ANJALI KAMAT: Trascorriamo il
resto dell'ora con la famosa scrittrice indiana e attivista, Arundathy
Roy, parlando della parte oscura e più vulnerabile dell'India. Un paese
fiero che si vanta della sua fama di democrazia più grande del mondo.
Nella lista dei miliardari pubblicata quest'anno da Forbes, la
stampa indiana sottolineava con un certo orgoglio che due compatrioti
sono entrati nella lista dei dieci uomini più ricchi del mondo.
Nel
frattempo, migliaia di truppe paramilitari e agenti di polizia indiani
stanno combattendo una guerra contro i più poveri abitanti del loro
paese, quelli che vivono nella cosiddetta Cintura Tribale. Le autorità
indiano hanno dichiarato che più di un terzo della nazione, un'area in
gran parte coperta da foreste e ricca di risorse minerarie, è
parzialmente o completamente sotto il controllo dei ribelli maoisti,
noti anche come Naxaliti. Il primo ministro indiano ha definito i
maoisti "la più grave minaccia interna alla sicurezza del paese".
Secondo le cifre ufficiali, negli ultimi sette anni di combattimenti
sono morte circa seimila persone, oltre la metà dei quali civili.
La
nuova offensiva paramilitare governativa contro i maoisti è stata
battezzata 'Operazione Battuta di Caccia'.
All'inizio di marzo, il
leader dell'insurrezione maoista, Koteswar Rao 'Kishenji', ha invitato
la scrittrice Arundathy Roy, vincitrice del Booker Prize, per
chiederle di fare da mediatrice nei negoziati di pace con il governo.
(...)
AMY GOODMAN: Arundathy Roy ha appena avuto la rara
opportunità giornalistica di incontrare i guerriglieri armati nelle
foreste dell'India centrale. Ha viaggiato per alcune settimane con gli
insorti nel cuore dei territori maoisti e ha poi scritto un lungo
reportage, appena pubblicato dalla rivista indiana Outlook,
intitolato 'Camminando con i compagni'.
Questa famosa
scrittrice e attivista per la giustizia globale ci ha raggiunti qui a
New York.
Insignita nel 2002 del Cultural Freedom Prize
della Fondazione Lannan, ha scritto diversi libri, tra cui 'Il dio delle
piccole cose', vincitore del Booker Prize, e l'ultima raccolta
di saggi, 'Quando arrivano le cavallette'.
Arundathy Roy, benvenuta
a Democracy Now!
(...)
Iniziamo da cosa sta succedendo
nelle foreste indiane. Cos'è questa guerra che l'India sta combattendo
contro la popolazione più povera, note come 'tribali', 'indigene',
'Adivàsi'? Chi sono i maoisti? Cosa succede laggiù? E tu come ci sei
arrivata?
ARUNDHATI ROY: E' una storia che va avanti da molto
tempo. C'è una connessione con quello che accade in Afghanistan, in
Waziristan, negli stati nord-orientali dell'India e in questa cintura
mineraria che va dal Bangala Occidentale attraverso il Jharkhand e
l'Orissa fino al Chhattisgarh: quello che in India è chiamato il
Corridoio Rosso. E' interessante notare che tutto viene etichettato come
'rivolta tribale'. Ovviamente in Afghanistan essa ha preso la forma di
una rivolta radicale Islamica. Mentre in India abbiamo una rivolta
radicale di estrema sinistra. Ma si tratta solo di forme diverse di
resistenza al medesimo attacco contro le popolazioni locali.
Se si
guarda una cartina dell'India, questa cosa chiamata 'Corridoio Rosso',
coincide con la regione dove si trovano le popolazioni tribali, le
foreste e le risorse minerarie. Negli ultimi cinque anni i governi di
questi stati hanno firmato accordi per miliardi di dollari con le grandi
imprese minerarie. E' interessante notare che molti di questi accordi
sono stati firmati nel 2005. E a quel tempo il governo attuale era
appena salito al potere, e il primo ministro, Manmohan Singh, dichiarò
che i maoisti rappresentano "la più grave minaccia interna per la
sicurezza dell'India". E fu molto strano che fece queste dichiarazioni
proprio allora, perché i maoisti erano appena stati decimati nello stato
di Andhra Pradesh: penso che ne abbiano uccisi qualcosa come 1.600. Ma
nel momento in cui pronunciò queste parole, le azioni delle compagnie
minerarie aumentarono di valore, perché, ovviamente, questo era un
segnale che il governo era preparato a occuparsi della questione. E così
iniziò l'assalto contro queste popolazioni tribali, che si concretizzò
con la 'Operazione Battuta di Caccia', per la quale decine di migliaia
di truppe paramilitari si stanno muovendo nelle aree tribali.
Già
prima di questa operazione, il governo aveva provato armato una sorta di
milizia tribale, mandata nelle foreste del Chhattisgarh con il
sostegno della polizia a bruciare un villaggio dopo l'altro: qualcosa
come 640 villaggi sono stati spopolati. Questo piano applica le tattiche
militari sperimentate dagli americani in Vietnam e dagli inglesi in
Malesia che si basano sullo svuotare i villaggi costringendo le
popolazioni a trasferirsi in insediamenti dove possono essere tenute
sotto controllo così da rendere accessibili le foreste alle grandi
imprese. E' quel che accadde in quest'area, in Chhattisgarh, che era
abitata da 350 mila persone, di cui circa 50 mila sono state trasferite
nei campi. Alcune a forza, altre volontariamente. Gli altri sono
semplicemente scomparsi dai radar del governo, andando a lavorare in
altri stati come immigrati. Ma molti hanno continuato a nascondersi
nella foresta, impossibilitati a tornare nelle loro case, ma con la
volontà di non abbandonare la loro terra.
