Appunti dalla Fiera del libro di Torino

Utente: chicca
21 / 5 / 2013

All’ultimo giorno di Fiera del Libro di Torino noi operatori siamo tutti spompati. Abbiamo visto centinaia di facce, passato migliaia di volumi della concorrenza, fatto cene e riunioni formali e informali, ascoltato relatori e ospiti. Abbiamo ballato alla festa di Minimum Fax e Fandango (alla prima quest’anno si sono letteralmente picchiati per entrare), e ci siamo presi un sacco di acqua e di freddo. Quasi nessuno di noi aveva abiti pesanti. Torino, intesa come fiera, è sinonimo di caldo e afa, non ci aspettavamo i sette gradi e la pioggia battente.
In testa, stanotte che scrivo, ho una grande confusione.
I dati crudi non sono bellissimi, c’è una contrazione del mercato e un calo dei libri venduti, ma la quantità di gente che ha affollato gli stand delle case editrici, che ha fatto file chilometriche per farsi firmare un libro o entrare in una sala, dimostrano che qualcuno legge ancora.
Non so se c’è un libro della Fiera, e se ci fosse sarei l’ultimo a capirlo, perché stando all’interno della macchina – come scrittore e come sparring partner di altri scrittori - faccio fatica a vederlo. Non ho la giusta distanza. Sicuramente molto gettonato è stato l’Inferno di Dan Brown (Mondadori), e si sapeva, ma anche un libro difficile e inaspettato come Lui è tornato (Bompiani) di Timur Vermes, una satira colta che immagina il ritorno di un redivivo Hitler in Germania. Come sempre molto gettonato Saviano, Zero Zero Zero (Feltrinelli) è in testa alle classifiche sino a oggi; piace anche molto le Vendicatrici di Carlotto e Videtta (Einaudi), una serie di quattro romanzi su donne toste che usciranno entro la fine dell’anno. Mentre vendono molto nelle librerie “normali”, non mi è parso invece che i romanzi cosiddetti New Adult – quelli tra il sesso e il romantico con protagonisti ventenni sull’orlo della maturità – siano andati a ruba: il pubblico di Torino è normalmente di gusti più difficili che fuori. I bambini, invece, si avventavano sui libri di Peppa Pig (Giunti) e Mia and Me (Fabbri), e le ragazzine su tutto quello che aveva gli One Direction in copertina. Di mio ho presentato due autori Ya, Young Adult, ovvero dai quattordici in su, che sono miei compagni di strada da un po’. Licia Troisi (Mondadori), con la quale ho festeggiato i dieci anni dalla prima presentazione insieme, proprio a Torino, e Francesco Gungui con Canti delle Terre divise - Inferno (Fabbri), che racconta di un futuro distopico dove la ricostruzione in scala naturale dell’Inferno di Dante serve per tenere buono la popolazione di un Europa immiserita.

Mi ha fatto piacere rivedere Giorgio Faletti, che va in giro a fare concerti – perché come dice lui non puoi stare sempre con il fogli a quadretti in mano - De Silva che ha fatto con altri una lettura pubblica di Fenoglio, De Carlo con il quale ho scoperto di avere l’identico amore per i maiali, inteso come animali vivi e simpatici, De Giovanni con cui voglio scrivere assieme qualcosa, Vauro che mi fa impressione senza baffi e senza Manifesto.
Ho salutato gli amici di Smemoranda che davano il premio alla fascetta più scema, e fatto pat pat sulle spalle degli addetti stampa: ogni anno escono seimila titoli, i giornali ne recensiscono un decimo. Questo significa avere un sacco di autori incazzati come bisce. Poi ho buttato giù l’idea di un racconto a sei mani, quello della macchina del tempo che ti permette di tornare indietro di venti minuti. Rispetto alle macchine del tempo classiche è molto più modesta, ma pensate all’utilità enorme per evitare gaffes o cogliere al volo le occasioni.
Come quella volta che scoprii di avere gli extra pagati in un hotel di lusso: con la macchina del tempo dei venti minuti mi sarei riempito la valigia di bottiglie. Ho comprato anche un libro per il gusto di farlo, l’Esperimento di Covacich (Einaudi). Mi dicono bello, ma non ho letto neanche una riga.

L’unica cosa che mi sono evitato sono stati gli affollatissimi dibattiti sul futuro del libro – e il digitale, e la smaterializzazione, e la fine delle librerie, e l’ebook – che mi escono dalle orecchie.
L’unica cosa che ho imparato da quelli precedenti è che alla fine, quando meno te lo aspetti, il futuro diventa passato e tu sei ancora lì che ne parli e cerchi di fare previsioni.

Sandrone Dazieri

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