Fuoco alle polveri

11 / 12 / 2019

Abbiamo tradotto una nota della Plateforme d'enquêtes militantes sullo sciopero generalizzato illimitato che sta attraversando la Francia dallo scorso 5 dicembre e sulle ipocrite risposte governative giunte in questi giorni.

È chiaro che Macron e il suo governo non hanno imparato le lezioni tratte dalla rivolta dei Gilets Jaunes: quando ci si prende gioco di una mobilitazione massiccia, questa finisce per espandersi in tutti gli strati della società e i suoi protagonisti non esitano ad adottare delle pratiche conflittuali per farsi ascoltare.

In un discorso totalmente orwelliano, il Primo Ministro ha parlato di “uguaglianza”, “equità”, “giustizia sociale”… mentre presentava una riforma profondamente iniqua, punitiva, di una violenza sociale inaudita, promettendo briciole per dividere meglio il movimento.

Una cosa è sicura ormai: con la pensione calcolata a punto su tutta la carriera, la grande maggioranza dovrà lavorare più a lungo per delle pensioni che si abbasseranno del 10, 20, 30% a seconda dei casi. Solo i più ricchi potranno farla franca pagandosi le pensioni tramite capitalizzazione presso le assicurazioni, e non aspettano altro.

Il fumo negli occhi gettato da E. Philippe è innanzitutto un passo indietro riguardo le tempistiche della riforma, che entrerà in vigore solamente per coloro i/le quali sono nati dopo il 1975. Dunque ci domanda di lasciare i giovani e i nostri figli a fronteggiare tutto ciò, in totale opposizione con i principi di solidarietà tra le generazioni portati avanti dal movimento operaio e fieramente rilanciati dai Gilets Jaunes.

Per dividere i differenti settori in lotta: delle piccole promesse e niente più. I funzionari dovrebbero ottenere dei “premi”, i salari degli insegnanti saranno (forse) rivalorizzati, le assistenti infermiere saranno “ascoltate”, così come le persone diversamente abili e i precari… ma nulla di concreto. Una truffa con il sorriso che ricorda assai fortemente l’intervento di Macron di un anno fa.

I suoi propositi melliflui sulle pensioni delle donne hanno raggiunto vette infami. La riforma proposta aggraverà gli effetti delle carriere “tritate”, dei part-time subiti e delle ineguaglianze di salario sulle pensioni delle donne. E tutto ciò che viene proposto, sono delle compensazioni minime (delle quali la maggior parte esiste già), solamente per le madri di famiglia e le vedove… viva il patriarcato!

Il primo ministro ha spinto il cinismo fino a far credere che “le cassiere, i fattorini in bicicletta e gli agenti di proprietà” saranno ormai alla pari per uguaglianza con i deputati e il personale politico. Ha dimenticato che migliaia di euro ci separano e che gli operai/le operaie hanno oggi una speranza di vita di 10 anni inferiore rispetto a quella dei quadri, cosa di cui non si è assolutamente tenuto conto.

Al culmine del ridicolo, E. Philippe si è posto come erede del Consiglio Nazionale della Resistenza, che “conosce la cultura della lotta”, porta valori di “solidarietà”, rifiuta il regno del “dio denaro”, ma che non vuole “entrare nel rapporto di forza”. Evidentemente, è il rapporto di forza che gli entrerà dentro, per ricordargli il vero senso di queste parole.

Dietro Delevoye - il ministro-accumulatore finanziato dalle assicurazioni - e dietro Edouard Philippe, “diritto nei suoi stivali”, c’è naturalmente Macron che srotola il suo neoliberismo autoritario e che per il momento non vuole uscire di casa.

Ora sta a lui ritornare nell’ottagono e fronteggiare la nostra collera. Saremo in strada Giovedì 12, per l’#Acte57 di Sabato 14, poi in massa Martedì #17dicembre, nei cortei come nei picchetti di sciopero e nelle azioni di blocco, sarà certamente il suo nome che risuonerà in tutte le menti, in tutte le grida, in tutti gli slogan.

Vogliamo il pensionamento del regime!

 

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