Sardegna - Cresce nell'isola la protesta contro Equitalia e Abbanoa

8 / 5 / 2011

Il popolo delle Partite Iva è una furia scatenata. Su YouTube circola da giorni il loro ultimo grido di guerra: «Giovedì 12 maggio faremo tremare il palazzo della Regione». Dopo aver riempito della protesta piazze e strade, a Cagliari, Sassari e Carbonia. Aver inondato di rabbia la diretta di «Anno Zero», giovedì, e riempito ieri due colonne del Sole 24 Ore con il piombo del titolo: «Dagli antagonisti ai pastori: tutti contro Equitalia». Sono tutti sull'orlo dell'abisso. Basterebbe appena un altro ufficiale giudiziario, dopo i tanti che da mesi hanno pignorato dovunque case, terreni, negozi, auto e conti in banca, per farli sprofondare nella disperazione, nelle lacrime. Nella fame e nelle fauci degli usurai, gli ultimi boia. Presto sarà un nuovo olocausto notificato, mezzo raccomandata, da Equitalia per ordine e conto soprattutto dell'Agenzia delle Entrate, ma fra i mandanti ci sono anche le amministrazioni comunali e qualunque altre altro ento pubblico indiavolato. In Sardegna, sono in arrivo ottantacinquemila cartelle esattoriali, più di un terzo soltanto nel Sulcis-Iglesiente dove la carestia è stramaledetta da troppo tempo. I milioni in palio sono tutto, valgono la vita, per gli oltre mille iscritti all'associazione «Artigiani e commercianti liberi» di Carbonia, Iglesias, Nuxis, San Giovanni Suergiu, sono fra i più perguitati, oppure per l'universo del movimento «AntiEquitalia», che su Facebook ha cinquemila contatti al giorno e una bacheca in cui è ammessa qualunque imprecazione contro lo Stato. Poi ci sono altri 75.135 sardi già sotto scacco riscossione. Con Equitalia che, in un riepologo aggiornato a marzo, ha messo assieme l'importo esatto di quanto i proscritti pagano e devono ancora pagare a rate: 1.582.318.826. È un quarto o poco meno dell'ultima Finanziaria regionale, vale dieci volte il fatturato dichiarato da Abbanoa (altra iatttura) nel 2006. È terribile e con le cartelle in arrivo il debito della Sardegna crescerà fino a quanto non si sa. È pazzesco, è una condanna a morte ingiusta anche per chi, in passato, è stato disonesto nel senso civico e nelle tasse. Certo, ha sbagliato ma potrebbe aver evaso l'Irpef, la sua previdenza o una multa del comune di Cagliari più per fame che spinti dal dolo. Nel Sulcis i disoccupati sono trentamila su 130 mila all'anagrafe, in Sardegna di soli ammortizzatori sociali vivono centomila famiglie, come una città appena meno affollata di Sassari, i giovani senza lavoro sono oltre la soglia del 44 per cento: dov' è il dolo? E comunque per gli evasori anche ravvedersi è diventato impossibile se l'Inps ordina il sequestro del trattore se non hai pagato i contributi, o l'Agenzia delle Entrate la vendita giudiziaria della casa se hai un debito con lo Stato anche di soli ottomila euro.

Non riesci più a lavorare, finisci sul lastrico. Non puoi vivere, sei sulla strada: è la fine. Il popolo delle Partite Iva è a un passo dalla strage, per non essere travolto, nel Sulcis, si è aggrappato all'associazione degli Artigiani liberi. È un movimento spontaneo, dal basso, che come racconta un socio fondatore, Andrea Impera, è nato così: «Prima eravamo quattro amici disperati al bar. Poi siamo diventati cento una settimana dopo, oltre mille nell'ultima riunione». Al tavolo c'era anche il parroco di San Giovanni Suergiu. Serviva un mediatore verso l'Altissimo, o arriva il miracolo, o sarà l'inferno. In terra.

tratto da Nuova Sardegna del 8 maggio 2011

Cagliari 14-04-11 mobilitazione contro equitalia

Sardegna - Presenza a Annozero dei cittadini del Sulcis