Bothaina Kamel, giornalista, arrestata domenica 20 novembre 2011 insieme ad alcuni studenti proprio in piazza Tahrir, si racconta. Si tratta dell'unica donna candidata alle future presidenziali in Egitto, ex moglie di Emad Abu Ghazi, ministro della Cultura egiziano che si è dimesso dopo le violenze di questi giorni.
Una candidata alle presidenziali in Egitto, un Paese dove per
i diritti delle donne c'è ancora molto da fare, ha suscitato molte
polemiche da parte dell'opinione pubblica. Lei come motiva la sua scelta
e come risponde a chi definisce la sua decisione una semplice
provocazione?
Penso che la mia candidatura non sia
assolutamente una provocazione priva di alcuna ambizione, è tempo per le
donne di mirare anche alle cariche più alte e dunque alla presidenza.
Inoltre
la parità di genere si ottenga non solo facendo incontri e workshop sul
tema ma stando dietro le loro esigenze, supportandole nei posti di
lavoro, nelle fabbriche e difendendo i loro diritti. Allo stesso tempo
dobbiamo lottare per eliminare il timore di rivendicare le nostre
esigenze. Per noi è necessario entrare nella vita politica attiva del
paese, dobbiamo essere presenti per partecipare alla costruzione del
nuovo Egitto. Abbiamo dimostrato di essere in grado di fare la
rivoluzione quindi saremo in grado anche di superare gli stereotipi e i
limiti di genere che ancora persistono nella nostra società, come la
nuova legge elettorale per le parlamentari che ha previsto la presenza
obbligatoria di una sola donna per ogni partito, e nelle liste nessuna
di loro era ai primi posti. L'estate scorsa ho fatto un tour elettorale
per tutte le regioni egiziane e la reazione nelle zone anche più rurali è
stata molto buona. All'inizio ho trovato un po' di resistenza in
particolare da parte delle frange più legate all'islam radicale
nonostante questo molte persone hanno provato interesse verso la mia
campagna e ho avuto la possibilità di parlare con tantissimi cittadini.
Il suo è un volto molto noto in Egitto, è stata per anni la
presentatrice di uno dei tg più seguiti ma ha subito varie censure per
la sua continua opposizione al regime di Mubarak. Quando ha iniziato a
interessarsi di politica?
Sono un'attivista politica sin
dagli anni dell'università e la mia vocazione per la difesa della
libertà individuale e dei diritti delle donne è sempre andata di pari
passo con la mia vita. Sono sempre stata vista come una fuori dal coro
anche quando ero una studentessa, non ho mai rinunciato alle mie idee e
alla libertà di pensiero.
E così ho continuato anche nella mia
professione di giornalista per la radio e la tv di stato dove ho subito
diverse censure sino a quando non mi sono rifiutata di leggere le news
al telegiornale perché faziose. La prima censura arrivò con il mio
programma radiofonico "confessioni notturne" dove affrontavo temi legati
ai sentimenti e alla sessualità e che nonostante fosse seguito da
tantissime persone venne interrotto e bollato come "indecente".
Quali sono le prime cose che farebbe nel caso diventasse presidente?
La
mia ricetta per la rinascita economica e politica dell'Egitto
passerebbe per una stato laico che riduce le spese militari a favore del
welfare e che introduce nuove regole e le rispetta. Il paese ha
pochissimi servizi pubblici proporzionati alla popolazione. La prima
cosa sarebbe reindirizzare la spesa pubblica verso la costruzione di
nuove scuole e nuovi ospedali, si potrebbero anche utilizzare gli
edifici del ministero della difesa e dell'interno - sono tantissimi - e
convertirli in strutture di utilità pubblica. Per quanto riguarda la
corruzione in questo paese è un fenomeno dilagante è per questo che il
rispetto della legge assieme a un efficiente sistema democratica sarebbe
un grande passo verso l'uguaglianza. Se lo stato riuscisse ad applicare
le leggi a tutti i cittadini e se il denaro pubblico, che sino a ora è
stato rubato dal regime di Mubarak, venisse gestito e ridistribuito in
maniera equa il paese uscirebbe in poco tempo dalla miseria in cui è
piombato negli ultimi decenni.
In questi giorni l'Egitto è andato al voto mentre Tahrir da
orami due settimane sta rivivendo una seconda ondata di rivoluzione con
le stesse violenze e gli stessi orrori. Cosa pensa di ciò che è accaduto
nelle ultime settimane e come vede la vittoria dei Fratelli Musulmani e
l'ottimo risultato dei salafiti che si sta prospettando dai primi
scrutini?
Dopo il 25 gennaio non ho mai smesso di prendere
parte alle proteste di piazza Tahrir, ho sempre sostenuto che il
Consiglio Supremo Militare non stesse mantenendo le promesse fatte al
popolo e anche dopo la seconda ondata di proteste di fine novembre sono
stata sempre presente e sono stata arrestata dalla polizia egiziana nei
giorni in cui portavo avanti il mio sciopero della fame in solidarietà
con Laila Souif la mamma di Alaa Abel Fattah uno degli attivisti più
importanti che ormai da un mese si trova in carcere con accuse
infondate. Per quanto riguarda la supremazia delle forze di ispirazione
islamica, credo che nonostante le nuove sanguinose proteste in piazza
Tahrir e la presenza del Consiglio militare supremo che sarà in carica
fino al prossimo luglio - e sta commettendo gli stessi errori del
vecchio regime - sta dando una grande prova di forza andando alle urne. E
anche se le cifre sono in favore dei partiti di ispirazione islamica e
in una parte importante anche per i salafiti sono sicura che con un buon
rodaggio il sistema democratico sarà in grado di scegliere le persone
migliori per governare il Paese.