Napoli - In centinaia in solidarietà con Mezzocannone Occupato

Un corteo ha sfilato per il centro storico della città contro agli abusi di polizia, il decreto Minniti e le città decoro, dopo l'aggressione dei carabinieri di sabato scorso ai danni del centro sociale di Via Mezzocannone

17 / 5 / 2017

Ieri a Napoli centinaia di persone hanno sfilato per il centro storico contro gli abusi di polizia, in solidarietà con Mezzocannone Occupato, dove sabato scorso undici volanti dei carabinieri e decine di agenti hanno messo in scena un’ora di assoluto delirio all’esterno del centro sociale. Con il pretesto di chiedere di abbassare il volume della musica che veniva dal bar dello spazio i carabinieri hanno sfondato un porta nel tentativo di entrare, e hanno fermato, portato in caserma, e denunciato uno degli attivisti che stava riprendendo la scena, per poi colpire ripetutamente con calci, pugni, e manganellate un altro attivista procurandogli contusioni su tutto il corpo, compreso il capo.
La risposta della città però non ha tardato ad arrivare, così dopo i tantissimi messaggi di solidarietà centinaia di persone si sono radunate a Mezzocannone Occupato per poi dirigersi alla caserma Pastrengo da cui era partito l’attacco dello scorso sabato. “Stop abusi in divisa”, “no al Decreto Minniti”, e “giù le mani da Mezzocannone Occupato”, sono stati gli slogan con cui il corteo ha attraversato le strade del centro.
Qui di seguito il comunicato degli attivisti di Mezzocannone Occupato ed Insurgencia, dopo la street parade di ieri:

LUNGA VITA A MEZZOCANNONE OCCUPATO
LUNGA VITA AI CENTRI SOCIALI

Giornate come questa cancellano con un colpo di spugna le polemiche, l'amarezza, la stupidità del potere. Sabato sera decine di uomini delle forze dell'ordine hanno aggredito gli attivisti di Mezzocannone, sfondando la porta per provare ad entrare e fare violenza allo spazio e alla sua comunità.
Oggi pomeriggio centinaia di persone, a partire da quella piccola porta affacciata sulla metropoli, si sono riversate in strada per dire una cosa semplice: nessuno può permettersi di toccare un'esperienza autonoma, ribelle, che produce cultura, saperi, proposta politica, attivismo di base. Non esistono cavilli giuridici e "decoro urbano" che tengano. Ci dispiace per chi pensava che con il decreto Minniti e la svolta autoritaria del governo Gentiloni si potesse aprire un nuovo corso reazionario per le strade di Napoli: la nostra città non è una città pacificata.
In un corteo colorato, meticcio, rumoroso abbiamo raggiunto la Caserma Pastrengo da dove si erano mosse le unità delle forze armate per tentare un vero e proprio assedio del nostro centro sociale. Attivisti dei collettivi dalle scuole, studentesse e studenti universitari, artisti e tante e tanti compagni delle realtà di base che tutti i giorni scrivono la storia conflittuale della Napoli ribelle.
Chi voleva colpirci ci ha dato un'occasione per ribadire con forza che i centri sociali non sono delle riserve indiane un po' anguste, che vanno bene se non danno fastidio, ma possono essere messi all'angolo per un improvviso capriccio poliziesco: i centri sociali sono luoghi in cui si sperimenta ogni giorno un modo di verso di vivere la città. Forme di vita che sono innanzitutto forme di vita ribelli. Siamo i nodi da cui passa l'organizzazione partigiana della resistenza contro la città che vogliono dall'alto. Contro la città decorosa, silenziosa, bianca e suddita pensiamo ogni giorno la città rumorosa, incazzata, meticcia e ribelle. Al ritorno dal corteo abbiamo affisso una nuova insegna alla nostra porta: BAR-RICATA, da oggi, sarà il nome del nostro baretto popolare, dove ascoltare musica, parlare di libri, di arte, ma anche e soprattutto di politica e di come trasformare il nostro territorio. Quella saletta che volevano chiudere con i manganelli e le denunce resterà per sempre aperta per chiunque voglia trovare un po' di posto e sempre chiusa per tutti quelli che vogliono decidere sulla nostra testa.