da Liberarchia
I primi mesi di questo 2012 hanno visto, tra gli eventi di rilevanza
mondiale, un susseguirsi di vicende politiche e giuridiche sviluppatesi
attorno al mondo del Web.
Mentre da un fronte le potenze mondiali avanzavano proposte di legge
quali SOPA, PIPA e la famigerata ACTA, al fine di regolamentare la Rete a
danno della libertà di informazione, dall’ altro la maxi-operazione
MegaUpload è stata la prima dimostrazione pratica della determinazione
con cui le major e il mondo della produzione stanno aprendo il fuoco su
un campo di battaglia del tutto nuovo.
La particolarità di tali eventi infatti, risiede propro nell’ aver
riportato alla luce tematiche di carattere socio-economico che raramente
si è soliti affrontare, ma che molto probabilmente
contraddistingueranno le lotte del nuovo millennio.
Proprietà intellettuale, libero accesso alle risorse culturali, utilizzo
delle nuove tecnologie per un nuovo modello di distribuzione, questi
sono i pilastri su cui i movimenti sono tenuti ad aprire nuovi dialoghi,
consapevoli che anche (e soprattutto) le innovazioni tecnologiche sono
portatrici di innovazioni sociali.
Per fare il punto della situazione, e chiarire qualche dubbio con un esperto, ho posto qualche domanda a Carlo Gubitosa,
scrittore e giornalista italiano caratterizzato dalla sua attività
“mediattivista”, e che oltre ad aver trattato temi come la guerra in
Cecenia e il G8 di Genova è diventato celebre per le sue teorie riguardo i positivi risvolti culturali e sociali della cosiddetta “pirateria informatica”.
Ringraziando fin da ora,
1)
Partiamo dai fatti recenti.
Il provvedimento improvviso che ha portato alla chiusura/sospensione di
Megaupload e le imminenti proposte di legge americane del SOPA e PIPA
hanno riportato l’ attenzione pubblica su tematiche spesso trascurate
quali copyright, pirateria e diritti digitali.
La maggior parte dei siti di informazione hanno quindi espresso la loro
contrarietà a provvedimenti troppo coercitivi, chiedendo dei sistemi
meno invasivi per proteggere e tutelare il diritto d’ autore.
Quello che però si stenta a proporre, tesi da lei riportata in vari
scritti, è che l’ idea stessa di proprietà intelettuale è un concetto
obsoleto e vincolante la libera informazione, e che la cosiddetta
pirateria informatica non è una minaccia per la produzione intellettuale
ma anzi ne può essere promotrice.
Come commenta i recenti episodi alla luce di questo dibattito?
Dico che non va fatta confusione tra Megaupload, un servizio gestito da
una societa’ commerciale a scopo di lucro, con la condivisione libera e
gratuita che avviene sulle reti ed2k e torrent. Fatte quest doverose
differenze, l’operazione poliziesca ai danni di Megaupload mi sembra
condotta con piu’ severita’, determinazione e coordinamento
internazionale delle retate effettuate contro le organizzazioni che si
dedicano al narcotraffico, e mi chiedo: le motivazioni che si nascondono
dietro questo pugno di ferro riguardano la tutela dei DIRITTI DEGLI
AUTORI o invece la tutela dei PROFITTI DELLE AZIENDE che hanno
acquistato dagli autori il diritto di sfruttamento delle loro opere?
Il punto e’ che la condivisione di contenuti e’ come un’Idra a sette
teste, per ogni sito che tagli ne riaprono altri due. La soluzione non
va cercata nella repressione poliziesca ma nella regolamentazione della
condivisione di contenuti in rete. Alla luce dell’articolo 19 della
dichiarazione universale dei diritti umani, considero la condivisione
GRATUITA di arte e conoscenza come un diritto umano universale e non
come una azione criminale. Se diventasse un crimine condividere cultura,
allora dovremmo fare retate anche nelle biblioteche pubbliche, come la
biblioteca di Bologna che ha recentemente attivato un servizio di “file
sharing” per contenuti in formato digitale, che comprende anche musica e
filmati.
2)
Tra le ottime osservazioni che ha fatto ha precisato un fatto
importante, ovvero come il diritto di copyright, contrariamente all’
opinione comune, non sia tanto una garanzia dell’ “autore artistico”
quanto una pratica richiesta dagli organi economici che veicolano il
mondo produttivo.
