London calling - terza puntata

Dopo le Olimpiadi, Londra una ghost town?

A meno di una settimana dalla chiusura del "grande evento", si inizia ad affrontare il suo bilancio reale.

7 / 8 / 2012

I conti si faranno tra qualche mese, quando si potrà calcolare se l'effetto-Olimpiadi sull'economia londinese e nazionale c'è stato e, soprattutto, è stato positivo. Per il momento fa un certo effetto vedere le fotografie di Westminster e Trafalgar square, due aree del West End solitamente tra le principali attrazioni dei turisti, praticamente desertificate. I media inglesi lo chiamano l'effetto “ghost-town”, richiamando il titolo dell'hit degli Specials scritto nel 1981, scritto pochi mesi prima delle rivolte a Brixton ed in altre città inglesi, e nel pieno della recessione e delle politiche di deindustrializzazione del governo di Margaret Thatcher.

La prima delle tre settimane di Olimpiadi cominciata con una tra le più clamorose gaffe del sindaco della capitale inglese Boris Johnson, che rilasciava quello che lui stesso ha chiamato l' "Hiroshima tube announcement" e metteva in guardia sull'enorme pressione di utenti sul sistema dei trasporti cittadino, si è conclusa con quello che suona come un invito un po' disperato rivolto dal primo ministro David Cameron ai londinesi perché "tornino nella capitale e tornino a fare acquisti".

Stato di all'erta massimo, quindi, nei piani alti della politica, che sul successo delle Olimpiadi hanno puntato gran parte del loro residuo capitale di credibilità. E ne hanno ben donde. Secondo la British Hospitality Association, una delle associazioni del commercio, i ristoranti della capitale hanno avuto un calo di clientela del 40% nella settimana che ha preceduto le Olimpiadi, tendenza che si sta confermando anche per la settimana che si sta chiudendo. Mentre un'altra meta turistica come lo Zoo di Londra ha denunciato una diminuzione delle presenze del 40%.

A quanto pare non è del tutto vero che i residenti sono scappati dalla città, per altro non si capisce con quali soldi dato il calo dei consumi di questi ultimi mesi e lo stato recessivo dell'economia, se è vero quanto comunicato da Peter Hendy, commissario per i trasporti di Londra, che mercoledì e giovedì scorsi sono stati i giorni più trafficati nella storia della metropolitana inglese, con 4.25 e 4.31 milioni rispettivamente di passeggeri.

Piuttosto si stanno verificando due effetti: il primo è che non si sta avendo il cosiddetto "cheerful effect" auspicato nelle settimane scorse. Gli inglesi consumano di meno semplicemente perché hanno meno soldi. Nessuna iniezione di ottimismo può cambiare questa situazione e trasformare, come per magia, penuria in ricchezza. Il secondo effetto è che l'atteso afflusso di turisti non c'è stato. Questo è il punto di vista del direttore esecutivo dell'European Tour Operators Association, Tom Jenkins secondo cui "era stato annunciato un milione di visitatori in più. Sarebbe interessante sapere dove sono e come si stanno manifestando". Evidentemente, quelli che vorrebbero visitare Londra stanno aspettando tempi migliori, spaventati dai prezzi più che dall'allarme sovraffollamento o terrorismo. Quelli attesi per le Olimpiadi sono meno del previsto, e probabilmente se ne stanno nell'East End e lo shopping lo fanno al Westfield, il più grande centro commerciale d'Europa che chiunque, atleti e spettatori, deve attraversare per recarsi al Villaggio olimpico.

Eppure, il probabile prossimo successore alla guida del partito conservatore, il clown Boris Johnson, con impareggiabile sprezzo del ridicolo, continua nella sua linea secondo cui le Olimpiadi “stanno andando bene e questa è quella che si dice un'Olimpiade di successo. In miliardi la stanno guardando dall'estero e pensando 'mi piace Londra la voglio provare'”. In attesa che le prossime rivolte restituiscano la vera faccia della vita nelle periferie londinesi.

* docente di sociologia - Middlesex University - Londra