Illustre Presidente,
Dopo la sua decisione di firmare il decreto ‘interpretativo’, non posso
che ritenermi irrimediabilmente deluso dalla sua persona. L’ultima cosa
che mi rimane da fare, come cittadino, prima di dover accettare con
dolore e con rabbia uno stato di cose che non può assolutamente
rappresentare i miei ideali di Democrazia, Giustizia e Verità, uno
stato di cose per cui persone che agiscono in palese violazione della
Costituzione hanno creato un sistema di potere che sta progressivamente
esautorando le istituzioni e gli organi di controllo, è farle delle
semplici domande.
Innanzi
tutto, chiamare quel decreto ‘interpretativo’ costituisce una presa in
giro nei confronti del diritto, della Costituzione, della Repubblica,
delle persone che sono morte perché l’Italia potesse diventare una
Repubblica e delle persone che sono morte per evitare che cessasse di
esserlo.
Lei ha avvalorato il comportamento di un gruppo di persone che, per
rappresentare solo ed esclusivamente i propri interessi personali, ha
utilizzato come scusa la parola libertà, commettendo un vero e proprio
stupro della lingua, delle istituzioni e della storia di questo Paese.
Uso il termine stupro per sottolineare la violenza di un simile
atteggiamento, con cui si piegano il linguaggio e le regole con la
violenza della mistificazione, della propaganda ideologica,
dell’eliminazione mediatica dei nemici o dei personaggi scomodi e con
forme di censura palesi e incontrovertibili.
Lei è davvero convinto, firmando il decreto, di aver agito nell’interesse del popolo italiano?
La
Storia della Repubblica Italiana è costellata da una sanguinosa scia di
martiri. Questi martiri sono quelle persone che hanno pagato con la
vita l’adempimento a quell’ideale chiamato ’servire lo Stato’, ideale
che ogni funzionario pubblico, di qualunque ordine e grado, dovrebbe
tenere presente. Parlo di persone come Ambrosoli, Livatino, Scopelliti,
Borsellino, Falcone. Venerdì sera lei ha avuto nelle mani la
possibilità di non firmare, e di certo, credo, ciò non avrebbe messo a
repentaglio la sua vita. Invece ha scelto di firmare.
Presidente, lei ritiene di aver servito lo Stato?
Ritiene di aver agito come garante della Costituzione Italiana, che è
la fonte della legge, e quindi anche del decreto che lei ha firmato?
Ritiene di aver agito in osservanza della Costituzione Italiana,
tramite la quale si esercita la sovranità popolare?
In
internet è facilmente reperibile il filmato in cui Milioni, l’uomo
passato grottescamente alla storia come ‘quello del panino’, farfuglia
le proprie scuse per dimostrare di essere stato presente nell’ufficio
competente entro l’orario di ufficio per depositare le firme, pur
essendo uscito per andare a prendere un panino.
Il video è un divertente caso di mancata dimostrazione del miracolo dell’ubiquità, a voler essere educati.
Presidente lei ha visto quel video?
Lei ha letto i resoconti della stampa, le testimonianze di chi era presente quando è accaduto ‘l’affair Milioni’?
Perché se ha letto gli articoli e visto il video, allora la domanda è:
Presidente, lei pensa che gli italiani siano stupidi? Lei pensa che gli
italiani non sappiano che incidenti del genere sono semplicemente
l’emerso di lotte di potere interne ai partiti, che ormai si comportano
come vere e proprie aziende, e stanno creando uno stato parafascista in
cui invece di un partito solo, come ai tempi del ventennio, c’è un
Giano Bifronte che divora i diritti del popolo italiano adescandolo con
un meccanismo di finta alternanza e sostanziale collusione?
Presidente, lei proviene dal PCI.
Oggi in Italia ‘comunista’ è usato come insulto da una parte
consistente degli italiani. Questi italiani usano la parola comunista
come un razzista usa la parola ‘negro’ o ‘frocio’. Usano la parola
‘comunista’ svuotandola di ogni significato politico, storico,
filosofico ed etico, come se fosse qualcosa di cui vergognarsi.
Le persone le cui leggi, leggine e leggiucole lei continua a firmare,
alimentano questo falso ideologico per ovvi fini personali, creando un
clima di propaganda che sta avvelenando il paese come un cancro
comunicativo che agevola la metastasi nelle istituzioni.
Nel ‘Piano di Rinascita Democratico’ della disciolta P2, loggia deviata
tra i cui iscritti figurano persone che occupano in alcuni casi posti
importanti dell’amministrazione pubblica (uno di essi è Presidente del
Consiglio), il Partito Comunista non è nemmeno nominato. Le sembra un
caso?
Presidente, lei è ricattato?
Presidente, è vera la notizia riportata da «Il Messaggero», secondo cui lei ha ricevuto minacce?
Perché se la notizia è falsa, Illustre Presidente, lei deve provvedere
a smentire una simile, gravissima, calunnia. Ma se invece la notizia è
vera, lei deve rispondere al popolo italiano, oggi, e dovrà rispondere
alla Storia, domani, per aver consegnato lo Stato di Diritto nelle mani
di una pericolosa banda di eversori che usa la politica come strumento
per acquisire e consolidare potere in modo illecito, e non come
strumento legale di rappresentanza del popolo italiano, che è sovrano
anche dopo il voto.
Lettera di Matteo Pascoletti