La parziale moratoria mineraria non ferma le proteste a Panama

7 / 11 / 2023

Il popolo panamense continua la mobilitazione antimineraria: lunedì è iniziata la terza settimana di protesta, che continuerà fino ad ottenere l’abrogazione da parte dell’Asamblea Nacional della legge 406 che concede per 20 anni alla multinazionale canadese First Quantum Minerals lo sfruttamento della più grande miniera di rame a cielo aperto dell’America Centrale.

Il governo di Laurentino Cortizo, ha provato a smontare la protesta, in più occasioni e modi, tutti rivelatisi al momento inefficaci di fronte alla grande e determinata mobilitazione del popolo panamense. Il primo passo indietro l’ha fatto la settimana scorsa quando ha promesso un referendum sulla contestata legge mineraria. Promessa che però non è piaciuta ai manifestanti che hanno continuato a mobilitarsi ricordando al Presidente che avrebbe dovuto fare il referendum prima di firmare la legge. A fronte di una fermezza che sta causando problemi di approvvigionamento in diverse città e danni economici alle attività commerciali, il governo ha messo in atto una campagna mediatica di discredito dei manifestanti, accusandolo di non voler aprire corridoi umanitari o di non fare passare le ambulanze nei blocchi stradali; o ancora di essere responsabile dei danni economici provocati dalle proteste. Tutte accuse smontate sui social dai differenti attori della protesta.

Per ultimo, proprio nel fine settimana appena trascorso, il Presidente Cortizo ha annunciato la firma sulla legge 407 con la quale si vietano in tutto il Paese le concessioni per esplorazione, estrazione e trasporto dei metalli. La moratoria mineraria è senz’altro un grande passo avanti e una vittoria della mobilitazione di questi giorni in quanto stabilisce la chiusura definitiva di 11 delle 15 concessioni minerarie ancora aperte e vieta l’apertura di concessioni future. Inoltre, questa legge fa sì che venga eliminata la possibilità di concedere proroghe a tutte le concessioni in modo uguale. Tuttavia, come afferma il movimento “Panamá vale más sin minería”, pur essendo «un grande passo per raggiungere l’obiettivo di Panama senza miniere, non risolve l’intero problema minerario», in quanto restano fuori dalla legge sia le due miniere di First Quantum Minerals (la legge 406), sia le due miniere di Vera Gold.

Proprio per questo motivo il fronte antiminerario resta compatto e sul piede di guerra: Fernando Ábrego, portavoce della ASOPROF e Marco Andrade portavoce della CONUSI (tutte organizzazioni sindacali appartenenti alla rete Alianza Pueblo Unido por la Vida) rilanciano lo stesso messaggio riassumibile in: nessuna fiducia nelle istituzioni, nel referendum né tanto meno nell’eventuale sentenza della Corte Suprema de Justicia in merito alle sei domande di incostituzionalità presentate. La protesta dunque  andrà avanti fino quando l’Asamblea Nacional non abrogherà la legge 406, cosa che può fare in tre giorni di lavori parlamentari.

Soprattutto è l’appello ad aspettare la decisione della Corte Suprema de Justicia (CSJ) a suscitare polemiche: secondo i manifestanti non ci si può fidare di un organo istituzionale che non è eletto democraticamente (i suoi membri sono nominati dal Presidente e Cortizo ne ha nominati 6 su 9) e che non deve rendere conto alla popolazione delle sue decisioni. Inoltre, proprio la CSJ non si è dimostrata affidabile nel produrre una sentenza sulla richiesta di incostituzionalità del precedente contratto con Minera Panamá (ora di proprietà di First Quantum Minerals) che ha tardato più di 20 anni. Come sottolineano i portavoce della protesta, quello della legge 406 non è un problema giuridico ma un problema politico ed è quindi la politica (l’Asamblea Nacional) che lo deve risolvere.

La battaglia per un paese senza miniere ha coinvolto una grandissima fetta di popolazione che vede in queste politiche economiche elementi che promuovono corruzione e disuguaglianze sociali. Di pari importanza anche la difesa del proprio territorio che vede solo ricadute negative da queste politiche. Scrive Olmedo Carrasquilla Aguila su Radio Temblor «l'attività mineraria per Panama è totalmente sproporzionata in un paese piccolo (74.000 km2), tropicale, con un'altissima biodiversità e dipendenza dagli ecosistemi, vulnerabile ai cambiamenti climatici e con 52 bacini idrografici».

Queste giornate di lotta del popolo panamense forse non avranno avuto la risonanza e la radicalità espressa nelle strade degli estallidos cileno o colombiano ma sono comunque un esempio importante di come la lotta unita e dal basso possa produrre profondi cambiamenti nella società. Ora manca l’ultimo tassello, l’abrogazione della legge 406, ma la strada per la vittoria e per un Panama senza miniere è quella giusta.

Foto di copertina: Olmedo Carrasquilla Aguila.