In Ecuador trionfa Noboa e con lui la continuità neoliberista

17 / 10 / 2023

Non ci sono state sorprese al ballottaggio per le elezioni presidenziali che si sono tenute domenica nel piccolo Paese sudamericano: Daniel Noboa, esponente di destra delle élite economiche della ricca Guayaquil, ha sconfitto la candidata correista Lucia González, ottenendo il 52, 11% delle preferenze, con un vantaggio di oltre 400 mila voti. 

Nessuna sorpresa, perché al primo turno, Lucia González aveva sì chiuso in testa (con il 33,61%), ma dietro di lei la variegata “opposizione anti correista” di destra, seppur frammentata, aveva fin da subito fatto intendere che al ballottaggio sarebbe stata ben difficile una sua vittoria: infatti, Noboa aveva ottenuto il 23,66% ma dietro di lui avevano ottenuto importanti risultati anche Christian Zurita del Movimiento Construye con il 16,51% e l’ex militare Jan Topic con il 14,68%. Tutte opzioni facenti parte della galassia conservatrice del Paese. 

Fin dall’inizio dello spoglio delle schede elettorali, la tendenza ha favorito Noboa e il suo successo non è mai stato in discussione. Come già successo alle elezioni del 2021 che hanno visto sfidarsi il pessimo presidente uscente Guillermo Lasso e Andrés Arauz, il correismo non ha saputo capitalizzare la sfiducia e la rabbia generata dal governo precedente (per Arauz il governo di Moreno, per González quello di Lasso stesso) ottenendo gli stessi risultati, insufficienti per arrivare alla presidenza. 

Con la vittoria di Daniel Noboa trionfa la continuità conservatrice che governa il paese ormai da molti anni, da quando Lénin Moreno fu eletto con la Revolución Ciudadana ma finì per tradire il correismo e con le sue politiche economiche e sociali fece scoppiare l’estallido social dell’ottobre 2019. Il nuovo presidente è il figlio maggiore di Álvaro Noboa, imprenditore di successo e uomo politico di destra delle élite economiche della ricca città di Guayaquil. 

L’analista politico e sociologo David Suarez segnala su facebook che «in fondo la vittoria di Noboa rappresenta la continuità con questa visione che pensa di amministrare la Repubblica come se fosse un’impresa. Non una qualsiasi impresa. Queste imprese “creole” che ottengono profitti evadendo imposte, eludendo il pagamento del IESS (la previdenza sociale e lavorativa ecuadoriana), proteggendo il proprio monopolio attraverso ministri comprati e pagando salari da miseria». 

E a proposito di ministri, nella futura squadra di governo potrebbe esserci anche Gabriela Sommerfeld che, come riporta il medio comunitario Wambra, è figlia del maggior venditore di armi del Paese, nonché rappresentante in Ecuador della compagnia Israel Aerospace Industries (la principale industria aeronautica di Israele). La famiglia Sommerfeld inoltre è stata vicina agli ultimi governi di Moreno e di Lasso. 

Se la continuità ha vinto, il correismo è di nuovo uscito sconfitto da questa tornata elettorale. Quella di domenica è una sconfitta pesante per un progetto politico che con gli anni ha perso la spinta “progressista” avvicinandosi sempre più a posizioni moderate e conservatrici. Sempre Wambra cita ad esempio le posizioni anti diritti civili della candidata correista Lucia González, contraria all’aborto terapeutico e ai diritti di genere. González, evangelica, in tema di diritti civili risulta quindi molto vicina alle posizioni della neo della vicepresidente di Noboa, Verónica Abad, di fatto mostrando che non c’è un’alternativa alla visione capitalista e patriarcale dello Stato. 

Cosa dobbiamo aspettarci dunque da questo governo? Sostanzialmente niente di diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi due anni di Lasso, con politiche economiche, sociali e anti ambientali volte a favorire e a difendere gli interessi delle élite economiche del Paese e a sfruttare ogni risorsa, in un clima di violenza che sembra incontrollabile ma con un’unica novità: da oggi in poi si entra in una nuova campagna elettorale per le presidenziali del 2025, dal momento che la “muerte cruzada” decretata da Lasso nella primavera scorsa, stabilisce che le elezioni anticipate vadano a concludere il periodo presidenziale precedente. 

L’uscita dalla crisi politica, sociale e di violenza provocata dai governi di Moreno e Lasso appare dunque ben lontana dall’esser risolta con queste elezioni.