Inchiesta su Mario Scaramella, il dossier Mitrokhin ed una vicenda su cui e' calato il silenzio

Alle porte degli inferi

4 / 12 / 2009

“Ah, io non chiederei di essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei di essere uno scorfano, che è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua…”. Elsa Morante, “L’isola di Arturo”.

E’ il golfo di Napoli. Uno specchio d’acqua nel cuore del Tirreno in cui insistono il promontorio cumano, le piccole isole di Ischia e Procida, la penisola sorrentina, la cui storia è scandita dal ritmo delle onde che ne determinano i tempi e le epoche. Da sempre.

Le fortune, le violenze, i trionfi e i lutti li ha sempre portati un’onda. Ora amica, ora nefasta.

Fin dai tempi in cui furono i coloni Calcidesi di Eubea a determinarne il corso.

E’ in questo golfo che, secondo la mitologia, albergava la “sibilla cumana”, la sacerdotessa a cui gli antichi romani ricorrevano al fine di conoscere anzitempo il proprio destino, soprattutto circa l’esito delle battaglie. Ed è in queste acque che, secondo la tradizione, doveva depurarsi la mitologica sibilla prima di espletare la sua funzione.

Un’insenatura dall’enorme rilevanza geologica, inoltre.
Una faglia sottomarina divide il golfo in due zone ben distinte.
Un canyon sottomarino a 150 metri di profondità attraversa il golfo partenopeo segnando un sottopassaggio fra Ischia e Procida e offrendo dimora a 7 vulcani sottomarini sui quali non si ha alcuna possibilità di controllo.

Una spaccatura della crosta terrestre al centro di un intrigo internazionale da ormai quattro decenni su cui sembra calata la “censura del silenzio”.
Proviamo a riaccendere i riflettori.
E’ necessario spostarsi di qualche chilometro.
Nel ventre molle di Napoli. Precisamente in Via Foria.
E’ in questa centralissima arteria, a due passi dal Real albergo dei poveri, che vi è la sede, fin dal 1997, dell’ECPP (Environmental Crime Prevention Program), l’organizzazione inter-governativa fondata da Mario Scaramella.
Ma chi è in realtà questo losco 40enne napoletano che presenta un curriculum tale da far invidia ad anziani cattedratici? Con quali credenziali in un decennio gli sono stati affidati incarichi delicatissimi presso importanti istituzioni in giro per il mondo?

Nipote dell’ex Presidente della Regione Campania Antonio Rastrelli, nel 1991 dirige un’azienda che su incarico della Provincia di Caserta, si occupa di prevenzione di reati ambientali.

Nel corso degli anni successivi occupa il ruolo di giudice onorario nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura, giudice di pace ad Ischia, docente di diritto ambientale presso l’Università di Bogotà, consulente della CIA in Colombia per indagare su presunti legami tra narcos e servizi segreti russi, membro del Research Institute all’Università di San Jose, direttore del centro di politica spaziale presso l’Università Federico II di Napoli, coordinatore di un progetto per il lancio di missili balistici dai sottomarini russi, consulente delle procure di Verona prima, e Reggio Calabria poi, “visiting scientist” alla Stanford University in California, direttore di un programma universitario della NATO in Lituania, coordinatore di una scuola di sicurezza nazionale in Colombia per l’addestramento della polizia locale, consulente della Greenwich University di Londra, sovrintendente alla demolizione della case abusive per conto dell’Ente Parco del Vesuvio, infine, consulente della Commissione parlamentare “Mitrokhyn” istituita dal governo Berlusconi nel 2002, e presieduta dall’on. Paolo Guzzanti, al fine di fare luce su coloro i quali, presumibilmente collaborazionisti dell’URSS, nel periodo della “guerra fredda” agivano nell’ombra dei paesi europei, e quindi dell’Italia.

La Commissione Mitrokhyn, dal nome di Vasili Mitrokhyn ex-ufficiale del Kgb, si pose l’obiettivo di far luce sul “dossier Impedian”, 645 pagine di documenti redatti tra il ’95 e il’98 zeppe di nomi di politici, giornalisti, diplomatici, funzionari dello Stato, dettagli di operazioni illegali e “misure attive” poste in essere dal Kgb in Italia per oltre 40 anni.

