Le lotte antidiscarica a Napoli e in Campania

Antonello Petrillo (a cura di), Biopolitica di un rifiuto

Antonello Petrillo insegna Sociologia presso l’Università degli Studî Suor Orsola Benincasa di Napoli. Al centro della sua ricerca e delle sue pubblicazioni sono i dispositivi del controllo sociale e della gestione dello spazio e dei corpi all’interno delle società tardoliberali. La presente ricerca è stata condotta dall’urit (Unità di Ricerca sulle Topografie sociali), costituita presso la cattedra di Topografie dello spazio sociale della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studî Suor Orsola Benincasa di Napoli.

6 / 10 / 2009

A partire dal tardo autunno del 2007, la città di Napoli e il vasto territorio che la circonda – dalle immense periferie urbane, alle sterminate distese cerealicole che confinano con la Puglia – hanno ripreso a bruciare. Una lunga serie di rivolte – spesso assai dure, quasi sempre disperate – ha opposto per mesi le popolazioni ai vari piani di localizzazione delle discariche per i rifiuti predisposti dalle autorità sull’onda dell’emergenza rifiuti. Era dai primi anni Ottanta, dai giorni dei violenti scontri urbani che seguirono al terremoto, che il fumo acre della città aveva smesso di filtrare nelle redazioni climatizzate dei media nazionali. Entro quali piani dell’interazione sociale e politica si sono prodotte le condizioni di possibilità delle rivolte? Territorio e popolazione costituiscono il tradizionale campo d’esercizio del potere moderno, come riperimetrazione incessante dell’uno e dell’altra, margine in perenne movimento. Nel caso campano, il punto di crisi è precisamente quello nel quale la gestione spaziale dei rifiuti, fatalmente, incontra la gestione speciale delle popolazioni. Biopolitica alla stato puro, sull’uno e sull’altro fronte delle barricate costituite dalla monnezza.

In questo lavoro sulle lotte contro le discariche in Campania, attraverso il racconto in presa diretta delle donne e degli uomini che ne sono stati protagonisti, si troverà non solo tutto ciò che i media non hanno narrato in quei mesi, ma anche una riflessione a più voci sui movimenti popolari e sulle resistenze possibili al tempo della biopolitica e dell’emergenza come tecnologie di governo.