In
Europa si investe nel settore culturale in media circa l’1,5%;l’Italia
investe nello stesso settore lo 0,3 %.
Una politica
suicida ben rappresentata dal devastante effetto TreBondi che mette
a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro,
che taglia
il 25% del Fondo Unico per lo Spettacolo, sopprime l’Eti
(Ente Teatrale Italiano)- che significa chiudere 3 teatri storici a
Roma,
Firenze e Bologna, mettere a rischio 144 posti di
lavoro, cancellare il principale canale di promozione all’estero del
nostro teatro.
La stessa politica purtroppo viene recepita dalla
giunta Alemanno, che a partire da uno dei primi atti del Campidoglio, taglia
l'80% dei finanziamenti per le iniziative culturali dei Municipi,
portando alla chiusura molte attività nei territori e interrompendo
bruscamente il ciclo già contraddittorio della “Roma Capitale europea
della cultura” che fino a qualche anno fa tanto faceva parlare di sé.
Si
trattava però di un ambiguo risultato, destinato a fallire rapidamente e
a mostrare la sua debolezza.
Il miracolo di “Roma Capitale europea
della cultura” si fondava su una espansione selvaggia, giocata su
migliaia di lavoratori precari dell'indotto culturale, turistico e dei
servizi: un mondo di stage, di contratti “atipici” utilizzati in modo
spregiudicato e di lavoro nero vero e proprio. Un sistema fragile, per
niente lungimirante, che mai avrebbe potuto garantire continuità
culturale e lavorativa per Roma.
A seguire la destra al Governo
di Roma, che attua senza esitazione il suo cavallo di battaglia: la cancellazione
dell’intervento pubblico e dell’idea stessa di welfare
come campo di azione di chi gestisce “la cosa pubblica”, a partire dal
taglio dei servizi e degli investimenti produttivi per la capitale.
Una
situazione drammatica che colpisce soprattutto il settore della
cultura, che negli anni passati aveva trainato la fase espansiva
dell'economia cittadina.
La Giunta Alemanno, incapace di una
più attenta programmazione della spesa pensa di coprire l'assenza di
proposta con grandi e piccoli eventi di scarsa qualità che consumano le
esigue risorse a disposizione - in una stupefacente continuità con i
peggiori caratteri della Roma veltroniana. Tra un Capodanno da
strapaese (1milione di euro) e un teatro itinerante deserto
“contro il bullismo” (800mila euro), si chiede a migliaia di
artisti, tecnici, organizzatori, attori di cambiare lavoro oppure di
iscriversi a qualche associazione di comodo che ruota intorno
all’estrema destra romana, sempre in prima fila tra i vincitori dei
pochi bandi del Comune rimasti.
Il tema delle risorse
pubbliche per la cultura coinvolge tutti coloro che in questi giorni si
stanno mobilitando contro la guerra all’intelligenza del governo
Berlusconi. Ma non solo: insieme ai tagli, emerge con forza
l'assenza di spazi adeguati alla cultura, oltre al collasso di
quelli esistenti, costretti a sopravvivere tra riduzione dei
finanziamenti, sgomberi forzati e costi di gestione insostenibili.
Una
china che si può fermare attraverso il recupero e la destinazione
culturale del patrimonio immobiliare abbandonato, pubblico e privato.
In
questo senso, l'esperienza degli spazi sociali autogestiti, dei
laboratori di sperimentazione, rappresenta un valore per la città,
perché capaci di tenere insieme riqualificazione territoriale
(soprattutto in periferia) e accesso diffuso alla cultura – in
particolare in questa asfissiante crisi.
Per questo la
giunta Alemanno punta ad azzerare questo patrimonio, usando il cappio di
una “legalizzazione mercantile”, fatta di costi di affitto e di utenze
(e richieste di arretrati!) insostenibili.
Per avviare questa
campagna partiamo da noi, artisti, tecnici, associazioni, cooperative e
centri sociali, laboratori, che ogni giorno producono arte e
sperimentazione, spazi attraversati da migliaia di persone che
mantengono viva la scena culturale cittadina.
Ci battiamo
per un fondo strutturale per la produzione indipendente e per i
precari del settore, che strappi dalle mani delle “superlobby” di
Alemanno le risorse per metterle a servizio di chi si organizza in forma
autonoma e autogestita.
Su questa sfida ad Alemanno e alla
sua cricca, chiamiamo tutta la città
a un primo appuntamento
pubblico di confronto per mercoledi
23 giugno, alle 17, presso lo spazio culturale Angelo Mai, viale delle
Terme di Caracalla 55/a
Primi
Firmatari:
Action, Angelo Mai, Assalti Frontali, Associazione
culturale Defrag, Capotrave, Centro di cultura popolare Tufello, Centro
Sociale Torbellamonaca, Comitato cittadino per il Teatro del Lido di
Ostia, CSC students, Esc, Horus Project, Kollatino Underground, La linea
di Greta, La Strada, Margine Operativo, Rialto, Spartaco, Sans Papier,
Strike, Teatri di Vetro, Teatro Furio Camillo, Triangolo Scaleno Teatro,
Zeropuntotre
Per aderire: [email protected]
blog:
http://react2010.wordpress.com/
ALEMANNO, TREMONTI, giù le mani dalla CULTURA!
Re/act!
mercoledi 23 giugno h. 17 assemblea presso lo spazio culturale Angelo Mai - viale delle Terme di Caracalla 55/a
19 / 6 / 2010