Perù, destituito e arrestato Pedro Castillo dopo aver tentato un “autogolpe”

8 / 12 / 2022

Ore di tensione a Lima nella giornata di mercoledì 7 dicembre quando l’ormai ex presidente Pedro Castillo ha prima tentato un auto colpo di stato ma, abbandonato da tutti i ministri, dalle istituzioni e dalle forze armate è stato poi destituito ed arrestato con l’accusa di ribellione. 

Da giorni si sapeva che la giornata di mercoledì 7 dicembre sarebbe stata cruciale, essendo stata fissata al Congresso l’udienza per la destituzione del presidente, travolto da numerose accuse di corruzione. La “moción de vacancia”, promossa dall’opposizione, è il procedimento attraverso il quale il Presidente può essere privato dell’esercizio delle sue funzioni e può avvenire per decesso del Presidente o per incapacità morale o fisica permanente dichiarata dal Congresso, tra gli altri casi. 

Già due volte Castillo era passato attraverso questo procedimento riuscendo in entrambe ad ottenere la fiducia del Congresso. Questa volta, tuttavia, con il crescere degli scandali attorno a lui e dell’instabilità del governo, non aveva la sicurezza di uscire indenne dal procedimento, così ha anticipato i tempi e prima della riunione dei parlamentari è apparso in pubblico annunciando una serie di misure drastiche per “risolvere” la crisi politica: lo scioglimento del Congresso con nuove elezioni da svolgersi entro nove mesi, l’instaurazione di un “governo di eccezione”, il coprifuoco in tutto il paese dalle 10.00 di sera alle 4.00 di mattina e la riorganizzazione dell’intero sistema giudiziario. 

Nel giro di pochi minuti hanno cominciato ad arrivare le prime reazioni all’annuncio del Presidente. Uno dopo l’altro i ministri del suo stesso governo hanno comunicato le dimissioni irrevocabili dall’Esecutivo e la stessa vice presidente Dina Boluarte non ha usato mezzi termini nel definirlo subito «un colpo di stato che aggrava la crisi politica e istituzionale del paese». Ma su tutti e tutto ha pesato, infine, il ruolo delle Forze Armate: in un sintetico comunicato congiunto, militari e polizia hanno dichiarato il loro «rispetto dell’ordine costituzionale stabilito». Traduzione: non appoggiamo l’iniziativa del presidente. 

A ruota, gli organi di giustizia, quelli elettorali, la Defensoría del Pueblo si sono smarcati dal tentativo di colpo di stato di Castillo e anzi ne hanno chiesto le immediate dimissioni. Anche il Congresso ha reagito e, nonostante lo scioglimento ordinato da Castillo, ha confermato la riunione per la destituzione del Presidente. La votazione non ha lasciato spazio a dubbi: 101 i voti a favore della destituzione, sei contrari e dieci gli astenuti. 

Poco dopo, sempre al Congresso, Dina Boluarte ha giurato come Presidente. Durante il suo primo discorso da prima donna Presidente del Perù, Dina Boluarte ha lanciato un appello al dialogo a tutte le forze politiche sollecitando una «tregua politica per instaurare un governo di unità nazionale». La nuova Presidente è un avvocato di Apurimac dello stesso partito di Castillo, Perù Libre. Nel corso dell’ultimo anno anche lei è stata al centro di uno scandalo, accusata di un conflitto di interessi. Accusa che lo stesso Congresso ha però archiviato.

Nel frattempo, l’ex presidente Castillo, vistosi abbandonato, ha lasciato il palazzo presidenziale ma è stato arrestato per le vie di Lima dalla Policia Nacional assieme al suo ex Primo Ministro Aníbal Torres e portato davanti ai giudici dove gli è stato notificato lo stato di fermo con l’accusa di ribellione presente nell’articolo 346 del Codice Penale. Proprio davanti alla prefettura nel centro di Lima dove è stato detenuto l’ex Presidente Castillo, centinaia di simpatizzanti nelle ore successive all’arresto si sono radunati chiedendone la liberazione. Il presidio di solidarietà è stato però attaccato violentemente dalle forze armate e disperso a colpi di gas lacrimogeno. Nei tafferugli alcuni manifestanti sono rimasti feriti, tra cui un anziano.

Termina così nel peggiore dei modi il mandato del Presidente-maestro, salutato come l’uomo nuovo della politica peruana, capace di sconfiggere il pericolo Keiko Fujimori alle ultime elezioni ma incapace di sopravvivere alla crisi politica e istituzionale che “perseguita” il Congresso e il Paese ormai da molti anni, travolto da una corruzione strutturale. Termina così, con un tentato colpo di stato che a molti ha ricordato, per le analogie nei due discorsi, l’unico altro auto golpe avvenuto nel paese, quello tentato nel 1992 dal dittatore Alberto Fujimori.

** Pic Credit: Juan Zapata