Megaupload stesso ha offerto un esempio quando a Dicembre scorso era
stato pubblicato un video in cui star del panorama musicale e
cinematografico supportavano il sito di streaming. Il video è stato poi
rimosso a causa di un ricorso presentato dalla Universal Music Group.
La domanda che sorge spontanea è dunque: in che misura la proprietà
intelettuale è vera garante e motivazione della produzione immateriale?
Se ne può davvero fare a meno senza intaccare la qualità del lavoro
svolto?
Io sono personalmente convinto che l’incentivo economico non abbia nulla
a che fare con la produzione della vera arte, che non emerge a comando
quando si sventolano banconote ma si manifesta come una esigenza
insopprimibile dell’animo umano. Detto questo, mi sembra comunque
ragionevole garantire agli autori di un’opera un monopolio temporaneo
sullo sfruttamento economico delle loro creazioni, che e’ poi l’idea
alla base del copyright. Il problema nasce quando il periodo
“temporaneo” passa da 14 anni rinnovabili a 28 (cosi’ come previsto
dalla prima legge statunitense sul copyright del 1790) a durate che
sfiorano il secolo come previsto dalle leggi attuali americane, e quando
si pretende di proibire non solo lo sfruttamento economico dell’opera,
ma anche gli utilizzi leciti, come la “consultazione gratuita in
biblioteca”, che oggi puo’ avvenire anche utilizzando la piu’ grande
biblioteca pubblica del mondo chiamata internet. La spinta creativa
varia caso per caso, e quindi la motivazione economica va valutata nel
contesto in cui si inserisce. Quel che e’ certo e’ che le attuali
normative in materia di diritto d’autore non sono orientate
all’interesse pubblico, e spesso nemmeno a quello degli autori, ma
finalizzate alla tutela delle “societa’ di autori” come la SIAE che in
realta’ tutelano solo l’interesse di alcuni privati.
3)
Presa coscienza del fatto che le norme in materia di proprietà
intelettuale richiedono modifiche, possiamo considerare nella loro
diversità le varie tipologie di risposta che questo problema trova nel
globo.
A partire dal famoso Piraten Partei, passando per i cyber-movimenti
anonimi della rete e finendo nei difensori dello streaming libero quello
che si osserva è una gamma di diverse visioni più o meno riformiste,
mirate talvolta ad osservare le leggi vigenti o in alternativa a
sostenere la legittimità di mezzi di condivisione ufficialmente
illegali.
Quale crede sia, in generale, la posizione che i movimenti politici di
oggi dovrebbero assumere nei confronti del problema mirando alla difesa
della libera informazione?
Quando sono stato invitato a parlare di pirateria presso la Radio della
Svizzera Italiana, ho avuto modo di sfogliare la bozza della legge sul
diritto d’autore che era appena stata approvata. Sono rimasto
impressionato dalla quantita’ di soggetti pubblici e privati chiamati a
discutere di quella legge, dalla piccola associazione locale fino alla
grande associazione dei discografici. Basterebbe un processo legislativo
aperto, trasparente e inclusivo per avere in Italia leggi piu’
equilibrate sul diritto d’autore, che puniscano il lucro illecito senza
criminalizzare la condivisione gratuita. Purtroppo in Italia, anche
quando c’era la sinistra al governo, le leggi sul diritto d’autore le
hanno sempre scritte le lobby come SIAE, BSA e FIMI.
Ma se proprio costa troppa fatica ascoltare i cittadini, basterebbe riprendere i contenuti della proposta di legge presentata a suo tempo dal senatore Semenzato, che ancora oggi e’ il testo piu’ innovativo mai proposto in Parlamento, purtroppo mai discusso e quindi rimasto lettera morta.
http://softwarelibero.it/altri/semenzato-pieroni.shtml
4)
Nel campo del software esistono già innovazioni come i brevetti copyleft, sotto i quali viene distribuito l’ intero mondo Linux.
Crede sia facilmente esportabile questo sistema da quello informatico ad ogni settore produttivo?
Nel mio libro “Elogio della pirateria”
ho raccontato delle “storie di ribellione creativa” accomunate dalla
libera condivisione dei saperi. Gia’ oggi esistono condivisioni di semi
senza i brevetti imposti dalle multinazionali del biotech, condivisioni
di musica, libri e film non soggetti alle regole delle lobby
multimediali, condivisione di “ricette” per fare farmaci senza dover
sostenere i costi esorbitanti dei detentori dei brevetti. In un certo
senso la medicina ha scoperto il copyleft prima dell’informatica, quando
Alexander Fleming, per affermare i propri principi etici, ha rinunciato
al brevetto sulla penicillina.
