Ieri la grande operazione con la nave San Marco, oggi mille arrivi contro soli 250 trasferimenti verso la terra ferma e Lampedusa rimane lì in attesa che il Governo intensifichi i voli mentre invece è come sempre ed ancora, per l’ennesima volta, troppo impegnato a utilizzare l’isola come teatro di uno spettacolo in cui, da ormai dieci anni, e mai come ora, vanno in scena la crudeltà e l’ipocrisia della legge italiana sull’immigrazione e dei tanti che hanno collaborato a scriverla.
In tutto sono circa 16.000 i migranti sbarcati dall’inizio dell’anno, 5.000 a Lampedusa, un numero sufficiente per diventare un’emergenza solo perché il Governo ha scelto, come sempre, di affrontare la questione in termini di allarme, di spettacolarizzazione, di detenzione.
Sarebbe sufficiente garantire agli approdati un permesso
di soggiorno per protezione temporanea (art 20 T.U. sull’immigrazione)
per situazioni di grande esodo, per permettere loro di raggiungere la
costa della Sicilia, altre Regioni, il Nord, l’Europa e decongestionare
la situazione.
Ma l’’impegno principale dell’esecutivo è quello di affermare che a
Lampedusa non ci sono profughi ma solo clandestini: tutta la discussione
impallidisce di fronte allo scenario nordafricano, alla situazione
insostenibile di Lampedusa, alle storie che gli stessi migranti
raccontano, ai loro desideri, alle loro aspirazioni.
Non ci sono profughi, viene detto, ma poi, per
giustificare l’incapacità di trovare soluzioni e luoghi dove sistemare
le persone, in 600 sono stati improvvisamente trasformati in richiedenti
asilo.
Nella San Marco poi è stato detto di avere fatto salire donnne e bambini
(Mantovano - agenzie di stampa): ma di donne e bambini se n e sono
visti solo 8, mentre altri 200 minori sono ancora abbandonati da soli
sull’isola in violazione delle garanzie minime stabilite dalla
Convenzione sui diritti del fanciullo.
A Lampedusa ci sono solo clandestini che vanno espulsi, si ripete ancora: salvo scoprire che solo 4 al giorno (anche uno soltanto sarebbe ovviamente troppo dal nostr punto di vista) sono stati rimpatriati.
Quelli che arrivano a Lampedusa, quindi, li dobbiamo
"accogliere" nei CIE, cosa che non augurano loro neppure i lampedusan,
ma a fronte di queste dichiarazioni è utile ricordare che nei Centri di
Identificazione ed Espulsione italiani ci sono in totale 1800 posti,
diminuiti dopo le rivolte che hanno dannegiato alcune strutture, ed in
ogni caso già tutti occupati.
E infine, per continuare ancora con i
conti che non tornano, si scopre che, facendo due calcoli, di 10.000
migranti sbarcati sull’isola dall’inizio delle rivolte in Maghreb sono
state perse le tracce. Si tratta probabilmente di persone che hanno
lasciato l’Italia, passando per la fabbrica di clandestinità di casa
nostra.
Dalla serata di giovedì anche il Progetto Melting Pot è sull’isola insieme agli attivisti della campagna Welcome, insieme ai lampedusani, per dare voce ai 12.000 ostaggi del Governo italiano, per svuotare l’isola prigione e costruire l’accoglienza in Europa.
Nicola Grigion