Venerdì scorso negli Stati Uniti si è svolto il “Black Friday”', il giorno con gli sconti più bassi dell'anno, ma è stato anche un giorno buio per la Wal-Mart, il più grande datore di lavoro del paese. In migliaia hanno scioperato e si sono radunati fuori dai magazzini Wal-Mart in tutti gli Stati Uniti e in nove città 111 manifestanti sono stati arrestati per aver bloccato le strade e gli accessi ai negozi . Queste azioni sono la risultante di un lungo conflitto in corso tra la Wal-Mart e i lavoratori che hanno fondato l’ Organisation United for Respect at Walmart, OUR/Walmart ( il Nostro Wal-Mart )
La Wal-Mart è stata sempre estremamente ostile alla sindacalizzazione dei suoi lavoratori, e questa ostilità nel tempo ha portato ad una innovazione nelle tattiche anti-sindacali . I lavoratori della Wal-Mart hanno saputo riorganizzarsi di fronte a questo attacco. Lo sciopero di venerdì è la continuazione di una mobilitazione che ha avuto inizio il “Black Friday”' dello scorso anno, quando oltre 400 lavoratori abbandonarono il lavoro e si unirono ai 30.000 che manifestavano in 47 Stati contro la giornata dedicata al consumo.
Questa
prima protesta ha avuto delle conseguenze molto dure per i
lavoratori, provvedimenti disciplinari e licenziamenti, ma da quella
che poteva essere una pesante sconfitta è nata una capacità di
organizzazione e mobilitazione nuova. Una mobilitazione che potrebbe
coinvolgere ora tutto il settore della logistica e dei servizi e
suggerisce che i picchetti, le azioni dirette e gli scioperi attivi
di venerdì, tra l’altro coordinati in rete e resi più visibili
tramite i social network, potrebbero rappresentare un nuovo inizio
per i lavoratori e i precari organizzati degli Stati Uniti,
connettendosi così a vertenze simili in altri paesi.
Le
azioni di venerdì sono l’apice di un conflitto lungo un anno che
ha visto almeno altri due momenti di protesta e organizzazione
significativi: a giugno circa 100 lavoratori hanno scioperato per due
settimane durante le quali hanno intrapreso un viaggio in autobus
attraverso gli Stati Uniti, simile a quello dei "Freedom Riders
" del movimento dei diritti civili, terminato con una protesta
davanti alla sede generale della Wal-Mart. L’azienda ha risposto a
questa iniziativa con cinquanta provvedimenti disciplinari e
licenziando, illegalmente, altri venti attivisti, azione per la quale
ora è in atto un indagine federale per violazione da parte di
Wal-Mart degli statuti e delle leggi degli Stati Uniti in materia di
lavoro. OUR/Walmart rispose all’intimidazione il 5 settembre con
manifestazioni e azioni dirette in 15 città, che portarono a oltre
100 arresti, ma bloccarono molti importanti negozi .
Questo
tipo mobilitazione ha richiesto al movimento sindacale di innovarsi e
di adattarsi al contesto attuale, in cui le pratiche del
sindacalismo tradizionale sembravano essere poco adatte. In questa
direzione si è mossa la United Food and Commercial Workers
International Union (UFCW) che invece di cercare di reclutare i
lavoratori Walmart ha deciso di supportare OUR/Walmart che è
un'associazione di lavoratori piuttosto che un sindacato e quindi non
deve tenere le elezioni di rappresentanza o partecipare alla
contrattazione collettiva. OUR/Walmart invece cerca di forzare i
cambiamenti all’interno dell’azienda, aumento di stipendio
minimo, fine delle diffuse forme di precarietà e dei comportamenti
antisindacali, attraverso il danno simbolico causato da un'azione
diretta diffusa e partecipata.
“Dobbiamo
cercare modi nuovi e differenti di organizzarci. Non possiamo
dipendere dalle sole rappresentanze sindacali e dobbiamo trovare un
modo agire su scala più grande; la nostra non deve essere
necessariamente un azione di sola sindacalizzazione perché dobbiamo
guardare le cose in modo diverso, perché stiamo vivendo in tempi
diversi”
dicono i rappresentanti della UFCW. "Molte
organizzazioni sindacali tradizionali si basano sulla difesa del
contratto, del lavoro e attraverso le garanzie contrattuali e legali”
continuano
“noi spingiamo molto di più su iniziative di azione diretta, senza
aspettare l’intervento o il riconoscimento da parte della legge
delle violazioni o dei comportamenti scorretti, come è accaduto nel
caso di OUR/Walmart che è un associazione di lavoratori e non un
sindacato e coinvolge molti lavoratori precari”.
“Queste
nuove forme di azione diretta incentrata sulla mobilitazione attiva
dei lavoratori sono state facilitate anche dai socialmedia, in
particolare Facebook e YouTube, che hanno contribuito alla diffusione
della protesta” raccontano
gli attivisti di OUR/Walmart.
“Facebook ci ha permesso di condividere con altri le informazioni
e i modi di protestare così da imparare gli uni dagli altri. Abbiamo
potuto raggiungere persone che nel loro posto di lavoro sono più
isolate per tempi e modalità di lavoro ma in grado di connettersi
con una rete più ampia, geograficamente dispersa, di altri
lavoratori che subiscono le stesse ingiustizie”.
“Wal-Mart è una rete capillare ma con singoli negozi e c’è la necessità di far percepire a ogni singolo lavoratore di come i problemi e le ingiustizie non sono circoscritte al proprio negozio, che la mobilitazione è ampia e reale e che non si è soli nel sentimento di indignazione contro il datore di lavoro” continuano gli attivisti. “Inoltre, il numero di chi condivide le informazioni e le fa girare è più grande rispetto ai piccoli gruppi dei nostri iscritti nei vari negozi Wal-Mart, una minoranza anche nei magazzini più grandi, a causa della paura di ritorsioni e delle politiche antisindacali della azienda”.
“Con YouTube possiamo mostrare ai lavoratori i video delle azioni e gli interventi di coloro che pubblicamente hanno preso voce, creando una rete di identità collettiva e tutelando da ritorsioni i singoli attivisti. La multimedialità e gli strumenti online ci hanno permesso anche l'inclusione nel processo decisionale dei lavoratori e la possibilità di fare formazione sindacale e dare sostegno legale per i membri situati in città molto lontane tra loro” concludono gli attivisti.
“Se questo lavoro di organizzazione collettiva è stato possibile dentro un luogo di lavoro difficile e ostile come Wal-Mart, allora è possibile costruire processi in grado di organizzare con successo settori poco qualificati e sindacalizzati come quelli dei servizio e della logistica che sono cresciuti così velocemente negli ultimi tre decenni negli Stati Uniti”. Questo è il messaggio e l’auspicio di chi ha organizzato le recenti mobilitazioni.
“Lo sciopero Walmart's Black Friday Strikes sostenuto da forme di azione diretta condivisa e allargata attraverso le reti dei socialmedia possono essere i primi segni della luce di una nuova alba per chi vuole organizzare i lavoratori e i precari coinvolti e impegnati nei processi di circolazioni delle merci negli Stati Uniti e nei paesi delle economie avanzate” concludono “Abbiamo dimostrato che organizzarsi è possibile, la nostra lotta continua ! ”
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