Recensione

Intimo cucito

Una storia di Manuel De Carli

Utente: emirab
17 / 8 / 2009

Centro Fumetto Andrea Pazienza, pp. 64 b/n, euro 8

Manuel De Carli è autore di fumetti da un mucchio di anni. Chi segue il fumetto indipendente ha certamente già incontrato il suo nome. Manuel si è sempre mosso da “cane sciolto” nel mare dell’italico indy, facendosi conoscere attraverso racconti brevi, apparsi su numerose e diverse testate. Anno dopo anno, abbiamo assistito ad una crescita stilistica costante, un percorso che trova come sbocco Intimo cucito a dimostrazione della maturità narrativa raggiunta.

Non è un caso. L'approccio di Manuel possiede già da tempo molti dei tratti caratteristici della professionalità. I suoi lavori sono progettati nei minimi dettagli.

Manuel non sembra avere strumenti preferiti. Dipende dal tipo di storia la scelta tra matita, pennarello, pennino o pennello. Quest’ultimo è quello prevalentemente utilizzato per tracciare le linee che compongono Intimo cucito. La morbidezza del segno del pennello, modulato con abilità, permette all’autore di utilizzare un tratto pulito, lineare, libero cioè da ridondanti ombreggiature e lineette del tratteggio. Il segno così elaborato porta alla luce figure di taglio realistico. I volti sono lievemente caricaturali, a volte grotteschi, efficaci nel sottolineare le emozioni dei personaggi e farne risaltare l’intimità.

Ma se la mano di Manuel è abile, la testa è quella di un efficace storyteller. La costruzione e lo sviluppo del plot mettono in evidenza il talento del fumettista.

Il montaggio delle tavole infatti è l’aspetto che spicca di più in questo lavoro: Manuel rivela infatti una notevole capacità nel raccontare molte scene senza l’uso di testo.

La storia ci fa conoscere la vicenda dell’adolescente Henry, uno dei tanti esclusi, tenuti ai margini dai gruppi “che contano” e che fa tutto il possibile per farsi accettare. Senza riuscirci e arrivando invece all'umiliazione della confessione finale, che lascia l’amaro in bocca.

La tragica parabola di Henry è rappresentata nella sua inesorabilità attraverso la quotidianità della compagnia di coetanei, tra scuola e strada.

La storia sembra ambientata in una qualsiasi cittadina italiana. Ma di tavola in tavola, gli anonimi luoghi urbani lasciano il posto a squarci di volte ed edifici rinascimentali, ricchi di dettagli cinquecenteschi, che tanto ricordano le bellezze di Tivoli, cittadina in cui vive l’autore. E’ interessante notare come il cambiamento di location avvenga di pari passo con il sempre più evidente e dichiarato allontanamento dal gruppo e con il conseguente desiderio di rivalsa, fino alla sequenza finale, in cui Henry comincia a viversi come un cavaliere medioevale e la dimensione immaginaria prende il sopravvento su quella della realtà.

Intimo cucito è l'ottima prova di un autore che taglia e cuce trama e ordito con l’abilità di un sarto esperto, pienamente padrone delle regole del gioco.