Ieri a Napoli centinaia di persone hanno sfilato per il centro
storico contro gli abusi di polizia, in solidarietà con Mezzocannone Occupato, dove sabato scorso undici volanti dei carabinieri e decine di agenti hanno messo in scena un’ora di assoluto delirio all’esterno del centro sociale. Con il pretesto di chiedere di
abbassare il volume della musica che veniva dal bar dello spazio i
carabinieri hanno sfondato un porta nel tentativo di entrare, e hanno
fermato, portato in caserma, e denunciato uno degli attivisti che
stava riprendendo la scena, per poi colpire ripetutamente con calci,
pugni, e manganellate un altro attivista procurandogli contusioni su
tutto il corpo, compreso il capo.
La risposta della città però
non ha tardato ad arrivare, così dopo i tantissimi messaggi di
solidarietà centinaia di persone si sono radunate a Mezzocannone
Occupato per poi dirigersi alla caserma Pastrengo da cui era partito
l’attacco dello scorso sabato. “Stop abusi in divisa”, “no al
Decreto Minniti”, e “giù le mani da Mezzocannone Occupato”,
sono stati gli slogan con cui il corteo ha attraversato le strade del
centro.
Qui di seguito il comunicato degli attivisti di
Mezzocannone Occupato ed Insurgencia, dopo la street parade di
ieri:
LUNGA VITA A MEZZOCANNONE OCCUPATO
LUNGA VITA
AI CENTRI SOCIALI
Giornate come questa cancellano con un colpo di spugna le
polemiche, l'amarezza, la stupidità del potere. Sabato sera decine
di uomini delle forze dell'ordine hanno aggredito gli attivisti di
Mezzocannone, sfondando la porta per provare ad entrare e fare
violenza allo spazio e alla sua comunità.
Oggi pomeriggio
centinaia di persone, a partire da quella piccola porta affacciata
sulla metropoli, si sono riversate in strada per dire una cosa
semplice: nessuno può permettersi di toccare un'esperienza autonoma,
ribelle, che produce cultura, saperi, proposta politica, attivismo di
base. Non esistono cavilli giuridici e "decoro urbano" che
tengano. Ci dispiace per chi pensava che con il decreto Minniti e la
svolta autoritaria del governo Gentiloni si potesse aprire un nuovo
corso reazionario per le strade di Napoli: la nostra città non è
una città pacificata.
In un corteo colorato, meticcio, rumoroso
abbiamo raggiunto la Caserma Pastrengo da dove si erano mosse le
unità delle forze armate per tentare un vero e proprio assedio del
nostro centro sociale. Attivisti dei collettivi dalle scuole,
studentesse e studenti universitari, artisti e tante e tanti compagni
delle realtà di base che tutti i giorni scrivono la storia
conflittuale della Napoli ribelle.
Chi voleva colpirci ci ha
dato un'occasione per ribadire con forza che i centri sociali non
sono delle riserve indiane un po' anguste, che vanno bene se non
danno fastidio, ma possono essere messi all'angolo per un improvviso
capriccio poliziesco: i centri sociali sono luoghi in cui si
sperimenta ogni giorno un modo di verso di vivere la città. Forme di
vita che sono innanzitutto forme di vita ribelli. Siamo i nodi da cui
passa l'organizzazione partigiana della resistenza contro la città
che vogliono dall'alto. Contro la città decorosa, silenziosa, bianca
e suddita pensiamo ogni giorno la città rumorosa, incazzata,
meticcia e ribelle. Al ritorno dal corteo abbiamo affisso una nuova
insegna alla nostra porta: BAR-RICATA, da oggi, sarà il nome del
nostro baretto popolare, dove ascoltare musica, parlare di libri, di
arte, ma anche e soprattutto di politica e di come trasformare il
nostro territorio. Quella saletta che volevano chiudere con i
manganelli e le denunce resterà per sempre aperta per chiunque
voglia trovare un po' di posto e sempre chiusa per tutti quelli che
vogliono decidere sulla nostra testa.