Abbracciare con sangue e lacrime la tradizione

Somalia, oggi: il dolore fisico di tantissime bambine che subiscono la pratica dell’infibulazione, una mutilazione dei genitali femminili.

16 / 7 / 2020

Esistono migliaia di storie individuali di esperienze collettive che ignoriamo quasi completamente. Esistono protagonisti senza nome sparsi in diverse parti del mondo, seminati in diversi momenti storici, tutti però accumunati dal vivere sulla propria pelle oppressioni e lotte che noi in genere ascoltiamo o leggiamo distrattamente sui media, ma che per loro sono realtà concretissime. Questa serie di racconti brevi ci trascina nel mondo quotidiano di queste persone e, attraverso i loro ricordi, frammentati e incompleti come quelli di tutti, ci permette di ricostruire la loro storia e di approfondire contesti lontani dalla nostra conoscenza diretta. La terza puntata della rubrica "Suture"- che uscirà ogni giovedì alle 12.30, a cura di Valeria Andreolli.

Ti scappa la pipì. Ti scappa fortissimo, ma l'idea di accovacciarti ed aprire le gambe ti mette l'angoscia. Ogni volta il dolore è terribile. Quindi aspetti. Aspetti, come se ritardare di qualche minuto il fatidico momento in cui dovrai svuotarti la vescica possa alleviarne la sofferenza.

E inevitabilmente ti torna in mente l'inizio di tutto, come sempre, come ogni singolo giorno. Perché tutti i giorni devi urinare. Ti torna in mente quella sagoma scura sull'uscio di casa tua, il rasoio che tiene nella mano destra e tua madre che viene da te, che ti dice che stai per diventare adulta, che è arrivato il momento, che oggi è un giorno di festa, è il giorno più bello della tua vita, quello che la cambierà per sempre. E tu ci credi, hai un po' di paura, una specie di formicolio in fondo allo stomaco, ma ci credi, sei contenta di diventare grande. L'uomo ti dice di spogliarti con un’insolita tenerezza. Tu ti vergogni, hai già dieci anni e il tuo corpo sta cominciando a cambiare, in modo lento, quasi impercettibile, ma tu lo sai, lo vedi e te ne vergogni. Ti vergogni di farti vedere nuda da uno sconosciuto, di farti frugare in posti che tu a malapena conosci. Eppure bisogna farlo, lo dice la tradizione, lo dicono tutti. C'è una ragazza del villaggio che s'è rifiutata di farlo e adesso i suoi nonni le urlano troia ogni volta che la vedono. Tu non vuoi che tua nonna faccia lo stesso, non vuoi smettere di ricevere quei sorrisi sdentati e quegli abbracci così fragili. E poi la tua nonna è lì con te adesso, che ti fa cenno di sì col capo, che ti dice di ascoltare le parole del circoncisore. Quindi ti spogli, tua nonna si mette dietro di te e ti tiene ferme le spalle, tua mamma invece è incaricata di tenerti le gambe divaricate. L'uomo si inginocchia all'altezza del tuo pube e ti tocca con delle dita calde. Tu provi un imbarazzo indescrivibile, ma presto questo sparisce per lasciare spazio ad una sofferenza disumana. Non sai bene cosa sia successo, cosa ti abbia fatto. Sai solo che il dolore che stai provando non l'hai mai provato prima, urli come una pazza, hai gli occhi pieni di lacrime. Nell'aria c'è un odore di sangue ripugnante, immagini sia il tuo, ma non lo senti scivolare lungo le gambe, non riesci a focalizzarti su nessun punto del tuo corpo che non sia dove l'uomo sta ancora armeggiando. Finalmente si alza. Ma la sofferenza continua, continua, continuerà per due settimane.

Devi fare la pipì. È giunto il momento, non puoi più trattenerla. Ti avvii verso il bagno a passi lunghi e lenti. Provi sempre a bere il meno possibile per limitare questi bisogni fisiologici, ma per quanta poca acqua possa contenere il tuo corpo, arriva sempre, sempre, un momento in cui deve liberarsi di qualche liquido. E poi lo sai che anche trattenere troppo a lungo la pipì fa male.

Te lo ricordi dalla settimana che ha seguito il tuo rito di passaggio all'età adulta. Per sette giorni hai trattenuto la pipì e quando finalmente hai trovato la forza di farla, il dolore si è ripresentato ancora intatto. Sei stata a letto due settimane, con le gambe legate perché la "ferita" si cicatrizzasse. Tua mamma e tua nonna venivano a turno a bagnarti la fronte con panni intrisi di acqua ghiacciata e ti lanciavano occhiate a volte preoccupate, a volte fiere. Ti dicevano "adesso sei pura, adesso potrai sposarti", ma tu pensavi che, se avessi saputo che questo sarebbe stato il prezzo, probabilmente avresti preferito rimanere impura e nubile per il resto della tua vita. Poi pensavi che tutte le tue amiche l'avevano vissuto o l'avrebbero fatto a breve, che quindi era normale, non eri la prima al mondo a diventare grande. Le cose belle vanno guadagnate col sudore, a volte col sangue.

Finalmente hai raggiunto il bagno. In questi quattro anni hai imparato che più ti accovacci più soffri, quindi hai trovato una posizione tutta tua per fare la pipì in modo che il bruciore si senta il meno possibile. Perché sai bene che devi imparare a convivere con questa ferita, con questo dolore, che te lo porterai addosso per sempre. Così come per sempre avrai incisa nella memoria quella giornata e ogni giorno, che tu lo voglia o meno, rivivrai il momento della tua mutilazione.

Qualche settimana fa un gruppetto di tre o quattro donne si è presentato sull’uscio di casa vostra descrivendo nei minimi dettagli un “rito alternativo” per l’ingresso delle ragazze nel mondo adulto. Tuo padre più di tuttti ne è rimasto molto impressionato e tra qualche giorno gli anziani del villaggio si riuniranno per discuterne.

Forse a tua sorella spetta un destino diverso.

** Pic Credit: Siegfried Modola - Reuters