Nucleare - Prima vittoria tra astuzie e trappole

20 / 4 / 2011

«Nunc est bibendum, nunc est pulsanda tellus»: ora è tempo di gioire per questa vittoria, certo prestando grande attenzione a quanti, più attenti a possibili astuzie, indicano possibili trappole in agguato.

Ma non invertiamo il momento della soddisfazione e quello della cautela: oggi possiamo dire che il combinato disposto dell'incidente nucleare in Giappone e di un movimento colto e attivo, tutto questo ha imposto al governo italiano la valutazione che il 12 e 13 giugno il quorum ci sarebbe stato e il referendum sul nucleare si andava a perdere. Questo dicevano i sondaggi e questo diceva una mobilitazione nell'opinione pubblica, con comitati che fiorivano in ogni parte d'Italia e un riaggregarsi di donne e di uomini, che in tutti questi anni non s'era più vista. Sì, c'era di mezzo la paura del dover vivere d'angoscia: ma perché ci si dovrebbe vergognare di questa paura? Aveva girato per i comitati, già prima di Fukushima, il risultato grave dell'università di Magonza con il più che raddoppio delle leucemie infantili intorno alle centrali tedesche e Rubbia aveva messo in guardia sull'inaffidabilità dell'attuale tecnologia nucleare.

Allora questa paura, che già bloccava i reattori negli Stati uniti o in Francia, non era forse più razionale del provinciale ed ingordo interesse italiano? Non si diceva solo No Nuke nei comitati, ma anche Sì al risparmio e al sole e al vento: e allora, chi era più europeo noi o il governo che, dell'Europa, se ne è ricordato quando si è trattato di implorare aiuti per i barconi del Mediterraneo. Questa vampata di razionalità è sembrato desse uno scossone ad un paese frantumato nell'individualismo e con una corruzione dilagante: il referendum è divenuto, al di là delle intenzioni di Di Pietro, un'occasione straordinaria perché nel Paese tornasse a serpeggiare il senso del giusto, una ribellione per le cricche degli affari.

Questa vivace aria nuova andava verso la vittoria e si tirava dietro anche l'acqua, bene comune, e il rifiuto della legge piegata agli interessi del capo. Con la sua iniziativa, il capo e i suoi ammettono esplicitamente che hanno visto la sconfitta e questa è stata, sin qui la vittoria già ottenuta. Poi si dovrà continuare la lotta. Prima di tutto perchè non si perda questo vento nuovo, che è sembrato addirittura ridar sangue nelle vene anemiche del Pd. E dunque per continuare la spinta di mobilitazione che il movimento ha iniziato, sulle altre questioni referendarie e non solo.

E poi, certo, bisognerà anche controllare le furbizie. C'è ad esempio chi teme che il governo, ottenuto con questa iniziativa il disarmo del movimento, rilanci i reattori più in là, avendo privato i cittadini dell'occasione per dire nettamente Sì, non lo vogliamo. E ci sono i raffinati che temono che esaurito da qui a fine maggio il tempo disponibile per approvare la cancellazione delle norme nucleari, si vada al referendum dopo il disarmo, appunto, del movimento.

Questa ci sembra dietrologia eccessiva. Ma vigilanza sì, mentre c'è gioia di fronte al fatto che siamo riusciti (insieme a Tremonti) a metter paura alla cricca.