Save jobs at Vestas! Save the Planet!

La battaglia degli operai della Vestas Blades. Cronache di resistenza dall'isola di Wight

4 / 8 / 2009

E' il 20 di luglio quando i lavoratori della Vestas Blades nell'Isola di Wight decidono di entrare in occupazione in seguito all'annuncio dell'imminente chiusura dello stabilimento e la conseguente perdita di 600 posti di lavoro.
"Come lavoratori in una fabbrica di turbine eoliche confidavamo, vedendo la recessione crescere, che l'energia verde o rinnovabile sarebbe stata l'area dove molti posti di lavoro sarebbero stati creati - non persi."

Questo l'inizio del primo comunicato dalla fabbrica che ancora oggi è occupata dai lavoratori nonostante l'ordine della corte della contea di Newport di lasciare l'edificio in seguito alla denuncia della Vestas contro gli occupanti.
Sempre oggi, 4 agosto, alcuni attivisti sono saliti sul tetto di una seconda fabbrica della Vestas a Cowes in solidarietà con l'occupazione e invitando a combattere per difendere ed aumentare i posti di lavoro nei settori delle energie rinnovabili e sostenibili.

Il fattore della difesa dell'ambiente e dello sviluppo di un'economia attenta alle conseguenze sul clima e sull'impatto sui territori è stato da subito al centro dellaprotesta dei lavoratori della Vestas.
Basta andare sul loro blog per comprendere quanto l'occupazione della Vestas sia oggi un segnale nuovo ed importante per il futuro dei movimenti al tempo della crisi.
Lo slogan: "Save jobs at Vestas! Save the Planet!" riflette lo stretto collegamento creatosi tra i lavoratori e i movimenti che lottano per la difesa dell'ambiente e per una concezione diversa del territorio e della sua salvaguardia, lontano da qualsiasi retorica nazionalista e razzista.

Una consapevolezza che ha portato gli occupanti a rifiutare in maniera decisa la solidarietà del sindacato "Solidarity" vicino al BNP (British National Party): "Noi non vogliamo il loro supporto. Loro sono contro molte delle cose nelle quali noi crediamo. Abbiamo lavoratori polacchi con noi, sono nostri amici".
In tutto questo il governo inglese non sta muovendo un dito, colpevole di "annunciare una maggiore espansione delle energie rinnovabili" mentre lascia chiudere l'unico stabilimento di produzione di turbine eoliche nell'Isola di Wight.
"Se il governo può spendere miliardi per il salvataggio delle banche - e anche nazionalizzarle - può sicuramente fare lo stesso con la Vestas."

L'eco della protesta è stato da subito talmente forte da determinare immediatamente una serie di iniziative in sostegno degli occupanti: solo nei prossimi giorni sono decine gli eventi in programma a Brighton, Bristol, Liverpool e Londra.
Messaggi di solidarietà sono stati lanciati dai lavoratori verso gli occupanti della Thomas Cook a Dublino (proprio oggi violentemente sfrattati dalla polizia e arrestati) e della SSangYong Motor Company in South Korea.

In queste stesse ore a Milano gli operai della INNSE stanno resistendo e rispondendo alle cariche della polizia e allo sgombero del presidio contro la chiusura della fabbrica: le mappe della resistenza sembrano disegnare un futuro completamente diverso rispetto a quello che i padroni della crisi vorrebbero imporre.

Vestas factory occupation - Video