Venerdì 6 ottobre presidio antifascista a Verona, alle ore 20 in piazza Santa Toscana, organizzato dopo una serie di aggressioni avvenute nel quartiere di Veronetta.
Sabato 23 settembre si è verificata l’ennesima aggressione
neofascista a Verona, l’ultima e la più grave di una serie di episodi che sono
cominciati nel quartiere di Veronetta da quando la sede dell’organizzazione
politica Casapound ha deciso di aprire proprio qui, cinque mesi fa. Da allora
il susseguirsi di violenze e minacce è andato crescendo.
La notte di venerdì 9 giugno tre ragazzi vengono aggrediti a freddo, in via San
Francesco, da un gruppo di militanti di Casapound; a supportare l’azione
intervennero pochi minuti dopo altri simpatizzanti, di cui uno brandiva nella
mano un coltello.
La sera di Martedì 13 giugno, due ragazzi in motorino vengono seguiti di
corsa da un gruppo di neofascisti vicino all’università.
La sera dell’11 luglio tre giovani ragazzi che passeggiavano in via
dell’artigliere, riconosciuti come appartenenti a movimenti libertari, vengono
prima seguiti in macchina, poi a piedi e infine rincorsi e colpiti da due noti
militanti dell’organizzazione.
Questi sono solo alcuni degli episodi, prima di arrivare a sabato 23 settembre.
Dopo mesi di minacce e aggressioni un gruppo di ragazzi decide di ricominciare
a vivere il quartiere in maniera più attiva, anche organizzando dei concerti in
una zona confinante alla sede di Casapound, in un locale dove storicamente si
sono sempre trovati a suonare molti gruppi. Il primo concerto, con più di
duecento partecipanti si svolge il 15 luglio, e il secondo, per l’appunto, a
fine settembre.
La serata si svolge inizialmente in tranquillità, ma come in quella precedente,
finito il concerto, un gruppo schierato di fascisti comincia ad avanzare verso i
partecipanti. Intervengono le forze dell’ordine, che si interpongono tra i due
gruppi; la situazione rimane tesa per un’ora, fino a quando i fascisti
cominciano ad allontanarsi.
Poco dopo alcuni partecipanti al concerto decidono di spostarsi dal locale, ma
appena imboccata via dell’Artigliere, da via Mazza, escono di corsa una dozzina
di militanti di Casapound. Coprendosi il viso, aggrediscono con cinghie e
bottiglie i giovani, insistendo con calci e pugni nonostante fossero già a
terra.
Non c’è da meravigliarsi che anche in un quartiere come Veronetta, possano
succedere episodi come questo, dato che viene lasciato spazio a circoli
fascisti.
Da molti anni ormai nella città di Verona grazie al razzismo e all’intolleranza
verso il diverso, sempre più dilaganti, si è creato un clima favorevole a
questi episodi. Giustificato anche da un processo di gentrificazione delle zone
limitrofe al centro città, messo in atto dalla giunta Tosi e portato avanti dal
neo sindaco Sboarina. Come sempre Verona insegna e anticipa la maggior parte
delle mosse repressive, che poi si estendono su tutto il territorio nazionale,
trovando perfetta applicazione con il nuovo decreto sicurezza di Minniti.
Una lotta contro il “degrado” in nome del “decoro”, iniziata sistematicamente
una decina di anni fa, che continua a puntare il dito su gruppi di giovani
bivaccatori, senza tetto, piccoli spacciatori, disoccupati, oziosi ecc..
conferendo sempre più potere alle forze dell’ordine, che non esitano a multare
e a sgomberare violentemente i soggetti che si rifiutano di sottostare a queste
imposizioni.
Ci troviamo di fronte ad un comune che censura presentazioni di libri con
tematiche sessuali perché ritenuti volgari, che recinta e impone orari a spazi
pubblici e incentiva l’apertura di centri commerciali devastando zone verdi.
Chiunque protesti e si ribelli viene prontamente represso con denunce e
limitazioni.
In questo contesto brevemente illustrato, sono invece liberi di muoversi
svariati movimenti neonazisti, come Fortezza Europa, con la loro nuova sede nel
quartiere di San Zeno, Verona ai veronesi, Casapound e Forza Nuova, poiché
evidentemente contribuiscono al decoro e contrastano il degrado urbano, con
metodi efficaci come: assalti e sassaiole sui migranti; ronde di intimidazione
sugli autobus; presentatosi in determinati luoghi armati di cinghie e bottiglie
con fare minaccioso; andando a caccia del diverso da menare, indipendentemente
che lo sia per stile di vita, ideali politici, fede calcistica, o colore della
pelle.
Queste sono le ragioni per cui abbiamo deciso di lanciare un primo momento di
risposta forte e determinato. Un presidio aperto a tutte e tutti che scenda in
piazza non solo per denunciare quanto accaduto nella notte di sabato 23
settembre, ma che possa essere l’inizio di un percorso da costruire assieme,
contro tutti i fascismi.