Argentina: Riquelme versus Macri, ovvero quando calcio e politica si intrecciano

L’autunno caldo delle elezioni per la guida del Boca Juniors.

21 / 12 / 2023

Le elezioni per la presidenza del Boca Juniors che si sono tenute domenica 17 dicembre hanno travalicato le logiche puramente sportive: da una parte il campione di sempre del Boca, Roman Riquelme, espressione di un voto popolare, dall’altra invece Mauricio Macri, in grado di mobilitare il suo potere amministrativo e giudiziario per realizzare un suo obiettivo precipuo: convertire il Boca in una società sportiva per azioni. L'attacco contro la candidatura di Riquelme non solo ha fatto scendere in piazza a dicembre 35.000 tifosi in segno di lealtà, ma ha anche fatto marciare l'idolo al loro fianco. Alla fine, la vittoria di Riquelme è stata netta.

Abbiamo parlato di questo argomento con Nemesia Hijos, docente presso la Facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Buenos Aires (già intervistata qualche anno fa per Globalproject.info un’intervista sul movimento dei tifosi argentini da leggere qui).

Nel corso di questo autunno si è assistito alla competizione tra Mauricio Macri e Roman Riquelme per la presidenza del Boca Juniors. Quali sono stati i momenti salienti di questa sfida? In particolare, in che modo Mauricio Macri ha cercato di influenzare queste elezioni attraverso il suo potere politico, giudiziario e amministrativo?

Nelle ultime settimane, una serie di veri e propri attentati giudiziari su richiesta di Mauricio Macri ha interrotto l'attività democratica del Boca Juniors e sono riusciti a ritardare le elezioni. Tre giorni prima della data prevista per le elezioni, il Tribunale civile n. 11 della Capitale Federale ha tenuto un'udienza volta a conciliare le parti. Per quanto riguarda il Boca, le elezioni erano originariamente previste per sabato 2 dicembre e ponevano chiaramente una questione: la continuità del modello istituzionale del Club Atlético o il ritorno a un club elitario che si sarebbe trasformato in una società sportiva (Sociedad Anónima Deportiva).

L'espansione di questo modello aziendalistico è un capriccio storico di Macri fin dal suo arrivo al Boca perché, per lui, "un club di calcio potente è, in più di un senso, una piccola nazione". Per il partito al potere, dietro queste manovre c'è stato subito l'obiettivo di rinviare le elezioni in attesa del subentro effettivo di Javier Milei alla presidenza dell’Argentina, prendere il controllo dell'Ispettorato Generale di Giustizia (Inspección General de Justicia), eliminare le liste elettorali e ottenere tempo sufficiente per intervenire nel club o ottenere una situazione favorevole per ottenere la vittoria.

Il rinvio di queste elezioni a Boca ha fatto parte in realtà di un ingranaggio di potere iniziato ben prima, ossia il giorno dopo che Juan Román Riquelme è stato nominato vicepresidente, nel dicembre 2019. L’intervento della giustizia ha scatenato i gruppi organizzati di sostenitori e tifosi del Boca a scendere nelle strade del quartiere di La Boca. Immediatamente, hanno organizzato un banderazo come atto comunicativo di celebrazione e resistenza, una folla di sostenitori/tifosi che reclamavano a gran voce il loro diritto di scelta. Tra questi, il gruppo “Boca es Pueblo” ha lanciato mercoledì 29 novembre una mobilitazione in difesa del club "per far vedere a tutti che il Boca appartiene alla sua gente e che «non sarà tollerato che la mafia si impossessi della nostra istituzione, non importa quanto potere abbia - la gente è più forte e la società è nostra, dei tifosi». L'immagine di questo banderazo è stata analoga a quello indetto in occasione del 76° anniversario della Bombonera nel maggio 2016, quando migliaia di sostenitori e tifosi si radunarono davanti alla porta del club con l'obiettivo di difendere lo stadio e resistere al modello di stadio-shopping che l’allora presidente Daniel Angelici intendeva realizzare. Dopo che le elezioni sono state ufficialmente rinviate, i tifosi hanno indetto un'altra manifestazione (lo scorso 3 dicembre) per reclamare le elezioni.Oltre 35.000 sostenitori hanno accompagnato il candidato alla presidenza Juan Román Riquelme in segno di lealtà.