Dai “contatti confidenziali” di Armando Cossutta e Francesco De Martino (ex-vicepresidente del Consiglio) a Jas Gawronsky (ex-europarlamentare di Forza Italia e portavoce di Berlusconi a Palazzo Chigi), Ruggiero Orfei (ex-consulente di Ciriaco De Mita a Palazzo Chigi) e Lelio Basso (ex-segretario del Psi); da un numero consistente di “agenti informatori confidenziali”, agli “agenti di influenza” fino ai “coltivati”, ovvero quelli prescelti e contattati per un eventuale “aggancio”.

Il “dossier Impedian” sembrò, ad un certo punto, poter mettere luce su alcune pagine buie della storia d’Italia degli ultimi 40 anni.
Dal tentativo di “infiltrare” il Vaticano dopo l'elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II, il Papa polacco, in coincidenza dei grandi sommovimenti popolari in Polonia e della nascita del sindacato Solidarnosc alla fornitura di armi e radiotrasmittenti destinati alla cosiddetta Gladio Rossa fino al coinvolgimento dell'agente del Kgb Giorgio Conforto, alias agente Dario, nell'ambito delle vicende connesse al caso Moro, dato che la mitraglietta Skorpion che lo uccise fu trovata a casa della figlia di Conforto.

Alcune schede di Mitrokhin riguardano i rapporti tra i servizi cecoslovacchi e le Brigate rosse.       Lo stesso ambasciatore russo a Roma, Nikhita Rykhov, sospettava che all'interno dell'ambasciata cecoslovacca ci fosse qualcuno che era in contatto con l’organizzazione armata.
L’epilogo è storia recente.
Il documento conclusivo della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Mitrokhyn addebita al Sismi una censura sul dossier inviatogli dal servizio segreto inglese.
Ha, evidentemente, prevalso la ragion di stato.
Si è perseverato nella prassi di omettere i nomi e i cognomi dei responsabili delle manovre delle più oscure retrovie della politica.

C’è una vicenda, tra le altre, che attende di essere svelata, che mette in relazione il golfo di Napoli, il “dossier Impedian” e il ruolo di Scaramella.
Un segreto custodito a 150 metri di profondità.
È lo stesso Scaramella ha raccontarlo in Commissione.

Laggiù, in quelle stesse acque in cui, secondo la mitologia greca finirono i giganti Alcione e Mimante in seguito alla lotta con gli dei, sarebbero custoditi, dal 10 gennaio del 1970, 20 siluri nucleari di fabbricazione sovietica in riferimento all’ipotesi che negli anni ’70 l’intelligence militare russa avesse minato la costa tirrenica davanti alla sesta flotta navale statunitense.

Un ipotesi confermata dalla testimonianza di Victor Surovov, pseudonimo di Vladimir Bogdanovic Rezun, ex-ufficiale dei servizi segreti russi che nel ’98 chiese asilo alla Gran Bretagna.
“In quel periodo l’Urss era molto preoccupata di posizionare mine e altre armi nucleari. Napoli era il focal point di tutta questa attenzione e avrebbe potuto diventare un deserto radioattivo”.
A ciò si sommano le notizie che, ad esempio, riguardano il sottomarino di scorta a quello che compì l’operazione che ebbe un impatto nel golfo, tra le isole di Procida e Ischia, con un traghetto di linea della compagnia Lauro, l’Angelina. Evento tenuto segreto ai media nazionali ma ben presente nei ricordi di coloro i quali quel giorno erano a bordo, già ascoltati dalla commissione Mitrokhyn.
La notizia, contenuta in un dossier riservato fu consegnata dallo stesso consulente Scaramella a Guido Bertolaso. Sì, proprio lui. Il Capo indiscusso della Protezione Civile.
Dal dossier si evince che nel 2001 l' IAEA (l'Agenzia Internazionale per l' Energia Atomica) ha inserito nell’ "Inventory of accidents and losses at sea involving radioactive material" il caso dei missili sganciati nel golfo di Napoli.
Un informazione girata a tutte le ambasciate di Vienna (dove ha sede l' IAEA) dei paesi aderenti all' Agenzia atomica internazionale, inclusa quella italiana.

E allora? Come mai questo complice immobilismo? Insieme ai nomi e ai cognomi dei “fiancheggiatori”, più o meno, vicini al Kgb si intende insabbiare anche questa delicatissima vicenda?? O forse sono bastate le immancabili rassicurazioni di Bertolaso che, dopo aver consegnato ai servizi segreti e alle forze armate il dossier, non esitò a dichiarare a L’Espresso che gli addetti delle forze armate stavano studiando una questione priva di conferme ufficiali e di cui da sempre conoscevano l’esistenza?.

