La scelta della plebe

“La Legge è ciò che il popolo comanda e stabilisce. Il plebiscito è ciò che la plebe comanda e stabilisce” Gaio, Istituzioni 1.3.

24 / 8 / 2012

Chi scrive ha avuto la fortuna di un contatto diretto con l'incredibile vicenda tarantina, quello del redattore, complice assemblatore e istigatore partigiano.

Telefonate, messaggi e mail nelle ore che precedevano e seguivano, cortei, blocchi, assemblee. Un lavoro concretizzato nella raccolta e pubblicazione di una materia viva, un resoconto politico magmatico e incandescente, non finito, non scontato e ancora in divenire ma già di uno straordinario valore per chi è soggetto di movimento.

A rileggere tutte di un fiato le parole che dall' Agorà Taranto il caldo vento di scirocco ci ha portato nei contributi di Alessandro, Gaetano, Roberto, e di tutti i compagni dell'ArcheoTower e a rivedere le immagini dei cortei con lo striscione e l'Apecar dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ti rimane dentro la sensazione di una straordinaria capacità di presa di parola collettiva, di una scelta di parte.

E allora due le considerazioni.

La prima; ciò che si è determinato nell'esperienza di Taranto è la capacità di “Costruire una forte soggettività a partire da ciò che siamo e pensiamo, quindi capace di esercitare azione politica e modificare ciò in cui siamo immersi, e allo stesso tempo dotarla di quelle qualità necessarie a non trasformare l’identità in ghetto, la convinzione in autosufficienza”. Queste parole sono riprese dalla parte iniziale del documento che convoca la tre giorni di Jesi e rappresentano la barra di un discorso che nel caso Taranto è divenuta una pratica politica. Taranto non è un paradigma, l'esempio che nel prossimo autunno che si concretizza in “un fare come”: rappresenta anzi l'esigenza di una discussione che deve avere però riferimenti praticabili e comprendere il non scontato ma anzi la difficoltà di quello che definiamo lavoro politico. La scelta di parte.

I compagni di Taranto stanno facendo qualcosa di importante, e non perchè siamo ad Agosto.

Hanno dato corpo alla possibilità, hanno riconquistato un diritto di parola fuori dal ricatto del bianco e nero, del questo o quello. É per loro la definizione “plebis scitum est quod plebs iubet atque constituit”. Cioè trovare il luogo e le forme di “ciò che si comanda e stabilisce” attraverso la presa di parola.

Ed è qui la seconda considerazione quel “Lex est quod populus iubet atque constituit; plebis scitum est quod plebs iubet atque constituit” cardine della democrazia conflittuale romana. Una assonanza che nasce proprio dalla straordinaria capacità di riconquista della piazza come luogo della discussione pubblica della decisione collettiva, non in un assemblea di decine di persone, o in una riunioni tra parti, ma nella partecipazione e nell'azione di centinaia, di migliaia. Perchè se il ruolo della legge, almeno in questo caso, è stato nell’impedire che il più forte abbia la meglio sul più debole, come giustamente ha sottolineato Gallino, la legge è sempre stabilita da chi ha eletto il popolo.

Anche nel nostro tempo, quello della crisi, il Senato del Popolo Romano è una classe politica corrotta, esausta ed esautorata, sono sindacati conniventi o non al passo coi tempi, è un imprenditoria criminale ed assassina; ma in questo agosto caldo l'indignazione, il facile populismo da agorà telematica non sono più sufficienti. Anzi nella drammaticità della crisi rischiano solamente di alimentare tragiche soggettività che, purtroppo si annichiliscono nello scontro tra alternativa o barbarie.

Noi abbiamo l'esigenza, la volontà e la determinazione di guardare da un altra parte, ad una nuova via, ma nella consapevolezza di ciò che siamo. Taranto è una declinazione, una pratica di senso, un ragionamento vivo e aperto, in divenire, in movimento.

Ad oggi Taranto e la sua esperienza non sono che all'inizio; la plebe dei Cittadini e Lavoratori liberi e pensanti ci consegnano la possibilità di un scelta, la voglia di decidere, la difficoltà di una discussione la forza di un vento caldo... … allora buon ritorno o buona continuazione, e per coloro che vogliono essere “la parte che sceglie” ci vediamo a Jesi.