[ * ] Liber* di essere

La vicenda di Cloe e le crociate purificatrici dell'assessora regionale Donazzan

10 / 12 / 2015

Una settimana fa è scoppiata una polemica sui quotidiani veneti, attorno ad un istituto di agraria di San Donà, in provincia di Venezia. Al centro della faccenda c’è Cloe (Luca alla nascita), un'insegnante di fisica, la cui colpa è aver chiesto di essere chiamata con il suo nuovo nome, quel nome che ha scelto e con cui ha intrapreso un percorso di transizione. Cloe è entrata in classe in abiti femminili perché rispecchiano il suo genere d’elezione, ma ciò è bastato per far scattare una polemica, a partire da una presunta lettera inviata da un genitore all’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan (An). 

La Donazzan, già nota per le sue battaglie retrograde in difesa della fantomatica “famiglia naturale” e contro la fantomatica “teoria del gender”, ha commentato l’accaduto con parole inaccettabili:

  • «La nostra società ha perso il senso dell'orientamento, ma la scuola è anche un luogo di correzione e di educazione e dalla scuola non si può assistere impotenti alla degenerazione...». 

Forse la parola correzione andrebbe sostituita con comprensione.

  • «Questa è la summa delle degenerazione, l'esibizione di un desiderio. Ma tu non devi rappresentarla in quel luogo in un luogo protetto com'è la scuola di fronte a minorenni. Questo è uno choc provocatorio, il massimo dell'errore che possa aver compiuto. Questo deve rimanere nella sua sfera privata. A scuola non può essere normale andare con parrucca, tacchi e seno finto».

Di che degenerazione sta parlando l’assessora? Aver fatto coming out*, per intraprendere un percorso di transizione è un atto di coraggio, che andrebbe sostenuto, come peraltro colleghi ed alunni hanno dimostrato di voler fare, e non ha nulla a che fare con “l’esibizione di un desiderio”, ma si tratta di una necessità che non può in alcun modo rimanere nella sfera privata.

  • «Credo che questo docente abbia perso la dignità soprattutto nei confronti di se stesso. No ha alcun diritto di choccare con il suo abbigliamento e ha posto nella derisione il ruolo dell'insegnante, non avrà più dignità».

Questa docente ha dimostrato una grande dignità nei confronti di se stessa e la mancanza di rispetto che l’assessora dimostra di avere nei suoi confronti è inaccettabile, perché il compito delle istituzioni, soprattutto quelle che si occupano di educazione, dovrebbe essere favorire politiche di integrazione ed educazione alle differenze.

Non potevano di certo mancare i fascisti sempre pronti a buttare benzina sul fuoco, così è comparso anche uno striscione del "Veneto Fronte Skinheads" con la scritta “fuori i gender dalle scuole”.

A seguito delle polemiche gli studenti si sono dissociati dalle dichiarazioni dell’assessora chiedendo un assemblea per discutere e comprendere il percorso intrapreso dalla propria insegnante, ribadendo che un docente si giudica per come insegna: «non è accaduto nulla di grave, sono cose che ormai nel 2015 succedono e sono all’ordine del giorno. Penso sia più importante soffermarsi su chi non fa bene il suo lavoro piuttosto che su chi lo fa prima da uomo e poi da donna». La maturità dimostrata dai ragazzi dell’istituto nell’affrontare la vicenda ci dà speranza per una regione che rischia di cadere nell’oscurantismo catto-fascista.

#iostoconcloe

* Il coming out è il momento in cui una persona dichiara esplicitamente qual è il suo orientamento sessuale, o, come in questo caso, qual è l'identità di genere che sente propria. Cosa diversa è l'outing, che si verifica quando soggetti terzi dichiarano qual è l'orientamento sessuale di una persona. 

* Quando si parla con (e di) una persona transgender, è buona norma riferirsi, nell'utilizzare nomi, aggettivi e pronomi, al genere di elezione, non al genere di provenienza. In questo caso, ad esempio, Cloe si identifica come donna, dunque il genere da usare per parlare di lei e con lei è il genere femminile; si dirà “un'insegnante di fisica”, non “un insegnante”, “coraggiosa”, non “coraggioso” e via dicendo. In pratica, il contrario di quello che fa la Donazzan (in generale, fare il contrario di quello che fa la Donazzan mette al riparo dal fare sciocchezze). Se si hanno dei dubbi, ad esempio perché la persona di cui si parla/con cui si parla non esibisce esplicitamente un genere, e non dà, lei stessa, delle indicazioni a riguardo, conviene chiedere (con gentilezza) all'interessat* con quale pronome vuole essere chiamat*. Nella maggior parte dei casi, però, per usare il pronome giusto basta non essere mona; se la nostra nuova conoscenza si presenta con un nome da uomo e ha abiti maschili, si userà il maschile! Se invece si presenta con un nome da donna e veste abiti femminili, si userà il femminile!