Come (non) ho ucciso Margaret Thatcher: disobbedienza e narrazione nel romanzo di Anthony Cartwright

Anthony Cartwright conversa con Wu Ming 4 al secondo Festival di Letteratura Working Class.

18 / 4 / 2024

Il 6 aprile 2024 Wu Ming 4 e Anthony Cartwright hanno presentato il romanzo dell’autore inglese, dal titolo Come ho ucciso Margaret Thatcher”. L’incontro si è svolto nel contesto del Festival di Letteratura working class 2024 – Geografie e linguaggi, Organizzato da Edizioni Alegre, dal Collettivo di fabbrica Gkn e dalla Soms Insorgiamo in collaborazione con Arci Firenze, con il patrocinio del comune di Campi Bisenzio e la direzione di Alberto Prunetti, traduttore dello stesso romanzo. Lo slogan del Festival, “Non siamo qui per intrattenervi”, appare come una perfetta sintesi dell’incontro: in un clima amichevole e accogliente sono stati affrontati temi quali l’omicidio politico, la lotta di classe, l’impoverimento materiale e culturale di un territorio che ostinatamente resiste.

La storia è quella di Sean, un ragazzino nato a Dudley nel 1973 esattamente come Cartwright, Wu Ming 4 e Alberto Prunetti. Quando Margaret Thatcher vince le elezioni Sean ha sei anni: attraverso gli occhi di un bambino, con tutte le proiezioni del caso, viene raccontata la Storia di una nazione e di una famiglia, così strettamente legate dalle politiche del suo primo ministro. 

Il periodo storico raccontato è quello dell’ingresso nel neoliberismo, in un territorio lavorativamente e politicamente connotato come le midlands industriali. La narrazione passa attraverso due piani temporali, il più recente dei quali vede Sean adulto e gestore di un pub mentre ripercorre il suo passato. Entrambi gli Sean hanno il loro sguardo fisso sulla figura di Margaret Thatcher e sugli effetti della sua azione politica, prima in diretta e poi in differita: se il protagonista bambino cresce immerso nel collasso industriale, la perdita di posti di lavoro, l’inquietudine generata dalla questione irlandese, in un periodo in cui l’omicidio politico non era solamente l’ispirazione per il titolo di un libro, l’adulto vive un’esistenza di precarietà. La working class di oggi è senz’altro più diversificata, giovane e urbanizzata, ma si trova a fare i conti con le conseguenze di accadimenti vecchi di cinquant’anni.

Quello a cui appartiene la città di Dudley è il black country, laddove il nero è quello del carbone, il cuore dell’industrialismo britannico ed europeo. Cartwritgh e WuMing4 si scambiano un aneddoto sulla regina Vittoria, che sarebbe stata solita far chiudere le tendine della carrozza reale quando passava quei luoghi: il piccolo Sean si chiede se la causa di questa autoimposta censura non sia la bruttezza degli abitanti di Dudley, coi loro volti sporchi di fuliggine.

Come anticipato, in questo romanzo storia familiare e politica si mescolano. Per ironia della sorte, lo zio e il padre dello scrittore lavoravano per GKN, fino a che non sono stati licenziati; i fattori politici ed economici di quel tempo hanno dunque influenzato profondamento i trascorsi di questo nucleo familiare e di questo territorio. L’autore definisce il suo sentimento “dolceamaro” nel presenziare a questa occasione, perchè non si è ancora giunti a un epilogo di giustizia per i lavoratori ex GKN.

La parola d’ordine per accedere all’intricato mondo della narrazione di Cartwright è “stratificazione”, e un ulteriore elemento è rappresentato dai numerosi riferimenti culturali legati a doppio filo con Dudley. Sean pensa al minotauro, a Bilbo Baggins, al tentato assassino della regina Vittoria: ha potuto apprendere tutte queste storie intrufolandosi nella parte della biblioteca non dedicata ai bambini. A unire ancora una volta la storia del protagonista e dell’autore è l’accesso a fonti di cultura e informazione rese fruibili anche a chi non avesse l’opportunità di una formazione scolastica; viene abbattuto il falso binomio tra povertà e ristrettezza culturale, ma allo stesso tempo viene rinforzata la tesi secondo cui l’impoverimento sia materiale sia culturale di un territorio non potesse che giovare alle politiche di Margaret Thatcher.

WuMing4 cita simpaticamente un personaggio del film d’animazione Kung Fu Panda, il maestro Oogway, quando dice che “il caso non esiste”, ma le analogie tra Anthony Cartwright, “Come ho ucciso Margaret Thatcher” e il Festival di letteratura working class continuano a rincorrersi l’una con l’altra: il tempo presente e quello del racconto sembrano guardarsi negli occhi e somigliarsi moltissimo.