«Siamo con voi sul carroponte. Giù le mani dai nostri posti di
lavoro!». Nostri, perché a scrivere ai lavoratori dell'Innse sono
quelli della Manuli Rubbler di Ascoli Piceno. Andati in ferie il 29
luglio, due giorni dopo hanno appreso che l'azienda aveva aperto la
procedura di mobilità per 375 di loro. Praticamente tutti i dipendenti,
visto che l'azienda chimica nella sede ascolana ne conta 420 (dei 150
interinali si era già liberata qualche mese fa). Manuli, che ha già una
fabbrica in Cina, vuole delocalizzare anche produzioni «fini» fatte
finora ad Ascoli
Ci
separano chilometri, scrivono quelli della Manuli, ma ci accomuna la
stessa condizione: lavoratrici e lavoratori espulsi dalle nostre
fabbriche, impoverimento delle nostre famiglie e dei territorio dove
viviamo. Tutti sacrificati sull'altare del "Dio profitto". «Ai
lavoratori sul carroponte e a tutti gli altri che li stanno sostenendo
fuori dai cancelli va la nostra solidarietà ma anche l'appello a
metterci in rete perché la vostra azione, simbolicamente esemplare, non
rimanga isolata e senza speranza. Divisi siamo tutti più deboli di
fronte all'arroganza dei padroni a Milano come a Ascoli, così come in
tutto il paese. Insieme vogliamo provare a vincere».
Mettersi in rete. Ecco una buona idea. Nel milanese e in Lombardia decine di aziende hanno messo in mobilità migliaia di dipendenti (vedi l'intervento su questa pagina di Andrea Fumagalli). I nodi per fare rete non mancherebbero.