In questi giorni i media nazionali stanno mettendo in atto una
vergognosa operazione mediatica, diffondendo una interpretazione
completamente distorta della sentenza e del processo stesso alla
Commissione Grandi Rischi.
Secondo gran parte dei mezzi di informazione - che seguono
pedissequamente la tesi espressa anche dai vertici della Protezione
Civile - gli imputati sarebbero stati condannati per non aver previsto
il terremoto. Si tenta così di ribaltare il senso stesso del processo
che non tratta affatto della capacità di previsione della scienza, ma
che, lo ricordiamo per chi parla senza sapere, è basato sul fatto che i
membri della Commissione hanno rassicurato la popolazione.
E’ vergognoso constatare come attraverso questa operazione
mediatica si stia tentando di raccontare l’ennesima bugia, in Italia e
all’estero (dopo, per esempio, la favola del “miracolo aquilano”),
arrivando alla follia di sostenere che adesso la Protezione Civile non
potrà più lavorare liberamente, come afferma senza pudore in comunicato
del Dipartimento stesso.
Al presidente dimissionario della grandi rischi Maiani che ha
affermato che “non c’è nessuna indagine su chi ha costruito in maniera
non adeguata”, vorremmo ricordare che pochi giorni prima della sentenza
di lunedì era arrivata la condanna per l’Ing. De Angelis, giudicato
responsabile per il crollo della palazzina in via generale Rossi, dove
lui viveva, e dove ha perso la vita anche sua figlia.
E’ triste inoltre che anche la politica debba esprimere giudizi di
merito anche su questo, smascherando ancora una volta come dietro a
degli incarichi tecnici, si cerchi di utilizzare arbitrariamente un
potere tutto politico, come ha fatto e continua a fare il Capo della
Protezione Civile (ed ex prefetto de L’Aquila) Gabrielli.
I membri della Commissione Grandi Rischi avrebbero dovuto
dimettersi il 31 marzo 2009, quando piegarono il proprio operato ed il
proprio giudizio scientifico al potere del Governo e del Capo della
Protezione Civile Bertolaso, prestandosi all’intercettata “operazione
mediatica” tesa a tranquillizzare i cittadini del cratere.
Abbiamo vissuto sulla nostra pelle quale sia l’enorme potere che
passa trasversalmente attraverso il Dipartimento della Protezione
Civile.
Un potere capace anche di modificare a proprio interesse
l’oggettività dei fatti attraverso i media. Ma questa volta si è davvero
passato il segno. La coraggiosa sentenza del giudice stabilisce
evidentemente una verità non in sintonia con questo potere a cui da
subito come 3e32 ci siamo opposti nel quotidiano del nostro territorio.
La sentenza apre finalmente una breccia di civiltà e riscatto nella
cappa di ingiustizie e disagio in cui questa città sembra rimanere
ancora come paralizzata.
Una breccia importante da cui può finalmente iniziare quel
difficile processo di elaborazione collettiva di quanto realmente
accaduto a partire dal terremoto. Un’elaborazione scomoda, finora
impedita a tutti i costi e che però è l’unica cosa che può salvarci dal
baratro.
La strada da percorrere ce la stanno mostrando prima di tutto la
dignità vera, il coraggio e la tenacia dimostrate dai parenti delle
vittime che in questi anni hanno continuato a battersi nel silenzio di
gran parte della città e contro ogni manipolazione.