Anche il 30 ottobre di questo strano anno si impregna di sudore e si vela di inquietanti presentimenti.
Ieri a
Torino si è consumata l'ennesima giornata di repressione ad opera delle
forze dell'ordine (con conseguente legittima e doverosa risposta e
reazione), a quanto pare lasciate
libere, ovunque ed in qualsiasi momento, dalla classe "tecnica" di
risolvere le questioni e le problematiche sociali alla propria maniera,
quella più nota, quella più infame e quella che maggiormente gli
appartiene: ovvero con l'uso della violenza.
Infatti ieri a Torino è avvenuto uno sgombero.
Ma non
uno di quelli a cui siamo "abituati", ovvero lo sbattere una famiglia o
due sul marciapiede a seguito di un'insolvenza d'affitto o un capriccio
padronale..
Ad essere
svegliati all'alba con sirene, manganelli ed insulti è toccato ad una
sessantina di studenti e studentesse, che da oramai un anno avevano
occupato uno stabile di proprietà
dell'Edisu (il corrispettivo del "nostro" ESU veneto, ovvero l'Ente che
dovrebbe garantire il Diritto allo Studio) dando vita ad una Residenza
Studentesca autogestita, gratuita ed accessibile.
Liberata diremmo noi.
LA VERDI
QUINDICI OCCUPATA, questo il nome, rappresentava (e rappresenta!) un fulcro di
reale aggregazione politico sociale, rivendicante una legittima qualità
di vita ed adeguate condizioni
abitative.
Le
difficoltà di residenzialità e mobilità che ognuno di noi ha oramai
largamente sperimentato sulla propria pelle infatti sono problematiche
che, come generazione precaria e disoccupata,
abbiamo imparato a risolvere ritagliandoci margini di autonomia e
indipendenza partendo dal basso. Dall'Onda anomala un chiaro messaggio è
passato nelle nostre menti e nei nostri cuori: gli scenari futuri che
chi pretende di rappresentarci ci prospetta sono
fatti di miseria, culturale ed economica, e a ciò l'unica risposta
possibile può essere la voglia di cambiamento che genera conflitto,
l'autogestione e la riappropriazione di ciò che ci appartiene.
Si chiami Istruzione, Terra, Lavoro o Dignità.
Sempre di
più il mondo della formazione è sotto attacco e stretto da una
strumentale repressione che da anni si traduce in tagli alla didattica,
selvagge privatizzazioni, e generale
impoverimento dei servizi a fronte di aumenti del costo di rette,
affitti e biglietti di treni ed autobus.
Il
ribellarsi a questo stato dei cose presenti, che ci vorrebbe pure
passivi e silenziosi, non solo è legittimo e necessario ma sempre di più
doveroso.
Per questo Via Verdi siamo tutt@.
Abitare e riqualificare spazi abbandonati al degrado e restituirli alla comunità è sempre giusto.
Partendo
da questo presupposto ci sentiamo partecipi alle lotte portate avanti
dalle centinaia di studenti che ieri a Torino sono scesi/e in piazza per
dimostrare che nessuno è
solo quando si tratta di rivendicare e difendere spazi di aggregazione,
diritti e libertà di movimento. Noi non conosciamo personalmente gli
studenti di Via Verdi, ma sentiamo che dentro quelle mura, di fronte a
quei manganelli e davanti a quella porta ieri
potevamo esserci tutt@.
Sentiamo
quindi il dovere di esprimere la nostra piena solidarietà ai compagni e
alle compagne Torinesi che, con tanta energia ed evidente sostegno
cittadino, ieri hanno saputo
dimostrare che i sogni non si sgomberano, che la repressione è
fallimentare e che vale la pena sapersi mettere in gioco per creare
un'Alternativa, fatta di condivisione e partecipazione attiva, rispetto
alla questione abitativa studentesca.
A Venezia
da un anno a questa parte come collettivi universitari abbiamo a nostra
volta affrontato i temi e le problematiche legate al Diritto allo
Studio, In particolar modo sul
tema della residenzialità in contrapposizione al malaffare dell'Esu.
Ciò ci ha
portato a intraprendere un percorso di occupazione di una casa sfitta e
soggetta a speculazione immobiliare di proprietà di Cà Foscari; la
stessa università che il 13
ottobre scorso all'inaugurazione dell'anno accademico regalava 15.000
euro Mario Draghi, Presidente della BCE, giornata in cui noi studenti
siamo stati manganellati invece che ascoltati.
E'
evidente che le parole del ministro-tecnico Profumosono state prese alla
lettera, e la linea del "bastone sulla carota" sta continuando.
Mentre
tagliano servizi agli studenti ed aumentano la rette universitarie noi
non ci arrendiamo, e ci auspichiamo che le nostre esperienze possano
continuare ad esistere e resistere,
per questo vi rivolgiamo la nostra piena solidarietà.
I collettivi universitari:
INCURABILI dell'Accademia di Belle Arti
Li.S.C. di Cà Foscari.