegnanti, una composizione varia ma non per questo meno determinata e decisa nel dichiarare che con il 14 novembre inizia anche in questa città un processo di coalizione sociale e di pratiche di conflitto.
Mentre
la Cgil, nonostante una proposta partita da un'assemblea cittadina
della settimana scorsa, sceglieva dinamiche solitarie e molto poco
partecipate, il vero corteo cittadino partiva da Piazza Goldoni,
dirigendosi verso il palazzo del consiglio regionale. Lungo la
strada, e per il resto della giornata, ogni banca o sede di
finanziaria è stata ricoperta di manifesti con la stessa grafica
delle scritte dei pacchetti di sigarette: “la finanza uccide”,
“il debito rende impotenti”, “il mutuo invecchia la pelle”.
A
voler ricordare, annunciavano molti interventi, che la costruzione
dell'Europa finanziaria è all'insegna di lacrime e sangue per il 99%
delle persone reali, che l'austerity e i sacrifici non sono solo
parole ma distruzione di vite e furto di futuro.
Una condizione
che ci accomuna tutti, che nelle intenzioni delle trojke tecniche che
tentano di governarci, espelle l'Europa dei diritti e della ricchezza
sociale dal novero delle possibilità. Una condizione, insisteva lo
spezzone di corteo più determinato nelle pratiche di piazza, che
oltrepassa i confini specifici di una pretesa classificazione sociale
– studenti, “lavoratori”, precari – e riguarda invece la
necessità di una riconquista di diritti che, come sostenevano i
movimenti ad Agora99, devono essere slegati dalla condizione
lavorativa, sociale o individuale ma sono legati indissolubilmente
alla persona.
Per questo il corteo rivolgeva la sua proposta a
tutto l'arco dei movimenti e delle soggettività interessate ad un
processo di coalizzazione e di costruzione di conflitto, a cominciare
dagli studenti e da chi in questa città sta subendo gli effetti
della crisi, dell'erosione dei diritti sul lavoro o della mancanza di
reddito a causa dei licenziamenti e della delocalizzazione delle
produzioni.
Mentre alcuni partecipanti del corteo sanzionavano
banche e sedi di finanziarie in questo modo, il corteo stesso doveva
porre in atto pratiche di difesa dai tentativi della polizia di
impedire l'attacchinaggio o di identificarne i responsabili.
Arrivati
al palazzo della regione, gli studenti, circondati dalle forze
dell'ordine in assetto antisommossa e in un clima di tensione, hanno
affisso ai muri dello stesso una lettera aperta indirizzata alla
regione, alla provincia e al sindaco in cui una volta per tutte
esplicitano tutto il disprezzo per gli occupanti inutili di
istituzioni ormai disutili (e criminali nell'assistere praticamente
inoperose al crollo letterale degli edifici scolastici).
La stessa
lettera, nel corso della giornata è stata posi affissa sul palazzo
della provincia e della prefettura.
Dalla
regione il corteo si è poi spostato alla prefettura, occupando le
rive, un'arteria principale della città, causando enormi blocchi
della circolazione.
Dinanzi alla prefettura il corteo di ASS e dei
centri sociali ha distribuito centinaia di carote ai manifestanti,
ricordando che il prefetto è il rappresentante di quel governo il
cui ministro dell'istruzione ha dichiarato che gli studenti vanno
trattati con bastone e carota, ma con più bastone che
carota.
“Poiché di carota non ne abbiamo vista mentre di
bastoni ne abbiamo ricevuti in abbondanza”, gestivano gli
interventi in piazza, “le carote le abbiamo portate noi e vogliamo
consegnarle al prefetto”. La rappresentante del governo si è ben
guardata dall'uscire da un palazzo chiuso e blindato dalla polizia in
assetto antisommossa e la semplice affissione della lettera aperta
degli studenti ha innescato una carica a freddo della polizia che ha
manganellato le prime linee di manifestanti.
Immediata la reazione della piazza che senza farsi minimamente intimidire ha subito circondato la polizia in un lungo e teso confronto, lanciando uova e carote contro la polizia e il palazzo, richiedendo a gran voce che la prefetto uscisse dal palazzo.
Dopo più di mezz'ora di confronto molto teso e senza alcuna paura né timidezza da parte di centinaiadi persone, era chiaro che l'unica cosa che quel palazzo conteneva erano paura e impotenza, oltre che una buona dose di indegnità.
A quel punto il corteo ha proseguito rioccupando le rive e giungendo all'hotel Savoia, che nei prossimi giorni ospiterà un convegno di Forza Nuova, di fronte al quale reagiva spontaneamente con un rigurgito antifascista, lasciando scritte “no nazi” sul pavè innanzi allo stesso. “Abbiamo sbattuto il fascismo fuori dalla storia e dalla legittimità”, dicevano gli interventi dal sound system, “e non accetteremo che un partito fascista razzista e xenofobo possa radunarsi indisturbato nella nostra città, né che chi lo ospita sia tranquillo in questa infamia”.
Un
cordone di polizia ha aggredito alle spalle i manifestanti che si
stavano allontanando, manganellando e provocando il ferimento di
alcuni giovani e la reazione indignata di tutti i presenti che senza
farsi intimidire hanno retto per venti minuti un confronto molto teso
con le linee schierate dei reparti antisommossa.
Sempre occupando
le rive, il corteo si è spostato all'ufficio scolastico regionale,
chiuso e sbarrato per poi finire in una breve assemblea in piazza
Hortis, dandosi appuntamento a breve per definire un calendario
comune di iniziative.
Contro la solitudine, il solipsismo e la
scomposizione che questa crisi vorrebbe imporci, oggi a Trieste un
vento fresco e potente ha imposto la costruzione di una nuova
comunità, determinata, desiderante, ricca, pronta al conflitto con
coloro che ci staranno.
A.S.S.
Casa delle Culture.