di Marino Badiale
Sul Corriere della sera di domenica 7 agosto Mario Sensini ci spiega le misure che il governo sta discutendo per recuperare soldi.
Non c’è solo un problema finanziario, però, c’è anche in problema di equità.
In effetti avevamo anche noi il sospetto che in un paese dove un
manager può prendere uno stipendio che è qualche centinaia di volte lo
stipendio di un suo dipendente, ci fosse davvero qualche problema di
equità. Ma non è di questo che parla Sensini. Eccovi spiegato, con le
sue parole, il grave problema di equità che affligge l’Italia:
“Chi va in pensione anticipata oggi, ci va con il vecchio sistema
“retributivo”, cioè con un assegno pari alla media degli ultimi dieci
anni di stipendio. Chi arriverà alla pensione di anzianità fra quindici
anni, invece, ci andrà parecchi mesi dopo, e con il sistema
“contributivo”, ovvero con una pensione di gran lunga più bassa. C’è
dunque anche una ragione di equità, oltreché l’emergenza del momento,
che potrebbe spingere il governo a compiere il passo decisivo e finale
sul sistema previdenziale”
In effetti si tratta di un problema di qualche rilievo. Persone che hanno avuto storie lavorative molto simili si ritrovano con pensioni diverse. Ovviamente ci sono due modi per risolvere il problema: abbassare le pensioni maggiori o innalzare quelle minori. Riuscite a intuire a quale delle due pensa il governo, e Sensini con lui? Avete indovinato, eccola:
“Gli esperti valutano due strade possibili. La più drastica è l’abolizione tout-court delle pensioni di anzianità, lasciando nell’ambito della legge sui lavori usuranti le uniche vie di fuga prima dei 65 anni (che poi saliranno con l’agganciamento alle speranze di vita). C’è chi suggerisce, invece, la strada dei disincentivi: un “x” per cento in meno di pensione per ogni anno che manca al limite della vecchiaia, oppure il ricalcolo dell’assegno solo con il meccanismo contributivo”
Pensavamo che una società più equa fosse una società nella quale chi sta peggio a poco a poco migliora la propria situazione. Ci sbagliavamo.
Una società equa, ci dice Sensini (e il pensiero unico che parla attraverso di lui) è una società in cui le condizioni della maggior parte della popolazione sono uniformate al livello più basso possibile. Adesso sappiamo cosa dobbiamo aspettarci quando si parla di scarsa equità.
Mi viene in mente che è anche poco equo che noi abbiamo da mangiare e bere mentre in Africa muoiono di fame e c’è la siccità.
Oppure che i nostri figli vadano a scuola mentre tanti bambini nel mondo non lo possono fare.
Speriamo di non vedere mai questi problemi denunciati dal Corriere della Sera, o presi in carico da un Ministero dell’Equità, perché sapremmo cosa aspettarci.
http://www.alternativa-politica.it/2011/08/prove-tecniche-di-neolingua-equita/
http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/6588-neolingua-equita.html