Verso il 20 gennaio: Caracol Olol Jackson scrive a coloro che negli anni si sono mobilitati contro la guerra e per la pace

Al mattino cammineremo insieme per bloccare il padiglione israeliano. Al pomeriggio con le comunità palestinesi attraverseremo la città.

18 / 1 / 2024

Da oltre cento giorni assistiamo alla progressione di una guerra contro la popolazione civile di Gaza e di tutta la Palestina che sembra inarrestabile. Il contatore dei morti giornaliero, quello dei feriti e degli sfollati non ha precedenti nella storia recente.

Eppure, il massacro non viene fermato e anzi, il conflitto assume, giorno dopo giorno, i connotati di una guerra globale e permanente, un gioco folle e pericoloso in un pianeta sull’orlo del collasso climatico e piegato dalla crisi economica.

L’assoluta impunità dell’esercito israeliano, che spinge la popolazione palestinese a una nuova Nakba, non ha visto che timidi tentativi d’arresto da parte dell’ONU, ormai svuotata di qualsiasi potere. La coraggiosa persa di posizione del Sudafrica ha posto sul piano giuridico un tassello molto importante, ma i proiettili e le bombe non si fermano; i bombardamenti anglostatunitensi in Yemen sono la testimonianza di una bomba ad orologeria globale che si è armata.

Una umanità in marcia contro la guerra.

Sono le visioni delle piazze di tutto il mondo a comunicarci la speranza di una umanità che non si rassegna alla guerra, e che manifesta la necessità prima di un cessate il fuoco permanente e poi di una pace giusta per il popolo palestinese.

In ogni angolo del mondo si sta prendendo parola, si protesta, si prendono di mira, con forme di azione diretta, i meccanismi della guerra e gli attori economici che ne traggono profitti sempre più alti.

Il boicottaggio delle aziende che sostengono Israele, così come i tentativi di blocco del sistema degli armamenti che ne foraggiano l’appartato bellico, ci danno la possibilità di non assistere, ma di scegliere di opporci a questa nuova escalation politico-militare, qui ed ora.

Dalle lotte contro la guerra di ieri a quelle di oggi.

Se il pensiero corre all’inizio della guerra in Iraq (2003), non possiamo non pensare alle piazze gremite che poi si trasformarono in azioni di blocco a quei treni che portavano da Vicenza a Camp Darby (Pisa) uomini e mezzi per la guerra, e in assedi alle basi di guerra nel tentativo di sabotare gli ingranaggi bellici presenti nei nostri territori.

Per non andare così lontano nel tempo, sempre nella nostra città, pensiamo alla resistenza di migliaia di vicentine e vicentini alla “nuova” base militare Dal Molin, che ci ha fatto capire che che la guerra non è così distante da noi, ma parte proprio da casa nostra.

È in questa proiezione della guerra globale all’interno della nostra quotidianità che abbiamo sviluppato nuove chiavi di lettura per immaginare un mondo dove la pace non può che intrecciarsi con la giustizia ambientale e sociale, con la liberazione da qualsiasi servitù militare, con la necessità di costruire nuove forme di democrazia e di partecipazione civica.

Opporsi significa resistere, mettersi di traverso, bloccare.

Se assumiamo fino in fondo che anche nei nostri territori siamo all’interno dei meccanismi bellici, dobbiamo capire come metterci “di traverso” a tali meccanismi, in ogni luogo possibile. Dobbiamo discutere, organizzarci, andare contro i luoghi della produzione bellica, di chi la sostiene economicamente, di chi è complice della guerra.

Per noi si presenta un’occasione, quella della presenza israeliana nella fiera Vicenzaoro, dal 19 al 23 gennaio 2024, che rappresenta plasticamente come il suo apparato militare viene foraggiato economicamente: il commercio dei diamanti è infatti uno dei maggiori settori dai quali entrano miliardi per la struttura bellica israeliana.

Sabato 20 gennaio 2024 al mattino cammineremo insieme per bloccare il padiglione israeliano.

L’occasione per noi è quella di vedere questo momento come un’occasione per trasformare i ragionamenti di prima in pratica di lotta. Porsi il problema del blocco del padiglione israeliano a Vicenzaoro è porsi il problema di come cominciare a essere il granello di sabbia nei meccanismi di morte dai quali sembra impossibile trovare scampo, per ricominciare a disertare le guerre e fare del disarmo la nostra bandiera, attraverso la contestazione dell’economia di guerra.

Sabato 20 gennaio al mattino cammineremo insieme nel solco di questo ragionamento, nelle differenze che ci rendono un corpo vivo, scegliendo che siano i nostri corpi a esprimere questo dissenso alla guerra.

Ci diamo appuntamento alle 10.30 al parcheggio di via Rossi a Vicenza, nel quartiere dei Ferrovieri, per muoverci verso la fiera dell’oro.

Al pomeriggio con le comunità palestinesi attraverseremo la città.

Sabato 20 gennaio sarà una lunga giornata di lotta. Vogliamo essere un ponte fisico e di lotta verso la grande manifestazione nazionale indetta per il pomeriggio, alla quale aderiamo. Ci congiungeremo con la manifestazione, in partenza alle 14.00 dal piazzale della stazione di Vicenza, all’interno di uno spezzone che chiaramente indica il nesso tra la lotta alla guerra globale, il rifiuto delle servitù militari e la solidarietà al popolo palestinese.

Contro il genocidio del popolo palestinese, contro la guerra globale. Sveliamo l’ipocrisia della presenza israeliana alla fiera dell’oro di Vicenza. Costruiamo un’opposizione reale ai meccanismi della guerra globale.

Sabato 20 gennaio 2024, Vicenza

Ore 10.30, parcheggio di via Rossi: corteo verso la fiera dell’oro.

Ore 14.00, piazzale della stazione: manifestazione nazionale.