No Olimpiadi 2026: “Fermiamo la devastazione delle montagne!”

Presidio a Cortina in concomitanza con l’inizio dei lavori per l’ampliamento della pista da Bob.

19 / 2 / 2024

Mancano meno di due anni all’inizio delle Olimpiadi di Milano-Cortina e il dibattito attorno a questo grande evento si sta infiammando. Pochi giorni fa sul palco di Sanremo hanno fatto la loro prima apparizione Tina e Milo, i due ermellini che saranno la Mascotte dei Giochi. Martedì 13 febbraio è partito da Cortina il loro tour, che nelle prossime due settimane li porterà nei luoghi simbolo di queste Olimpiadi. Un’operazione simpatia, che in realtà nasconde la devastazione ambientale e sociale che si cela dietro un evento come questo.

Sta entrando nel vivo anche la battaglia politica: lo scorso 10 febbraio a Milano e Venezia si sono tenute due importanti manifestazioni accomunate dal titolo “Milano Cortina 2026. Dalla montagna alla città, Olimpiadi insostenibili”. Ma le mobilitazioni non si fermano e questa mattina, 19 febbraio, centinaia di persone si sono ritrovate a Cortina d’Ampezzo per manifestare contro la costruzione della pista da bob. Tra le opere previste, si tratta senza dubbio di quella più controversa e inutile. Dopo un lungo tira e molla e l’intervento diretto del Ministro Salvini e di tutto il governo, che ha finanziato con un investimento di 82 milioni di euro il bando della pista, la ditta Pizzarotti di Parma si è aggiudicata la gara e i lavori sono già iniziati. La trevigiana Grigolin è stata infatti ingaggiata dalla Pizzarotti per predisporre il campo base a Socol, dove alloggeranno gli operai.

Per completare la costruzione della pista con quei lavori indispensabili per effettuare le gare olimpiche, il finanziamento di 82 milioni di euro dell’appalto non è sufficiente e sono necessari ulteriori milioni extra budget. Cosa che più che un paradosso è da tempo una normalità nel nostro paese. Extra budget che comunque si aggiungono al finanziamento totale di 128 milioni stanziati per tutti e tre i lotti in cui è stata frazionata l’opera: la demolizione della vecchia pista, la costruzione della nuova e il memoriale “Eugenio Monti”.

Ed è proprio lo spreco di risorse e l’impatto ambientale dell’opera ad essere al centro della manifestazione di oggi. “Le olimpiadi di Milano Cortina 2026 sono l’esempio perfetto di grande evento che funge da alibi e contenitore di una serie di progetti mirati all’estrazione di profitto a scapito dei territori e delle persone” dicono gli organizzatori.

Di fronte all’evidenza storica dell’insostenibilità economica, sociale ed ambientale delle Olimpiadi, ci sono un fioccare di progetti “accessori” ed “essenziali” che mirano a tre obiettivi: riempire le tasche dell’industria edile e del cemento, favorire una turistificazione massiva delle terre alte, favorire processi di gentrificazione e di espulsione degli abitanti dei territori interessati, direttamente o indirettamente, dalle Olimpiadi. Tutti questi obiettivi sono al servizio di nuovi processi di accumulazione, che possiamo vedere in azione non solo rispetto ad un grande evento come le Olimpiadi, ma anche con tutte le grandi opere e in generale rispetto alla gestione dei territori in cui abitiamo.

In molti interventi viene sottolineata l’importanza di contrapporre a questo modello estrattivo, un modello che vede nelle terre alte un presidio ambientale estremamente fragile, da difendere e di cui prendersi cura, garantendo la possibilità di vivere la montagna in maniera cosciente e sostenibile, garantendo il diritto ad uno sport che sia accessibile, sano e popolare. “Di fronte a questo scempio e di fronte all’arroganza dei governanti e degli imprenditori che ne traggono profitto, metteremo i nostri corpi a disposizione per fermare la devastazione”. 

Durante del Venice Climate Camp vengono ricordate le diverse problematiche ignorate e silenziate dalla forzata e illusoria pax olimpica. Tra servizi sanitari inadeguati quando non mancanti nei territori montani e pratiche di estrattivismo selvaggio su territori già martoriati dalla montagna alla laguna emergono moltissime rivendicazioni che sospingono i manifestanti a perseverare in presidio e organizzarsi per bloccare e ritardare i lavori. 

La manifestazione è proseguita con una passeggiata di fianco a dove dovrà sorgere la pista da Bob. Durante il percorso sono stati attaccati dei manifesti contro l’abbattimento del lariceto sugli alberi che dovranno essere tagliati per fare spazio alla grande opera. La manifestazione si è conclusa nel luogo dove presto gli alberi non ci saranno più, dove saranno abbattuti moltissimi larici per fare spazio ad un’opera, come viene ribadito da molti interventi, che è simbolo della devastazione delle montagne a scapito del profitto di pochi, e che ancora una volta dovrebbe farci rendere conto del fatto che al centro della natura non ci siamo noi, ma la sua sopravvivenza.