Domenica mattina dovevo ancora buttare a lavare i vestiti che ancora
puzzavano di lacrimogeni, sudore e pollo alle erbe (e di questo ancora non me
ne capacito) che già su facebook i miei amici di su partivano col loro
leit-motiv post manifestazione:
"E des chi paga?" E adesso chi paga?
Domanda lecita, ovvio. Con risposta altrettanto ovvia. Ma che mi ha dato da
pensare a un particolare...
Sabato io e altre centinaia di migliaia di persone si è andati a Roma, affrontando
ore di viaggio con orari improponibili, per urlare la nostra rabbia, reclamare
diritti e valori fondamentali come giustizia, lavoro, uguaglianza, rispetto per
l'essere umano, diritto alla casa, alla salute, all'istruzione, alla famiglia,
alla sicurezza, libertà di scelta in religione e orientamento sessuale, e molto
altro. Robetta da niente, no?
Roba che ti chiedi se veramente ha senso che in un Paese civile uno debba
scendere in piazza per reclamare cose ovvie come l'istruzione pubblica.
Ma non siamo in un Paese civile e quindi siamo andati a Roma a chiederle. A
nome nome nostro e di tutta una nazione. A nome anche di tutti i parolai che
"privato è bello" ma che mandano i figli alla pubblica con mezzi
pubblici e li fanno curare da dottori del servizio pubblico.
Siamo arrivati a Roma e... beh... sapete tutti com'è andata. Per me è stata
comunque un successo, ho visto tante realtà che voglia di cambiare ne hanno da
vendere, gente di tutte le età e condizioni sociali che era li a urlare
"BASTA!" con le lacrime agli occhi.
E il giorno dopo? Il giorno dopo l'unica cosa che contano sono i danni fatti
da qualche centinaio di violenti. Siamo andati a Roma per urlare contro
quell'1percento che domina il mondo, e siamo stati oscurati da quell'1permille
che ha devastato la città. Mah.
Però la domanda resta: Chi paga i danni?
E la risposta non è "noi", "voi", "cazzi suoi".
Non è una gara di scaricabarile e responsabilità... La risposta è un'altra
domanda: "e i danni causati da questa crisi chi li paga?"
Perchè è questo l'aspetto di cui molti non se ne sono accorti... Poche migliaia
di individui hanno messo in ginocchio l'economia mondiale per aggiungere una
fantastiliardo alla loro pila di fantastiliardi, portando alla morte decine di
migliaia di persone, peggiorando su molti livelli quella di decine di milioni
di altri, senza che nessuno dicesse nulla... a parte chi sabato ha manifestato
in tutto il mondo, ovviamente.
Ma gli altri no. Indignati per le macchine bruciate e per i sampietrini che
volano, ma non per gli squali della finanza che hanno ucciso deliberatamente
migliaia di esseri umani causando una crisi economica globale.
Chi la paga questa crisi? Noi. Noi ci becchiamo l'austerity, noi ci becchiamo i
tagli, noi ci becchiamo il rigore, noi ci becchiamo tutte quelle porcherie e la
finanza creative e gli orrori economici.
Noi.
Ma i danni a Roma quelli no, quelli li devono pagare i manifestanti, gente
che ha reclamato i propri diritti e che è stata oscurata da pochi violenti;
persone che non han più nulla da perdere che ci provano comunque a cambiare le
cose; cittadini che ormai stan per terra perché non han più niente se non la
dignità... tutti colpevolizzati, come se fosse colpa loro se le cose son finite
così, come se reclamare i propri diritti fosse sbagliato.
Come se la vetrina di una banca distrutta fosse peggio di una famiglia italiana
che ha lavorato per 40 anni ed è finita in mezzo alla strada perché in america
qualcuno non è riuscito a pagare il mutuo.
"Noi la crisi non la paghiamo" è uno slogan stupendo, verissimo,
il cui valore e significato non va mai dimenticato. Solo che la crisi la stiamo
pagando, e senza sconti, e al posto di qualcun altro.
E non ho intenzione di pagare i conti di Roma al posto di qualcun altro.