Convergenze di lotta e coalizioni sociali: perchè non provarci?

17 / 10 / 2012


Partiamo da un dato concreto: lo sciopero dei meccanici convocato per venerdì 16 novembre ed annunciato dall'assemblea dei delegati riunitisi a Modena la scorsa settimana è un fatto politico importante e che va immediatamente all'attenzione di tutti e tutte.
Non è scontato, davvero per nulla, che la categoria ed il sindacato che la rappresenta per via largamente maggioritaria, segua la strada della lotta chiara e pubblica per conquistare diritti – salario, orario, democrazia- e dignità collettiva -ovvero il nuovo contratto collettivo nazionale- evitando le melliflue strade concertative della mediazione con la rappresentanza tecnica e con i suoi inconcludenti tavoli di negoziazione ove l'unico tema in agenda è quanto debito viene fatto pagare ai lavoratori ed alle lavoratrici.
Se questo è vero e la scelta di fare iniziative territoriali su base regionale è altrettanto importante, allora emergono opzioni e domande che vogliamo affrontare con chiarezza ed in termini pubblici.

La prima domanda che ci poniamo è: come si rende efficace una giornata di sciopero laddove gli impianti produttivi lavorano a singhiozzo e la cassa integrazione è la regina dei turni? Come, quindi, si rende doloroso per il comando di impresa e del Paese l'astensione volontaria dal lavoro? Come si può valorizzare al massimo la giornata di lotta anche mettendo in discussione la liturgia consolidata che rischia, se non accuratamente e francamente dibattuta, di essere meno efficace di quanto potrebbe?
Altra importante questione. Sabato 17 è la giornata globale di iniziativa sul terreno della conoscenza attorno alla cui organizzazione diverse reti di studenti stanno organizzando il rilancio delle importanti mobilitazioni che hanno riempito le piazze nella prima metà di ottobre e che, ricordiamolo, hanno dovuto fronteggiare un atteggiamento aggressivo e violento da parte dei reparti di polizia.
Perchè non provare a far convergere su venerdì 16 le iniziative studentesche? E perchè non estendere fino in fondo la proposta di iniziativa generalizzandola dal basso ed organizzando ovunque la partecipazione delle altre mille forme del lavoro vivo a prescindere la categoria di appartenenza?
Se possiamo evocare una speranza, che si sostanzia in una manifesta opportunità politica, è che allo sciopero meccanico si affianchino le piazze di movimento degli studenti e delle studentesse, le forme moderne della precarietà il cui statuto dei diritti nelle metropoli è al minimo storico, le partite iva -scelte od imposte- ed ogni soggettività del lavoro o del sapere che della crisi sta pagando tutti i  costi, senza sconto alcuno.
Se così sarà, e noi ci auguriamo che il dibattito circoli virtuosamente ed offriamo la nostra testata come spazio per la discussione fin da oggi, allora più che di estensione dello sciopero della FIOM avremo una giornata #occupyMonti, ove le forme del conflitto sociale siano molteplici e molteplice e ricche siano le parole ed i corpi della ribellione al tempo della crisi.

La fase ci impone di essere letta con attenzione e senza coazione a ripetere esperienze soggettive e forme di organizzazione delle lotte avute anche nel passato recente; non servono modellismi, ma freschezza e rapidità e la capacità artigiana di connettere i modi in cui si sta insieme al contesto storicamente determinato.
L'autunno del 2012 non è la stagione delle alleanze, ma, laddove concretamente possibile e soggettivamente scelto, esso può essere l'istante della ricerca del fare comune coalizione di lotta, laddove questo significhi la ricerca e la costruzione collettiva dello spazio del conflitto e la valorizzazione dei processi di lotta, soprattutto ove essi siano espressione di culture politiche e  di differenze di composizione di classe significative e non riducibili a semplice unità.
Una giornata di lotta generale è meglio e potenzialmente più potente che tre separate; una giornata di lotta europea, e nella quale il dispiegarsi di movimento sia sincronicamente transnazionale, è molto preferibile ad una giornata di sciopero nazionale, ove la sovranità di bilancio e di diritto a livello di singolo Paese membro dell'Unione Europea non esiste praticamente più.

Dipende soprattutto dalle soggettività politiche in campo provare ad andare oltre esse stesse, senza ricorrere a scorciatoie non più adeguate alla fase; di certo, ai noi appare auspicabile ed opportuna la convergenza di lotta nei termini della sua ricca molteplicità su venerdì 16.
Perchè non provarci? Apriamo la discussione.

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