Riflessioni a freddo sul voto greco

Utente: GiEmme
21 / 6 / 2012

Mentre scrivo il nuovo primo ministro Samaras si accinge a giurare fedeltà allo stato greco e al memorandum targato UE/FMI. Dopo il diluvio di analisi elettorali dei giorni scorsi, provo ad analizzare i risultati dei diversi partiti in relazione ad alcuni fenomeni che stanno trasformando la società greca e da qui, forse, l'intera Europa.

Il primo dato che colpisce, ma senza stupire, è quello dell'astensione: questa volta ci siamo avvicinati al 40%. Quasi una persona su due ha rifiutato di esprimere una qualsiasi preferenza. Le ragioni sono molteplici e complesse. Una rigurda i soldi necessari per tornare a casa a votare: qui non ci sono sconti e in molti avevano sostenuto questa spesa solo un mese fa. Di certo, però, una percentuale così alta non può che essere ricondotta ad un rifiuto consapevole e ragionato.

Secondo dato, l'estrema frammentazione del voto del 7 maggio è stata in parte riassorbita: sono entrati in parlamento 7 partiti, con una forte polarizzazione delle preferenze su Nea Demokratìa e Syriza. Il primo partito ha ottenuto il 29,69%, il secondo il 26,89%, seguono Pasok (12,32%), Greci Indipendenti (7,49%), Alba Dorata (6,92%), Sinistra Democratica (6,24%), KKE (4,51%).

Tralasciamo l'ennesimo e irrimediabile flop dei comunisti del KKE, “vivi perchè si sono dimenticati di morire” come ha ricordato Slavoj Zizek, e i partiti usciti fuori da recenti scissioni dovute alla postura pro/anti memorandum, cioè Greci Indipendenti e Sinistra Democratica, rispettivamente vecchie costole di Nea Democratìa e Pasok/Syriza. Rimangono 4 partiti, iniziamo dal basso.

Alba Dorata (Chrissi Avgi), il partito nazista greco. Prima delle elezioni del 7 maggio 2012 non era mai riuscito ad avvicinarsi all'1% delle preferenze. Il suo successo è frutto di un complesso di cause e di un insieme di responsabilità di natura molto diversa. Decisivo risulta l'impoverimento materiale della maggioranza della popolazione greca prodotto dalle politiche neoliberali di FMI e BCE. Come sottolineava oggi The Guardian, Angela Merkel è riuscita là dove neanche Hitler potè: creare un partito nazista nella penisola ellenica.

Accanto ai fattori esogeni, relativi alla speculazione internazionale e alla perdita di sovranità economica e politica dello stato greco, che Crissi Avgi ha potuto facilmente cavalcare con la sua retorica nazionalista e decisionista, troviamo diverse dinamiche endogene che hanno contribuito alla legittimazione e all'affermazione dei nazisti. L'imbarbarimento generale della società greca, la pressione verso una crescente atomizzazione sociale, l'affermazione dell'homo homini lupis, sono processi prodotti e legittimati dai partiti che per 40 anni sono stati al potere: Pasok e Nea Demokratìa. Negli ultimi mesi, poi, la deriva securitaria e razzista del discorso politico ha toccato nuovi vertici. Basta pensare a un episodio recente: l'arresto di una quarantina di prostitute straniere, accusate di diffondere l'HIV e sbattute sulla prima pagina di tutti i giornali su ordine del ministro socialista Chrysochoidis. Come sempre è avvenuto, la destra è stata più brava della sinistra a sfruttare l'odio verso il diverso e il disprezzo per la marginalità sociale (immigrati, tossici, prostitute). È il cannibalismo sociale che ha permesso ai nazisti di costruire e consolidare il consenso e la legittimazione di cui godono, sbaragliando, tra l'altro, i fascisti del Laos (che infatti sono entrati in massa in Nea Democratìa, come vedremo più avanti).

Oltre ai discorsi contano le pratiche, e quelle di Chrissi Avgi sono note a tutti: un proliferare di aggressioni a immigrati (e a militanti di sinistra e anarchici) che non hanno lo scopo di ferire, ma quello di ammazzare. Questo partito è una banda di criminali e assassini, capaci di sostenere pubblicamente che gli stranieri non sono esseri umani e non hanno alcun diritto alla vita. La ferocia e l'impunità con cui uccidono sono raccapriccianti. Se per sbaglio finiscono in galera, non ci restano più di una notte.

Altro dato che fa venire i brividi è quello relativo al voto della polizia: si stima che oltre il 50% abbia votato per Alba Dorata. La polizia greca, oltre a potersi permettere ogni tipo di violenze e abusi, tende ad assumere comportamenti sempre più autonomi: pochi giorni fa una decina di poliziotti hanno fatto irruzione nella facoltà di economia, nonostante l'esplicito divieto dei superiori, picchiando la gente e devastando tutto. Fortunatamente gli studenti che erano all'interno sono riusciti a cacciarli con le brutte.