Il fatto è che in quelle
regioni i maoisti ci sono da trent'anni, lavorando con le popolazioni
locali. Questa non una resistenza che si è sviluppata per contrapporsi
alle compagnie minerarie: è nata molto prima, per cui è molto radicata.
L'
Operazione Battuta di Caccia è stata decisa perché questa milizia,
chiamata 'Salwa Judum', ha fallito. Stanno alzando il livello dello
scontro perché gli accordi stanno aspettando, e le grandi compagnie
minerarie non sono abituate ad aspettare. C'è un sacco di denaro che sta
aspettando.
Quando parliamo di "guerra di genocidio", non lo
facciamo in modo leggero o retorico. Io ho viaggiato in quell'area e ciò
che vedi sono le persone più povere di questa nazione, emarginate da
ogni servizio statale, senza ospedali, senza scuole, senza niente. E ora
c'è una specie di assedio, dove la gente non può uscire dai villaggi
per comprare alcunché, perché i mercati sono pieni di informatori che
segnalano che questa persona è con la resistenza e così via. Non ci sono
dottori né presidi medici. La gente è estremamente affamata e
malnutrita. Quindi non si tratta solo di uccidere persone o bruciare
villaggi: stanno assediando una popolazione molto vulnerabile,
tagliandola fuori dalle proprie risorse e ponendola sotto una minaccia
terribile. L'India è una democrazia, quindi come fai a sgomberare il
territorio per le compagnie in una democrazia? Non puoi mica andare lì e
ammazzare la gente. Crei una situazione per cui la gente o se ne va o
muore di fame.
ANJALI KAMAT: Nel tuo reportage
descrivi la gente con la quale hai viaggiato, i guerriglieri armati,
come 'gandhiani con i fucili'. Puoi dirci cosa vuoi dire e cosa pensi
delle violenze perpetrate dai maoisti?
ARUNDHATI ROY:
Questo è un dibattito molto acceso in India. Anche i principali
intellettuali di sinistra o progressisti sono molto sospettosi riguardo
ai maoisti. Come tutti dovrebbero essere, perché loro hanno avuto un
passato molto difficile, e ci sono un sacco di cose che i loro ideologi
dicono che fanno venire i brividi alla schiena.
Ma quando sono andata
lì, devo dire, sono stata scioccata di quello che ho visto, perché
negli ultimi trent'anni penso che in loro sia cambiato qualcosa di
radicale. E in India la gente vede questa differenza. Dicono che ci sono
i maoisti e che ci sono gli indigeni. Di fatto i maoisti sono indigeni,
e gli stessi indigeni hanno una storia di resistenza che è precedente
Mao di secoli. Penso che si tratti solo di un nome, in un certo senso.
'Maoisti' è solo un nome, eppure senza quella organizzazione gli
indigeni non avrebbero potuto organizzare una resistenza. E' una cosa
complicata.
Quando ero lì ho vissuto e camminato con loro per molto
tempo, per cui posso dire che quello maoista è un esercito più gandhiano
di qualsiasi gandhiano, che lascia impronte più leggere di qualsiasi
ambientalista radicale. Anche le loro tecniche di sabotaggio sono
gandhiane: non sprecano nulla, vivono di nulla.
I media raccontano
bugie su di loro da un sacco di tempo. Molti degli episodi di violenza
riportai non sono mai accaduti, come ho scoperto. Molti sono accaduti, e
c'è sempre stata una ragione perché sono accaduti.
In passato, per
esempio, anche io credevo che le donne tribali fossero vittime della
lotta armata. Ma quando sono andata lì ho scoperto che è vero il
contrario: il 50 per cento delle loro truppe è composto da donne che
hanno fatto questa scelta perché per trent'anni i maoisti hanno lavorato
con le donne. L'organizzazione maoista delle donne conta 90 mila
membri: è probabilmente la maggior organizzazione femminile in India.
Tutte queste 90 mila donne sono certamente maoiste e il governo ha dato
ordine di sparare a vista contro i maoisti: quindi spareranno a queste
90 mila persone?
AMY GOODMAN: Arundhati Roy, il
leader dei maoisti ti ha chiesto di fare da negoziatore, da mediatore
fra loro e il governo indiano. Qual è la tua risposta?
ARUNDHATI
ROY: Io non sarei un buon mediatore. Non rientra tra le mie
capacità. Io penso che qualcuno dovrebbe farlo, ma non credo che dovrei
essere io, perché non ho idea di come mediare. Penso che non dovremmo
buttarci in cose che non sappiamo fare. Non so perché abbiano fatto il
mio nome, ma io penso che esistano persone in India con le capacità per
farlo, perché è molto, molto urgente che questa 'Operazione Battuta di
Caccia' venga interrotta. Molto, molto urgente, ma, vedi, sarebbe
stupido per una persona come me cimentarsi in questo, perché penso di
essere troppo impaziente, sono un cane sciolto, non ho queste capacità.
(...)
Traduzione di Daniele Mennella.
Grzie anche a Francesco
Gastaldon, Sabrina Fiorito, Simone Luperti, Paolo Frediani.