I Pirati all'Europarlamento "Difenderemo la libertà sul web"

Clamoroso successo in Svezia: con il 7,4% otterranno forse due eurodeputati. Il portavoce italiano: "Qui siamo ancora molto indietro".

8 / 6 / 2009

Il Partito Pirata, per la prima volta nella storia, entrerà nel Parlamento Europeo, avendo ottenuto in Svezia il 7,4 per cento dei voti. Una svolta che racconta come muta il sentimento popolare intorno ai temi del copyright in internet, perché scopo principale del Partito Pirata è rivoluzionare le leggi sulla tutela del diritto d'autore. È un partito con diramazioni in vari Paesi europei, anche in Italia. Come ben sanno anche i suoi sostenitori, è però molto improbabile che si replichi da noi il successo svedese. 

«Quella in Svezia è stata una bellissima vittoria, che probabilmente porterà al Partito Pirata due seggi in Parlamento. Nei giorni precedenti la votazione, era accreditato al 6 per cento. Insomma, non poteva andare meglio», dice a Repubblica.it Alessandro Bottoni, portavoce del Partito Pirata italiano. 

In Svezia ha ottenuto 200 mila voti, contro i 35 mila del 2006, quando ha provato per la prima volta il salto in Europa. È ora il quinto partito in Svezia e, si calcola, il più popolare tra chi ha meno di 30 anni. 

L'entusiasmo per questa prima volta deve però fare i conti con la realtà, spiega Bottoni: «Ci sono Partiti Pirata anche in Spagna, Germania, Francia, Polonia, Regno Unito, Italia, Finlandia. Ma solo in Svezia sono riusciti ad andare alle elezioni europee. In alcuni Paesi - Germania, Francia, Regno Unito - non sono riusciti a raccogliere abbastanza firme. In altri non ci hanno nemmeno provato», continua Bottoni. «E in Italia il massimo che siamo riusciti a fare è che mi sono candidato come indipendente nelle liste Sinistra e Libertà». Che non è riuscita a entrare nel Parlamento europeo. 

«Da noi c'è molto meno interesse, rispetto alla Svezia, per i temi della libertà di internet e per la riforma del copyright. Credo che nei prossimi dieci anni almeno, il Partito Pirata non riuscirà a ottenere niente da noi». E la posizione del Partito Pirata italiano è pure più moderata di quella svedese. Se lì l'obiettivo è eliminare il copyright tout court, «da noi proponiamo un compromesso tra i diritti degli utenti, degli autori e degli editori. Non vogliamo abolire il copyright, ma rendere libero e legale lo scambio di opere tra utenti, purché non a scopo di lucro ma solo per uso personale». 

Bottoni cerca di sensibilizzare la popolazione su questi temi, pur consapevole che l'impresa darà frutti forse solo sulle prossime generazioni. «In Europa però già la vittoria del partito svedese potrà cambiare qualcosa», aggiunge. «Un successo che si deve in parte al processo svedese contro Pirate Bay, ma non solo. È segno che i giovani vogliono ormai riconosciuto come diritto dei cittadini un'abitudine radicata, che vedono come normale: poter scambiare musica, film e giochi con i propri amici». Forse, adesso, «i governi saranno più cauti, abbandoneranno la linea dura contro il peer to peer, tutta a favore delle lobby dei copyright. Perché, con la vittoria svedese, sanno che sta crescendo un sentimento popolare ormai inarrestabile».

** Fonte: Repubblica on line 08.06.09, di Alessandro Longo