Pasok, il partito socialista, ovvero “quando tocchi il fondo puoi sempre scavare”. La sua parabola politica potrebbe diventare nel breve periodo l'anticipazione di quella di tutta la socialdemocrazia europea, incapace ovunque di prendere posizione in una crisi che polarizza ferocemente le condizioni di vita e la distribuzione della ricchezza. Il Pasok è il primo responsabile della situazione che si vive oggi in Grecia. Durante il suo governo è stato approvato il primo memorandum, quando Nea Demokratìa ancora vi si opponeva (l'accordo tra i due partiti è arrivato più avanti, al tempo del governo tecnico...). In due anni ha perso il 70% della sua base elettorale proprio a causa dell'appoggio incondizionato alle politiche neoliberali. Non contento ha scelto ieri di appoggiare, come previsto, il governo degli antichi rivali.

Syriza, la speranza battuta dalla paura. Gli occhi di tutta Europa erano puntati su questo insieme di gruppi politici dell'estrema sinistra, che in maniera intelligente ed efficace sono riusciti a compattarsi nell'unica forza politica radicale e alternativa che ha avuto il coraggio di sfidare i diktat della finanza internazionale. Tra le elezioni del 7 maggio e quelle del 17 giugno ha guadagnato il 10% dei voti, ma non è bastato.

Peccato perchè l'entusiasmo e le aspettative, in Grecia ma forse anche più nel resto d'Europa, erano veramente alte. Sarebbe stato un bel colpo a questo asfissiante “blocco di emergenza”, di “unità continentale”, che riunisce trasversalmente i partiti e i mezzi di informazione dei centro-destra-sinistra europei. Un blocco che nasconde dietro la maschera dei tecnici e dell'oggettività delle ricette economiche una teoria profondamente politica: quel neoliberalismo criminale che ha già messo in ginocchio altre zone del mondo.

Peccato perchè Syriza rappresenta un esperimento interessante, seppur non privo di contraddizioni e da mettere continuamente a verifica, del rapporto possibile tra partiti della sinistra radicale e movimenti. In Grecia, uno degli elementi imprescindibili e costitutivi di questo rapporto è stato il rifiuto della ricerca dell'egemonia. L'entusiamo e l'appoggio ricevuto dai militanti, anche nei settori più radicali del movimento greco e persino tra alcuni gruppi anarchici, dipende in maniera decisiva da questo aspetto.

Syriza è stato sconfitto dalla paura prodotta attraverso una campagna accanita e stupefacente, cui hanno contribuito a reti unificate partiti e mezzi di comunicazione greci ed europei. Il Financial Times è uscito perfino in greco pochi giorni prima del voto! Gli appelli contro Syriza sono stati lanciati, scanditi e ripetuti da tutti i fronti. Anche Hollande ha rifiutato di sostenere Tsipras (giovanissimo leader di questa formazione politica). La paura che Syriza ha fatto venire ai governanti degli altri “paesi membri” è stata ribaltata nella paura che questi ultimi hanno cercato di generare tra i greci. Ci sono riusciti, ma solo in parte e solo per adesso. Nonostante pensare a una progressione meccanica dei consensi della sinistra radicale sia una dolce illusione, l'ultima parola non è ancora stata scritta.

Nea Demokratìa, cioè “stavamo meglio quando stavamo peggio”. È questo il partito che grazie a poche migliaia di voti ha ottenuto il premio di maggioranza (50 parlamentari su 300) e che, insieme a Pasok e Sinistra Democratica, tenterà di governare una situazione ormai ingovernabile, attraverso le insostenibili ricette della Troika. La democrazia rimane nel titolo e le novità anche, eccezion fatta per i fascisti del Laos. Il travaso di questo partito, distrutto dall'appoggio al memorandum e scavalcato a destra dai nazisti, dentro Nea Democratìa è stato decisivo per riuscire a superare (di un soffio) Syriza. In cambio, riceverà diversi ministeri. Forse Repubblica e tutti gli altri giornali/partiti di quello che prima della crisi veniva definito “centro-sinistra” non hanno fatto troppo caso a questo piccolo elemento, dipingendo strumentalmente Nea Demokratìa come un partito della destra liberale.

Qui, invece, nessuno ha dubbi e ci si inizia a preparare alle probabili conseguenze. Nonostante alcuni sostengano che il governo difficilmente supererà l'estate, non c'è da stare tranquilli. L'impotenza sul piano economico sarà sfogata su quello securitario. Per i militanti dei movimenti, per i migranti, per le figure del disagio sociale che popolano le strade di Atene si preannunciano mesi molto duri. C'è da scommetere che la repressione sarà a tutto campo e senza esclusione di colpi, che userà la violenza della legge e quella delle armi, dei coltelli e delle bombe dei nazisti e della polizia.

Intanto, lontano dalle urne, la crisi economica è diventata crisi umanitaria. Continua a mordere e uccidere con la fame, la mancanza di farmaci e l'odio cieco e cannibale che ha prodotto nella società. E mentre i politici e i politicanti europei celebrano la vittoria dell'Europa delle banche, della miseria e del disagio sociale, nelle strade di Atene, iniziando a smaltire la botta, ci si ricomincia a organizzare per uno scontro che si preannuncia più duro che mai.