Parigi: l’attacco sionista nel corteo dell’8 marzo

Urgence Palestine: i collettivi femministi devono prendere una posizione contro chi supporta ideali colonialisti.

10 / 3 / 2024

L’8 marzo, a Parigi, le 100.000 persone scese in piazza manifestanti hanno vissuto scene drammatiche e surreali, in mezzo alle rivendicazioni femministe.

Lə manifestanti si sono ritrovatə in piazza Gambetta alle 14, scandendo lo slogan “IVG, PMA, c’est mon corps, c’est mon choix” (aborto libero, procreazione assistita, è il mio corpo e la mia decisione) e hanno sfilato fino alla Bastiglia, dove si sono radunatə alla fine del corteo nel tardo pomeriggio. Dalle voci emerge in particolare il fatto che la costituzionalizzazione del diritto all’aborto sia il frutto delle lotte femminista e non la concessione di qualche politicante “illuminato”.

Numerosi i collettivi cittadini che hanno aderito allo sciopero indetto da Grève Feministe e il sindacato CGT, e numerose le persone avvistate in piazza con bandiere e simboli per esprimere la propria solidarietà alla Palestina e al Congo, che in questo momento vivono due genocidi nei propri territori. Due collettivi, Urgence Palestine e Assemblée Feministe Paris Banlieue, avevano aderito all’appello internazionale per un’8 marzo focalizzato su un femminismo decoloniale per le donne palestinesi: “Organizzate con noi uno sciopero mondiale per far tremare le fondamenta dei regimi patriarcali, capitalisti e coloniali […] che ci opprimono […]. Mobilizzate le forze rivoluzionarie capaci di prendere l’iniziativa per fare di questo giorno un giorno di lotta contro il patriarcato, il capitalismo e il colonialismo tramite tutti i mezzi disponibili”.

Nonostante l’appello, Grève Feministe e CGT avevano comunque accettato la presenza del collettivo “Nous Vivrons” all’interno del corteo (collettivo sionista che già il 25 novembre aveva minacciato alcunə attivistə di Urgence Palestine); i collettivi palestinesi sostenuti da Assemblée Feministe Paris Banlieue avevano preso parola sul proprio profilo Instagram: “Accettando la presenza di “Nous Vivrons” le organizzazioni implicate nell’assemblea generale dell’8 marzo non solamente rigettano i principi del femminismo, ma compromettono la sicurezza dei manifestanti desiderosi di portare la voce delle donne palestinesi e di esprimere il proprio sostegno alla loro resistenza.”

Come prevedibile, le tensioni si sono presto manifestate all’interno del corteo. I militanti di “Nous Vivrons”, che marciavano nella parte centrale sotto lo slogan “Condannate Hamas”, hanno cercato di allontanare le femministe che camminavano con le bandiere palestinesi. Queste hanno risposto con slogan come “Sionisti e fascisti, non siete femministi” e “Gaza, Gaza, Parigi è dalla tua parte”.

La tensione è aumentata su Avenue de la République, dove il servizio d’ordine del collettivo Nous Vivrons, composto da uomini a viso coperto e il più delle volte armati di manganelli e gas lacrimogeni, ha cominciato ad attaccare lə manifestanti pro-Palestina che chiedevano la loro espulsione dal corteo. In seguito, il collettivo è stato fatto rientrare in una via adiacente dalle forze dell’ordine.

Urgence Palestine ha subito preso parola dopo la manifestazione, criticando l’assemblea generale in quanto “responsabile e complice” della violenza sessista e razzista avvenuta l’8 marzo, in un corteo per i diritti delle donne.

I fatti avvenuti hanno ulteriori risvolti: se da un lato mostrano come valori reazionari e coloniali non saranno mai allineabili a quelli femministi e come la polizia preferisca proteggere gruppi violenti e maschilisti piuttosto che assicurare la sicurezza del corteo; dall’altro sono anche prova dell’immenso lavoro di decostruzione che deve avvenire all’interno di tutto il movimento femminista.

“In un mondo dominato dall’economia bellica imperialista, i collettivi femministi devono prendere una posizione netta contro chi supporta ideali colonialisti e non possono più usare le parole “intersezionalità” e “decolonizzazione” come semplici slogan. La partecipazione di “Nous Vivrons” all’interno del corteo dell’8 marzo è un fatto grave a cui l’assemblea generale per lo sciopero dovrà rispondere, in quanto mostra come la voce delle donne palestinesi sia passata in secondo piano di fronte alle rivendicazioni territoriali” dicono alcune manifestanti.

È palese che con 30.000 morti e 70.000 feriti nella Striscia di Gaza non c’è più spazio per chi ancora specula e strumentalizza la sofferenza delle donne per giustificare il genocidio. L’8 marzo Parigi è stata dalla parte di Gaza, delle donne palestinesi stuprate dai militari israeliani, delle donne palestinesi senza cibo per nutrire i loro figli e senza materiale per le mestruazioni. L’8 marzo Parigi ha ricordato a chi cerca di rendere invisibile ciò che è sotto gli occhi di tutti che non c’è pace sotto occupazione. I bambini mutilati di oggi saranno i militanti di domani, l’odio che finanziamo oggi si riverserà contro di noi domani e l’unico modo di impedirlo è fermare il massacro di una popolazione schiacciata in una gabbia.

L’8 marzo è tutti giorni, Parigi e tutte le femministe del mondo lotteranno contro la violenza patriarcale, capitalista, coloniale, imperialista e estrattivista.