Dal 7 al 18 dicembre 2009 i governi del mondo si riuniranno a
Copenhagen per la XV conferenza ONU sul clima (COP15). Il compromesso
che si annuncia esclude qualsiasi impegno concreto di riduzione delle
emissioni nel medio periodo, sottoscrivendo una generica dichiarazione
d’intenti per il 2050 unicamente per evitare il fallimento. La rete
globale dei movimenti sociali, le associazioni indigene, contadine e
ambientaliste saranno presenti negli stessi giorni per chiedere a gran
voce di fermare questa follia.
Perché 350?
350.org è una
campagna internazionale che ha indicato il limite di 350 parti per
milione come soglia di concentrazione di Co2 in atmosfera (ora siamo a
384) che il pianeta terra è in grado di sopportare. A distanza di 15
anni dal “Protocollo di Kyoto”, Copenhagen ospita la stessa conferenza
per rinegoziare tale protocollo.
Il 24 Ottobre di quest’anno,
la rete dei movimenti e delle associazioni ambientaliste ha lanciato
una serie di azioni in centinaia di luoghi simbolici -dal Taj Mahal
alla Grande Barriera corallina, dalle piramidi egizie a quella Maya.
Anche in Italia sono state numerose le iniziative che hanno portato il
numero “350” come simbolo della giornata di protesta per la giustizia
climatica (www.350.org).
Ancora una volta le stesse persone
che stanno causando la catastrofe climatica ci dicono di avere le
soluzioni: commercio delle emissioni, il cosiddetto “carbone pulito”,
più energia nucleare, biocarburanti, perfino un nuovo capitalismo verde
(”Green New Deal”).
Viene prospettata una borsa
dell’inquinamento attraverso l'erogazione di crediti negoziabili come
qualunque altro bene e si chiamano tali investimenti “riduzione delle
emissioni”. Persino il cambiamento climatico si trasforma in business:
realizzare una centrale nucleare in Romania o Iran fa acquistare
crediti re-investibili ad esempio, nel non rispetto delle soglie di
produzione di Co2 nel paese costruttore.
Il sistema
neoliberista e il produttivismo hanno prodotto negli ultimi secoli
disuguaglianze sociali, sfruttamento e povertà. Lo sfruttamento
intensivo delle risorse del pianeta ha causato la devastazione di
immensi territori, e presto queste risorse termineranno. Oggi difendere
il pianeta significa difendere l’umanità, significa rendere possibile
un futuro a noi, ai nostri figli ai nostri nipoti. Per questo non
facciamo alcuna differenza fra la lotta per la giustizia climatica e
quella per la giustizia sociale.
Per questo riaffermiamo la
nostra contrarietà a chi pensa di imporre nel nostro territorio la
costruzione della più importante fabbrica di diossina oggi esistente:
l'INCENERITORE. Non riconosciamo alcuna “sostenibilità” ad un impianto
in grado di emettere DA SOLO, un quantitativo di diossina annuo pari a
quello di 71 milioni di auto in movimento (400 t/g . Fonte medicina
democratica). La difesa dei territori passa oggi dalla difesa dei beni
comuni, contro ogni forma di privatizzazione e dalle lotte quotidiane
per difendere ambiente e condizioni di vita.
Solo le azioni
collettive di contrasto che sapremo intraprendere contro le cause
sistemiche del cambio climatico ci daranno un futuro migliore, non
qualche lampada a basso consumo energetico.
Il futuro può essere riscritto; se non ora, quando?
Sabato
5 dicembre a Empoli, invitiamo tutte/i a partecipare al presidio in
piazza F. degli Uberti (piazza dei leoni) dalle ore 3,50 del pomeriggio
(ora simbolica) durante il quale adotteremo il numero 350 come simbolo
della giornata di protesta per la giustizia climatica.
Comunità in Resistenza - Empoli.
Empoli vs Copenhagen
CLIMATE JUSTICE ACTION ad Empoli
Sabato 5 dicembre 2009 dalle 3.50 pm Empoli - Piazza Farinata degli Uberti, giornata di protesta per la giustizia climatica. Happeninig, informazione, performance... e tanto altro
1 / 12 / 2009