In conclusione, il principale contributo di Macri è stato quello di alimentare la campagna con tutte le leve politiche, giudiziarie, istituzionali, mediatiche ed economiche del potere per detronizzare Riquelme.Tuttavia, tutto il suo apparato di potere ha trovato un limite: il riconoscimento di Riquelme, un ex calciatore che ha saputo difendere il luogo di appartenenza dei suoi sostenitori/tifosi, che ha mantenuto la rappresentatività dei membri del club e che ha resistito all'assalto della destra.

In un volantino distribuito dai tifosi del Boca si è potuto leggere: "No a la Intervencion - No a la Privatizacion - No a la Mafia".Cosa stava a significare?  

Le espressioni dei gruppi del Boca, i movimenti di tifoseria autoconvocati, attraverso i quali è stata mobilitata la comunità Xeneize e la comunità calcistica in generale, hanno avuto a che fare con slogan legati all'apertura democratica per lo svolgimento delle elezioni, denunciando le pratiche irregolari come un modus operandi dell’amministrazione Macrista. Il partito al potere sostiene che le manovre delle ultime settimane avevano un obiettivo: rinviare le elezioni affinché il governo eletto di Javier Milei potesse insediarsi, prendere il controllo dell’Ispettorato generale di giustizia (Inspección General de Justicia), epurare le liste elettorali per ottenere tempo sufficiente per intervenire o per ottenere una situazione migliore al fine di ottenere la vittoria.Queste pratiche irregolari sono state denunciate tipica espressione di un potere mafioso, per la sua capacità di controllare senza impunità il potere giudiziario, mediatico, politico ed economico.E lo possiamo vedere in esempi concreti: la Giustizia, che è molto lenta nel risolvere i problemi di qualsiasi argentino, improvvisamente ha accelerato a tutta velocità per portare avanti le elezioni a Boca.

Per questo motivo, nelle due bandiere/striscioni dove i tifosi hanno espresso la volontà di votare e denunciato gli interventi irregolari, è apparso uno striscione con la scritta "La Mafia tiene miedo" (La mafia ha paura).La comunità xeneize, organizzata e autoconvocata, pone un limite di tolleranza alla manipolazione della giustizia.E come ha detto Riquelme: «Questo va oltre Riquelme, hanno incasinato la cosa più sacra che sono i tifosi. Pensano di avere il potere di dare ordini, ma il vero potere è che la gente ti ama».

La figura di Riquelme in questo particolare frangente ha anche ottenuto il supporto dei leader di altre squadre argentine. Pensi a questo punto che il calcio possa rappresentare una forma di resistenza contro il potere attuale in Argentina?

SÌ. Le elezioni più politicizzate della storia del Club Atlético Boca Juniors mettono sicuramente sul tavolo la lotta tra due modelli istituzionali: un modello privatizzante e aziendalistico (che Macri ha cercato di portare avanti da quando è diventato presidente del club nel 1995, ispirandosi ai modelli di società sportive europee) e un modello di club nelle mani dei soci, che difende il modello di istituzione atletica, sociale e sportiva.

L'opposizione, guidata da Mauricio Macri (principale artefice di Javier Milei come presidente eletto e uno degli artefici del trionfo di suo cugino Jorge Macri nella città di Buenos Aires) e dal suo ex ministro della Modernizzazione durante il suo mandato di Presidente della Nazione (2015-2019), Andrés Ibarra, ha impiegato tutte le sue armi di potere per detronizzare Juan Román Riquelme al fine di rilevare il club e ripristinare il suo vecchio modello di privatizzazione e di business. Perché se nel Boca riprendesse piede il loro modello di privatizzazione, ciò consentirebbe di estendere questo sistema di business ad altri club sociali e sportivi del paese.