Anche a Reggio Emilia migranti, precari, lavoratori
metalmeccanici e studenti, si sono mobilitati per creare una giornata di lotta
comune, lotta contro il razzismo e lo sfruttamento della manodopera clandestina
che va a gonfiare le tasche della mafia, contro la precarizzazione del lavoro
ma anche dell' istruzione. Alzare la testa di fronte alla sempre più massiccia
restrizione dei diritti, da quello lavorativo, a quello abitativo oltre che al
diritto d'accesso alla cultura.
La giornata è iniziata con un presidio sotto la prefettura, dove i migranti
hanno pubblicamente aperto una vertenza per "chiedere al prefetto il
rilascio del permesso di soggiorno per attesa occupazione per tutti quelli che
hanno presentato domanda di regolarizzazione con la sanatoria 2009. Molti si
sono visti archiviare la pratica perchè dei "soggetti", approfittando
della legge Bossi-Fini, hanno presentato decine e decine di domande ciascuno,
chiedendo denaro per presunte spese gestionali di assunzione."
I migranti hanno inoltre chiesto "la regolarizzazione per tutti coloro che
hanno presentato domanda attraverso i decreti flussi, ma non hanno potuto
ottenere il permesso di soggiorno per via di una precedente espulsione,
nonostante già in possesso di un lavoro e di una casa in Italia." E' stato
più volte ribadito che, se si persistesse nel rifiuto al rilascio dei permessi
di soggiorno, si continuerebbe a permettere che questi persone siano vittime di
delinquenti e organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento della
manodopera irregolare. Il presidio si è concluso con la consegna alla prefettura
di un cartello che riportava tali istanze.
Insieme, per una Reggio Emilia meticcia, solidale, che dalla prefettura ha
portato i propri contenuti in corteo, attraversando le piazze, mettendo in luce
le contraddizzioni di una città la cui economia è sostentata dallo sfruttamento
del lavoro nero.
Un primo marzo "comune", permeato dall'antirazzismo e dalla voglia di
esserci, tutti insieme, il più mescolati possibile, per tenere alta la bandiera
della libertà, libertà di poter scegliere dove vivere, lavorare, studiare,
senza essere criminalizzati per la mancanza di un pezzo di carta chiamato
permesso di soggirno.
La giornata non si concluderà che alla ore 18 di questa sera in piazza Casotti,
dove l'iniziativa è ancora in atto
Comunicato stampa dell'Associazione Città Migrante.
L'associazione Città Migrante ha promosso insieme al comitato nopacchettosicurezza la giornata europea di mobilitazione a Reggio Emilia indetta per il 1 marzo.
In particolare già dalle 9 di questa mattina i migranti
insieme ai cittadini reggiani si sono dati appuntamento sotto alla prefettura.
Un presidio che ha voluto aprire una vertenza.
Nello specifico la richiesta è stata quella del rilascio del
permesso di soggiorno per attesa occupazione a tutti quelli che hanno
presentato domanda di regolarizzazione con la sanatoria 2009 e si sono visti
archiviare la pratica. Questo perché ci sono stati dei “soggetti” che grazie
alla legge bossi fini si sono offerti come datori di lavoro chiedendo denaro
per presunte spese gestionali di assunzione. “Soggetti” che speculando sulla
vita degli immigrati si sono riempiti le tasche presentando anche decine e
decine di domande cadauno. E' stato
inoltre richiesto il rilascio del permesso di soggiorno per chi ha presentato
domanda attraverso i decreti flussi e si e’ visto negare il documento dopo aver
fatto il viaggio a ritroso nel paese d’origine per ritirare il visto
d’ingresso. Queste persone, pur avendo un lavoro ed una casa in Italia non
hanno potuto regolarizzare la propria posizione, causa una precedente
espulsione.
Se non venissero rilasciati i permessi di soggiorno e persistendo nel rifiuto al rilascio dei permessi di soggiorno permetteremmo che tutte queste persone continuino ad essere vittime di delinquenti e delle organizzazioni mafiose dedite allo sfruttamento della manodopera irregolare.
Questa richiesta è stata lasciata davanti alla prefettura
scritta su di un cartello.
Il presidio ha raggiunto circa la partecipazione di cinquecento
persone e ha dato vita ad una manifestazione che ha raggiunto Piazza Casotti dove
per tutta la giornata continuerà l'iniziativa di mobilitazione del 1 marzo con
interventi al microfono, musica e danze.
Significativa anche l'adesione allo sciopero di molti
lavoratori migranti e non nelle fabbriche metalmeccaniche di tutta la
provincia.
Per questo la giornata, non ancora giunta al suo termine, ha
vinto la scommessa di un "giorno senza di noi", che significa anche un giorno
in cui migranti, e non solo, sono insieme, visibili e pronti ad aprire terreni di
lotte comuni per la rivendicazione dei diritti di tutti e tutte.
Sicuramente la percezione dell'immigrazione e dello sfruttamento ad essa connessa dopo la rivolta di Rosarno ha registrato un cambiamento di rotta, mettendo in luce e scoprendo un fenomeno che, troppo spesso, si è cercato di nascondere ed il primo marzo è stato il primo banco di prova, basti pensare che le mobilitazioni hanno coinvolto una sessantina di città solo in Italia.
Ass. Città Migrante