La scorsa settimana si è concluso a Cosenza il seminario
di ricerca “New Welfare per un Sud Comune”, che ha visto dialogare ricercatori
e professori di diverse università italiane con gruppi e attivisti politici
calabresi. L’esperienza, sul modello dei più significativi interventi di
autoformazione e critica della politica portati avanti in Italia, è stata un
primo esercizio per focalizzare l’attuale situazione ed elaborare categorie in
grado di cogliere i significati sociali e politici delle trasformazioni in
atto. I risultati, ritengo fruttuosi, avremo modo di osservarli in tutta la
loro portata nel breve e medio periodo: prossimi appuntamenti seminariali sono
in agenda per i prossimi mesi ed è in via di costituzione un primo nucleo per
lo svolgimento dell’inchiesta politica nel Mezzogiorno.
Il seminario è stato articolato in quattro giornate. Di
seguito passo in rassegna, in modo schematico e sintetico, i contenuti centrali
degli incontri al fine di offrire a coloro che non sono potuti essere presenti
perché non informati (ed anche agli informati assenti per ragioni più o meno
valide, e per “pruriti” meno validi) il quadro generale del lavoro svolto.
Siamo partiti dalla
constatazione che la deregulation dei mercati finanziari degli anni ’80 ha segnato
il tramonto del modello capitalistico di accumulazione fondato sulla grande
impresa e sul compromesso sociale tra lavoro e capitale. La relazione centrale
della giornata, di Carlo
Cuccomarino, ha chiaramente mostrato che il confine tra la sfera
produttiva dell’economia e quella finanziaria si è progressivamente dissolto
generando una situazione in cui il capitale finanziario e la conoscenza sono
divenuti gli assi principali della produzione di ricchezza, che viaggia
necessariamente insieme ad una diffusa precarizzazione del lavoro e
privatizzazione dei servizi sociali. Siamo insomma immersi in una nuova epoca
nella quale i mercati finanziari sono il cuore pulsante della transizione dal
fordismo al post fordismo: provvedono al finanziamento dell’accumulazione; svolgono
il ruolo di moltiplicatore dell’economia e redistribuzione, seppur distorta,
del reddito; sostituiscono lo Stato come assicuratore sociale (canalizzazione
forzata di parte crescente dei redditi da lavoro: Tfr, previdenza, istruzione,
salute). Da questo punto di vista i mercati finanziari rappresentano la
privatizzazione della riproduzione della vita, costituiscono l’ambito dove si
cerca di misurare capitalisticamente il valore della cooperazione sociale. Sono
a tutti gli effetti un biopotere. Quest’ultima considerazione, affrontata da
diverse angolazioni, è stato il nucleo intorno al quale ha ruotato il primo
incontro.
Individuati i tratti
salienti della nuova epoca capitalistico finanziaria ci siamo chiesti, nella
seconda giornata, come fosse possibile reinventare una politica adeguata al
presente, una politica in grado di rivendicare l’autonomia della cooperazione
sociale e delle attività vitali contro i biopoteri imperanti. In altri termini
ci siamo chiesti quali parole d’ordine, metodi e strumenti possiamo mettere in
campo per intervenire in questa nuova epoca di “dittatura della finanza”. In
quest’ambito è stata discussa l’inchiesta come metodo di “ricomposizione
politica” delle soggettività. L’intervento con il quale è cominciata la
discussione è stato tenuto da Gigi Roggero, dell’Università di Bologna e di Uninomade, che ha
sottolineato - con precisione e chiarezza - le potenzialità che l’inchiesta
assume quando perde ogni preconcetto scientista o presunzione accademica e
diventa a tutti gli effetti conricerca, ossia attività in cui chi è coinvolto lascia
cadere il proprio ruolo e si mettono in comune saperi e capacità. La conricerca
è quell’ambito dove è possibile promuovere incontri che tengono assieme
“produzione di sapere”, “produzione di soggettività” e “organizzazione
politica”. Dalla stessa angolazione, chi scrive, ha cercato di formulare alcune
note metodologiche su come può essere intrapresa, oggi, una inchiesta politica
nel Mezzogiorno (http://uninomade.org/prime-note-per-una-inchiesta-politica-nel-mezzogiorno/).
Nel terzo incontro ci siamo soffermati sulla “leva” del
nuovo processo d’accumulazione: la finanziarizzazione. Ed
abbiamo osservato quest’ultima dal punto di vista strettamente economico e come
“finanziarizzazione dello spazio pubblico”. Tra gli interventi, quello di
Stefano Lucarelli dell’Università di Bergamo è stato particolarmente utile a
definire le modalità con le quali si è imposta storicamente l’attuale accumulazione
finanziaria e le “tecniche” con cui riesce a “funzionare” come espropriazione
della cooperazione sociale. Un incontro importante, questo terzo, nel quale un
giovane ma ferrato economista ha demistificato l’ideologia fondante il nuovo
capitalismo finanziario.
Nell’ultima giornata abbiamo invece affrontato le valenze
politiche, oltreché economiche, inerenti il Reddito d’esistenza. A darci una
mano a tal scopo è stato Andrea Fumagalli, economista dell’Università di Pavia
e membro di rilievo di Uninomade e del Basic Income Network. Sin da subito la
questione del reddito d’esistenza è stata svincolata dalle tematiche perniciose
delle politiche “d’aiuto”, per le quali il percettore del reddito è un
bisognoso al quale viene concesso un qualcosa che non ha prodotto. Al contrario
l’incontro è partito con la dimostrazione scientifica di come oggi siamo tutti
parte di un processo produttivo, nessuno escluso, anche chi ufficialmente non
lavora. Questo nuovo stato di cose è l’emblema della globalizzazione
capitalistica e dei suoi processi di finanziarizzazione, processi per i quali
vediamo oggi emergere nuove figure sociali come il working poor e il “povero
produttivo”. Il reddito d’esistenza è stato dunque definito come una politica
distributiva, e non redistributiva, una politica che restituisce alla
moltitudine dei soggetti senza reddito (o con un reddito sotto delle soglie di
povertà) una parte del valore che gli è stato espropriato e non riconosciuto.
Questi, in estrema sintesi, i contenuti del seminario “New
Welfare per un Sud Comune” che ha definito nuove piste di ricerca da
percorrere, per un cambiamento radicale che vada oltre le rigidità imposte
dalle politiche del debito dei capitalisti della finanza e, in Calabria e nel
Mezzogiorno, dalle reti locali di potere che le sostengono.
da www.sudcomune.it
Un seminario per il cambiamento
di Francesco Maria Pezzulli
19 / 3 / 2012