La Protezione civile sembra avesse incaricato un ufficio di calcolare le percentuali di rischio, anche se, a sentire Bertolaso ''…la popolazione non corre pericoli. Dopo 30 anni i siluri non potrebbero avere efficacia bellica". Il vero problema è la dispersione di materiale radioattivo per corrosione, ma sono cose che richiedono più di trent' anni”. Un inno alla lungimiranza.

Tornando a Scaramella. Quando nel Novembre del 2006, impegnato nell’attività di consulente della suddetta commissione, pranzò in un sushi-bar di Regent Street a Londra con l’ex-colonnello dissidente del Kgb Alexandr Litvinenko, accasciatosi per una dose letale di polonio 210 e sulla cui morte pesa il sospetto del ruolo dei servizi segreti del Cremlino, fu allora che iniziarono i suoi guai.
Secondo Scotland Yard l’omicidio fu deciso un anno prima e portato a compimento quel primo di novembre in cui era stato accertato lo svolgersi di un incontro tra lo stesso Scaramella e la vittima predestinata, così da essere colto con le mani nel sacco e distrutto.                                                                                                      Cominciò ad essere indicato come millantatore, spione, bugiardo, trafficante di armi.
In breve tempo piombarono i sospetti sull’attendibilità del suo curriculum, delle sue rivelazioni.
Cominciò un’operazione mediatica di delegittimazione, prima, e giudiziaria, poi, che condusse, il 24 dicembre del 2006, all’arresto di Scaramella all’interno dell’aereoporto di Napoli, appena rientrato con un volo proveniente da Londra, con le accuse di calunnia e traffico di armi.
Il dossier riguardante l’inabissamento dei missili sovietici nel golfo di Napoli, che a suo tempo produsse le dichiarazioni del capo della protezione civile circa la necessità di operare le opportune verifiche divenne una barzelletta sulle sue spalle.
Si trattasse di un agente dei servizi segreti italiani, di un uomo della Cia, di un banale faccendiere trafficone o di quant’altro non è dato sapersi.
Resta il fatto di una rivelazione su cui è calato un alone di mistero.
Dal giorno dell’arresto sono passati 4 anni. Scaramella coinvolto in un ciclone giudiziario, avvelenato col polonio 210 e sopravvissuto miracolosamente, è stato relegato nel dimenticatoio insieme al dossier Impedian e ai 20 missili nucleari deposti sul fondale del golfo di Napoli.

Il resto è storia d’oggi. Nel Novembre del 2008 venne siglato un accordo di cooperazione tra Libia e Russia sul nucleare civile, che riguardava anche aspetti relativi agli armamenti e ai sommergibili.
A pochi giorni di distanza, il ministro della difesa La Russa aggiornò i piani di rotta per il transito navale nelle acque di competenza italiana.

I piani di rotta, ed è questa la novità, prevedono, ad oggi, il transito di non ben precisate imbarcazioni “K 141”. È con questo identificativo, che negli ambienti militari vengono indicati i sottomarini a propulsione nucleare russa.
Ecco la baia napoletana trasformarsi in crocevia di traffici nucleari. Con tanto di accordo ufficiale.
In un quadro complessivo di partnership internazionali in cui l’Italia ha investito, per implementare la politica di sicurezza energetica italiana, in misura maggiore nei confronti, appunto, di Libia e Russia.
Intanto, lo stesso giorno in cui fu avvelenato Litvinenko all’Organizzazione Marittima Internazionale di Londra è stata votata una risoluzione per fare ricerche nel Mediterraneo con l'Agenzia atomica internazionale. Nessuno ne parla. Nessuno punta a far luce.
Che le autorità preposte facciano chiarezza. Che recuperino i missili con tutte le difficoltà che comporta scandagliare un fondale vulcanico a 40 anni di distanza.
Che ci sia trasparenza nel garantire la salubrità dei fondali marini, delle acque e di conseguenza la salute dei cittadini e la stabilità dell’ambiente.

Nella speranza che questi luoghi possano continuare a rappresentare il tempio in cui storia e mitologia si intersecano.
Un tempo questo golfo, nascosto tra i fumi venefici del vulcano era considerato la “porta dell’aldilà” dove Caronte attendeva per condurre i defunti attraverso il fiume.

Dominata dal fuoco, il fuoco interno della terra, gli antichi volevano porre questa terra alle porte degli inferi…