Un'anno per la libertà in movimento

5 / 7 / 2012

Il 6 luglio presso il Tribunale di Torino inizieranno le udienze preliminari per gli attivisti indagati dalla magistratura torinese per le mobilitazioni No Tav.

Sono passati più di 6 mesi da quando il 26 gennaio oltre 40 tra donne e uomini sono stati inquisiti dalla Procura guidata da Giancarlo Caselli, attraverso un'operazione giudiziaria volta a criminalizzare le lotte decennali contro la Tav.

Le giornate su cui la magistratura torinese appunta la sua attenzione sono il 27 giugno e il 3 luglio 2011.

Il 27 giugno la popolazione della Valle giustamente cercò di resistere all'avanzata della militarizzazione del territorio attuata con lo sgombero del Presidio No Tav a Chiomonte e il 3 luglio in migliaia si è dato vita collettivamente ad una forte e determinata manifestazione alle reti del cantiere sui sentieri della Val Susa per liberare il territorio dalla presenza militare.

Si vuole trasformare la resistenza attiva alla costruzione di una delle più devastanti grandi opere europee in materia di ordine pubblico, avvallando l'opzione dell'occupazione militare dei territori contro la volontà di scelta e di decisione sul proprio futuro delle comunità.

La solidarietà piena agli indagati è la condivisione totale di una battaglia per la libertà di movimento che riguarda tutti. Contro l'inaccettabile violenza, che resta impunita delle forze dell'ordine, come sta succedendo per le vicende della Val di Susa (nessun esponente delle forze dell'ordine è indagato per le pratiche di aggressione documentate e messe in atto contro le iniziative di lotta No Tav) e così come è successo a Genova per le violenze esercitate nell'incursione alla Diaz e durante le giornate contro il G8.

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In attesa di seguire gli aggiornamenti da Torino, ricostruiamo con una veloce cronologia i fatti di quest'anno.

27 giugno 2011,  alle  prime  luci  dell’alba  forze  di  polizia  attaccano violentemente i presidianti No Tav della Maddalena di Chiomonte. Nella stessa giornata e nei giornisuccessivi continuano le iniziative per liberare il territorio occupato militarmente.

3 luglio in migliaia rispondono all'appello del movimento No Tav per essere in valle e manifestare contro la militarizzazione. I sentieri si riempono di attivisti che per ore resistono agli attacchi della polizia.

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Vengono immediatamente denunciate le violenze della polizia come i lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo ed i veri e propri pestaggi oltre ai fermi di alcuni attivisti. Nelle giornate successive in tutta Italia ci sono mobilitazioni per chiedere il rilascio dei fermati, che verranno messi agli arresti domiciliari e raccontare quel che veramente è successo in Val di Susa.

Si ricostruisce così la verità sulla giornata di lotta del 3 luglio che il sistema della comunicazione ufficiale vorrebbe far passare come azione di "pochi violenti" giunti da fuori. L'imediata mobilitazione svela l'ipocrisia di come si voglia imporre l'opera della Tav, contestata da anni attraverso la totale militarizzazione del territorio.

Per tutta l'estate e l'autunno continuano le mobilitazioni sul tema della Tav, vicenda emblematica del saccheggio del territorio e dei beni comuni che si accompagna alla restrizione degli spazi di democrazia.

Cambia il governo, arriva Monti ma la Tav rimane.

Il 26 gennaio all'alba scatta l'operazione della Procura di Torino: perquisizioni e misure cautelari per più di una quarantina di attivisti.

Immediata la mobilitazione in tutta Italia. "Eravamo tutti il 3 luglio in Val di Susa" con questo slogan si scende in piazza per chiedere l'immediata liberazione dei fermati e rivendicare la libertà di movimento.

Sit-in, azioni alle stazioni, appelli: in tanti e diversi si coglie come l'operazione della Procura Torinese non riguardi solo il movimento No Tav ma cerchi di restringere gli spazi dell'azione politica conflittuale.

Le stesse misure cautelari emesse dalla Procura di Torino "non tornano" come dice in un lucido articolo Livio Pepino quando afferma che: "L'emissione, nei giorni scorsi, della misura cautelare nei confronti di alcune decine di esponenti No Tav per fatti avvenuti sette mesi fa non è una forzatura soggettiva (e, anche per questo, sono sbagliate le polemiche e gli attacchi personali). È qualcosa di assai più grave: una tappa della trasformazione dell'intervento giudiziario da mezzo di accertamento e di perseguimento di responsabilità individuali (per definizione diversificate) a strumento per garantire l'ordine pubblico."

Viene lanciata una manifestazione nazionale in Val di Susa contro l'operazione della Procura di Torino. Prima dell'iniziativa in valle il 25 febbraio continuano ad esserci iniziative di protesta.

Il 25 febbraio in Val di Susa si manifesta in migliaia.

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ll 27 febbraio il violento assalto di polizia e carabinieri alla baita Clarea per dare il via all' inizio degli espropri dei terreni interessati dal tracciato Tav,  provoca la caduta di Luca, attivista del movimento No Tav da un traliccio sul quale era salito per protestare. Luca versa in gravi condizioni e viene portato in ospedale.

Di nuovo e immediata la mobilitazione che vedrà il 1 marzo in tutta Italia azioni di blocci ed iniziative che chiedono la fine della militarizzazione della valle e la libertà degli attivisti ancora sottoposti alle misure cautelari. Vai all'articolo

Per tutti i mesi seguenti mentre continuano le iniziative locali in Val di Susa si continua anche la denuncia della vera e propria persecuzione contro gli attivisti in carcere e sottoposti alle misure restrittive.

Il 6 luglio iniziano le udienze preliminari al Tribunale di Torino.


Intervista a Fabiano torturato dalla polizia

NoTav La Maddalena 3 luglio 2011

3 luglio 2011 manifestazione No Tav

4 luglio 2011. Conferenza stampa NoTav

4 luglio 2011. Conferenza stampa NoTav #1

5 luglio 2011, conferenza stampa centri sociali del nordest