5)
A proposito di proposte di legge, ciò a cui stiamo assistendo è un’
intenzione da parte delle istituzioni di andare nel senso del tutto
contrario alla tutela dell’ informazione: nonostante siano state
ritirate le famose proposte PIPA, SOPA e anche l’ italiana FAVA, i
potenti non dimostrano di essersi arresi, presentando la famigerata
ACTA, che oltre a regolamentare il Web solleva criticità in merito a
brevetti in campo farmaceutico e non solo.
D’ altra parte si sono viste e si stanno oggi susseguendo svariate forme
di protesta a tutte queste minacce, dagli attacchi di Anonymous alle
piazze piene di cittadini furiosi, tanto che qualcuno ha ironicamente
battezzato questi episodi come l’ inizio della Prima Guerra Mondiale del
Web.
Pensa forse che effettivamente si stia delineando un nuovo campo di
battaglia politica non ancora calpestato? I governi internazionali
stanno davvero ponendo maggiore attenzione al controllo mediatico
rispetto invece a quanto era importante fino ad oggi? Come crede che si
svilupperà questa Grande Guerra Digitale nei prossimi mesi?
Cosi’ come si e’ sviluppata negli ultimi dieci anni, con le lobby che
agiscono nell’ombra per affermare concezioni sempre piu’ restrittive e
autoritarie del diritto d’autore, regolamenti sempre piu’ repressivi per
l’accesso a internet orientato alla condivisione di cultura in rete, e
leggi che trasformano in criminali le persone che utilizzano internet
come una biblioteca pubblica e non come un mercato globale. Il tutto
nella beata ignoranza dei cittadini tenuti al di fuori da questi
problemi, indotti erroneamente a pensare che riguardino solo i
“tecnici”, e con le soluzioni affidate a piccoli gruppi di attivisti che
cercano di sollevare questioni di legittimita’ e democrazia con
proposte concrete, ma purtroppo senza essere ascoltati dai partiti resi
sordi dalle lobby.
6)
A differenza del resto del Mondo (e d’ Europa) in Italia si è sentito
molto meno questo conflitto, sia nelle proteste (ricordo che dopo pochi
giorni dalla proposta ACTA la Polonia è scesa in piazza) ma soprattutto
nella poca informazione circolante a riguardo, causando un vero
disinteresse della popolazione italiana per le questioni politiche
legate a rete e brevetti. Vede anche lei questa differenze? Come pensa
si spieghi questo divario?
E’ molto semplice: in italia si legge poco, sono rarissimi gli
intellettuali non organici all’industria culturale e alle sue regole, e i
ragionamenti piu’ avanzati sono quelli che chiedono “equilibrio” tra le
esigenze degli utenti e il profitto delle societa’ che monetizzano il
copyright. Ma non puo’ esserci nessun compromesso o mediazione possibile
sui diritti umani fondamentali, e la dichiarazione universale dei
diritti umani stabilisce all’articolo 19 che “tutti hanno il diritto di
cercare, ricevere e diffondere informazioni, con ogni mezzo e senza
riguardo a frontiere” e io aggiungerei “e senza riguardo ai piagnistei
della SIAE”.
7)
Per concludere, che consigli pratici vorrebbe dare ai movimenti di oggi
per portare avanti questa campagna all’ insegna della libera
informazione?
Scaricatevi da internet il mio libro “Elogio della Pirateria”,
e non fatevi ingannare da chi chiama ladri quelli che vogliono accedere
alla cultura, altrimenti sarebbero ladri anche tutti quelli che leggono
libri gratis in biblioteca, ascoltano musica gratis alla radio, e
guardano film gratis in Tv.
Tutte le premesse dunque per un nuovo movimento, una nuova
consapevolezza inscindibile dall’ utilizzo dei nuovi mezzi di
informazione e un campo di discussione tutto da aprire.
Sperando che questo breve scambio di idee possa servire a tutti per
iniziare tale percorso, ringrazio ancora una volta Carlo, per la sua
disponibilità e perchè uno scrittore che suggerisce di scaricare il
proprio libro al giorno d’ oggi si trova assai di rado.