Treviso - Una nottata che vale tre mesi

29 / 4 / 2015

Nella giornata di ieri, dopo ore di tensione, con lo sgombero che a tratti sembrava inevitabile, il centro sociale Django è riuscito a far siglare al comune di Treviso una convenzione che permetterà, almeno per i prossimi tre anni, di sperimentare, all’interno dell’ex-caserma Piave, un percorso di progettazione partecipata, concretizzando così la reale possibilità di auto recuperare una caserma dismessa per farne fucina di idee, arte, cultura e politica: un Centro Sociale.

Torniamo all’inizio: il 25 ottobre 2015 il collettivo Ztl Wake Up! realizza la dodicesima occupazione entrando nell’ Ex-Caserma Piave, stabile ora di proprietà del Comune di Treviso. Da subito vengono avviati alcuni progetti che il Collettivo sta costruendo da mesi, ma l’amministrazione comunale si dimostra chiusa al dialogo. Dopo alcune settimane di sostanziale stallo, è stato proposto al Comune di costruire, con il supporto dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, un percorso di Progettazione partecipata che coinvolgesse il quartiere e tutti coloro che volessero dare il loro contributo per costruire progetti a lungo e breve termine di sperimentazione e di riqualificazione dei vari stabili che compongono il complesso.

Per permettere che la Progettazione partecipata potesse avviarsi, decidemmo, il 28 di gennaio, di congelare i vari progetti che nel frattempo erano nati all’interno di Django per ripartire con il nuovo percorso (l’unico progetto non sospeso è stato il dormitorio Caminantes, per evitare di lasciare senza un tetto i senza dimora che normalmente venivano ospitati).

Dopo sessanta (60) giorni di attesa, a fronte del protrarsi eccessivo delle negoziazioni fra Amministrazione Comunale e Iuav, il collettivo ha deciso di riprendere le attività. Proprio queste hanno incentivato la ripresa anche degli incontri di Progettazione partecipata, rallentati anch’essi nelle settimane precedenti dalla mancanza di un’intesa sottoscritta tra i due soggetti istituzionali coinvolti. Fra le attività programmate dal Centro Sociale era presente il Gram festival, alla sua 7° edizione, spostato dalla sua tradizionale sede dentro gli spazi di Django. 

Questo evento è stato usato palesemente come pretesto da Questura, Prefettura e quella parte dell’Amministrazione Comunale contrariata dalla esperienza positiva della Progettazione partecipata e dalla conseguente sedimentazione dei diversi progetti del Centro Sociale Django per delegittimare il percorso e chiedere quindi l’immediato sgombero dell’area. 

Addirittura, le dimissioni dei facilitatori professionisti dell’Università incaricati di seguire i lavori del Tavolo, motivate espressamente proprio dalla mancanza di un accordo formale fra i soggetti istituzionali e quindi di un loro mandato certo e definito, è stata strumentalmente ricondotta alla scelta del Collettivo di realizzare il Gram all’interno dell’Ex-Caserma Piave. La richiesta fatta da Questura, Prefettura e Comune agli occupanti era quella di annullare il festival; in caso contrario lo sgombero sarebbe stato immediato.

La denuncia da parte degli occupanti dell’uso strumentale delle dimissioni dei facilitatori e delle lentezze e mancanze dell’Amministrazione comunale; la presa di posizione forte da parte di tutti i soggetti coinvolti nel percorso di Progettazione partecipata, che si sono schierati nettamente in difesa del collettivo; la solidarietà sostanziale da parte di tutti i Centri Sociali del Nord-est, che hanno risposto immediatamente all’allarme lanciato dal collettivo e sono accorsi a presidiare e a difendere Django; la solidarietà da parte di molti cittadini, che si sono stretti intorno agli occupanti; tutto questo ha condotto a più miti consigli l’Amministrazione comunale, la quale, nell’arco di poche ore, ha fatto i passi che non aveva compiuto in più di tre mesi, arrivando a definire e sottoscrivere la Convenzione che di fatto legittima le attività all’interno del Centro Sociale. Questa è senz’altro una grande vittoria per chi quotidianamente dedica le proprie energie a costruire una città diversa è il risultato di tre anni di battaglie sugli spazi sociali, sul lavoro, sul diritto alla casa e alla cittadinanza. 

Gli spazi sociali oggi come ieri sono fonti energetiche inesauribili per le nostre città, sono gli spazi dove si sperimenta la socialità, dove si costruiscono rapporti contro la solitudine individualista, sono i covi dove si organizzano le lotte e le resistenze. Per dirla con un vecchio adagio; sono il sangue che scorre nelle arterie delle città.

Lunga vita a Django, lunga vita ai Centri Sociali.