A Bolzano e Bologna in piazza per dire «NO CPR»

Sabato 14 ottobre due manifestazioni contro l'apertura dei CPR e i decreti del governo Meloni. Autobus da diverse città del nord-est per Bolzano.

12 / 10 / 2023

Sabato 14 ottobre a Bolzano si terrà una manifestazione indetta da un Coordinamento regionale contro il CPR. Sono diverse le adesioni dal nord Italia. Questi i riferimenti delle partenze in pullman dal nordest: Padova 3513116124, Treviso 3485188652, Venezia 3209147039, Vicenza 3467576882. Nella stessa giornata manifestazione anche a Bologna.

Fin dalla loro istituzione nel 1998, l’apertura dei Centri di detenzione per persone migranti prive del permesso di soggiorno è stata contrastata da molteplici forme di mobilitazione e proteste. In 25 anni le lotte contro quelle mura e gabbie hanno alternato momenti di lavoro carsico ad altri di forte impatto sia nel discorso pubblico e sia nelle pratiche. L’attenzione politica e mediatica, il più delle volte, è coincisa con la capacità dei movimenti di creare pressione e mobilitarsi contro dei “lager di Stato di segregazione razziale” che sono tali per la violenza che esercitano sui corpi reclusi e al tempo stesso simbolo, al pari delle frontiere, delle politiche repressive e di contenimento delle migrazioni. Tuttavia, quando una struttura detentiva viene aperta è molto difficile “dall’esterno” riuscire a determinare la sua chiusura. Solo durissime rivolte interne sono riuscite a rendere temporaneamente inagibili le prigioni per migranti.

Per anni in Italia la politica governativa, con pochissimi segnali di discontinuità tra i diversi colori, ha inteso l’apertura dei CPR e il prolungamento del periodo di trattenimento come funzionale allo scopo propagandistico di mettere un freno all’ “immigrazione irregolare”, quando è risaputo che sono le stesse leggi nazionali ed europee ad alimentare “l’irregolarità” del viaggio e del soggiorno, e sono del tutto assenti delle modalità per uscirne. Sono, infatti, cambiate le denominazioni delle strutture detentive ma le stesse continuano ad essere un punto simbolico e pratico del discorso e del governo delle migrazioni. È evidente, ad esempio, in provincia di Bolzano, dove in una campagna elettorale per le provinciali sempre più reazionaria e razzista, il CPR è dal 2017 narrato dall’attuale presidente Kompatcher al pari di una panacea per risolvere i (pochi) problemi di micro-criminalità di un territorio. 

Del resto gli ultimi decreti d’urgenza sfornati dal governo Meloni indicano che gran parte della stretta repressiva e securitaria si basa, ancora una volta, sulla detenzione “senza reato” con l’allungamento a 18 mesi dei tempi di trattenimento delle persone e soprattutto la volontà politica di realizzarne almeno uno in ogni regione. Ma c’è di più: le nuove misure adottate dal governo il 19 settembre, e confluite nel DL Sud, hanno dato al ministero della Difesa il compito di individuare i siti, pubblicare la lista dei nuovi CPR e realizzarli nel più breve tempo possibile. Secondo il CdM “i nuovi Cpr verranno realizzati dal Genio civile in località a bassissima densità abitativa e facilmente sorvegliabili”. In risposta a questa ipotesi, al momento, pare di poca sostanza l’opposizione di alcuni Presidenti di Regione che timidamente si sono detti contrari, ma che difficilmente faranno qualcosa di concreto per opporsi.

La mobilitazione parte dal basso

Di altra intensità è la risposta che arriva dalle realtà antirazziste a questi ultimi decreti: nelle ultime settimane, in diverse città, da sud a nord del paese, si sono organizzate e si stanno promuovendo iniziative di mobilitazione.

Sabato 14 ottobre a Bolzano si terrà una manifestazione indetta da un Coordinamento regionale contro il CPR nato dopo una partecipata assemblea che ha posto le basi per un percorso di ferma contrarietà alla scellerata decisione della politica locale. In Alto Adige, infatti, l’attuale presidente della Provincia, Arno Kompatscher, ha affermato di aver raggiunto un accordo con Roma per la realizzazione in brevissimo tempo del CPR. «Opponiamoci all’apertura di un lager, rifiutiamo la costruzione di un centro di segregazione razziale!», sono le parole chiave dell’appello che invita a partecipare al corteo con ritrovo alle ore 15 nel piazzale antistante la stazione dei treni. 

Sono diverse le adesioni dal nord Italia, le partenze collettive in pullman dal nordest e le iniziative di avvicinamento alla giornata: a Padova martedì sera si è tenuto un momento di approfondimento e di confronto collettivo al CSO Pedro con la proiezione dell’inchiesta “Sulla loro pelle” di Marika Ikonomu, Alessandro Leone, Simone Manda e l’intervento di Bozen Solidale e di Oiza Q. Obasuyi, collaboratrice CILD e coautrice del rapporto “L’affar€ CPR”. Sempre a Padova, è stato calato uno striscione dal centralissimo Palazzo della Ragione “per ribadire la contrarietà al piano del governo Meloni che prevede l'apertura di un Cpr in ogni regione".

No Cpr striscione Padova

Mercoledì 11 a Trento alle 17, presso la facoltà di Sociologia, c’è stato un incontro con Yasmine Accardo della campagna LasciateCIEntrare e curatrice del libro “Dietro le mura” organizzato dal Collettivo Rotte Balcaniche. 

Giovedì 12 alle 20.30 a Vicenza presso il Caracol Olol Jackson un appuntamento informativo sempre con Yasmine Accardo di LasciateCIEntrare, insieme a Stefano Bleggi di Melting Pot Europa e Mackda Ghebremariam Tesfau, dottoressa in Scienze Sociali. 

Infine, un’ultima serata informativa è prevista a Bolzano allo Spazio 77 per venerdì 13 ottobre alle 20.30, il giorno prima della manifestazione, con Valentina Juric di Bozen Solidale e l’attivista di LasciateCIEntrare.

NO CPR Manifestazione Bolzano

Oltre Bolzano e le regioni limitrofe, anche Bologna si mobilita nuovamente contro il CPR e per l’accoglienza degna. Dopo un primo presidio davanti alla Prefettura che si è svolto venerdì 29 settembre e una partecipata assemblea il giorno successivo in via Mattei (qui l’articolo), sabato 14 alle ore 15 è previsto un nuovo appuntamento in piazza XX settembre.

«Protagoniste di questo grido contro i CPR, insieme ai movimenti, gli avvocati e le associazioni intervenute – scrivono le realtà promotrici – sono state le tante persone che attualmente si trovano in una situazione di sovraffollamento nel CAS di Via Mattei.

«Tante sono state le rivendicazioni emerse dalle voci dei migranti che richiedono immediata soluzione: non più accoglienza in grandi centri fuori controllo e documenti per tutti per poter scegliere dove andare.

Un CPR a Bologna e in Emilia Romagna ancora non c’è – concludono – ma le condizioni di vita attuali nel CAS mostrano apertamente come può agire la violenza istituzionale, forzando gli enti gestori ad accogliere numeri ingestibili, mortificando la dignità delle persone e promettendo soluzioni ancora peggiori: un carcere per il solo atto di migrare, un CPR».

No Cpr Bologna