Andiamo a Lampedusa per trasformare l'Europa

28 / 1 / 2014

Da L'Huffington Post

Tra tutti i nomi assunti dal mar Mediterraneo, in millenni, quello di cimitero è il più ingiusto. I movimenti sociali, che si sono dati appuntamento a Lampedusa tra il 31 gennaio ed il 2 febbraio di quest' anno, hanno tra gli obiettivi fondamentali quello di rimettere le cose a posto: tornare a pensare il Mediterraneo come spazio che unisce, anziché luogo di morte.

Già, perché i migranti che lo affrontano, magari partendo da decine di migliaia di chilometri più a sud o più a est dei porti tunisini o libici da cui salpano, sanno che le loro pene non termineranno se riusciranno a non morire in mare una volta sbarcati sulle coste del sud d'Europa. Tanto si è parlato (ed in piccolo anche su questo blog) delle lacrime di coccodrillo delle istituzioni europee (partendo da quelle italiane che danno la cittadinanza onoraria ai morti e denunciano i vivi che riescono a sbarcare e sopravvivere).

Come nel vuoto sono caduti gli appelli di vasta parte di società civile e organizzazioni antirazziste per istituire corridoi umanitari e porre un parziale rimedio a queste morti annunciate. L'unica risposta arrivata dalla politica, dopo la passerella di commozione e fuggenti lacrime, è stato il rafforzamento dei pattugliamenti navali, aventi come unico scopo il respingimento e dimostratisi già controproducenti, in conflitto con gli accordi internazionali sul rifugio umanitario e dannose per i migranti, costretti a viaggi ancora più incerti e in pericolo (si riducono le dimensioni delle imbarcazioni per sfuggire ai controlli ed aumenta il rischio del respingimento dei migranti anche per chi ha i requisiti per richiedere rifugio), ma non per le mafie che su di essi lucrano. Lacrime di coccodrillo e tecnica dello struzzo.

Se queste sono le risposte delle istituzioni nazionali ed europee, la parola deve passare agli stessi migranti, alle associazioni a cui essi hanno dato vita (come quella di "Lampedusa in Hamburg" costituita da migranti che hanno affrontato un viaggio della morte, sono riusciti a sbarcare a Lampedusa, vivono in Germania e chiedono di poter restare in Europa) ed alle organizzazioni antirazziste che con essi lavorano. Il meeting di Lampedusa ha decisamente un'organizzazione europea, perché le leggi d'Europa vuole cambiare e perché le organizzazioni, che lì si sono date appuntamento hanno ben chiaro che lo spazio di trasformazione sociale adeguato, ovvero che contrasti le politiche di austerity monetaria e dei diritti, è lo spazio di un'Europa che inizia già dall'altra parte del Mediterraneo. È chiara, a chiunque abbia a che fare con il tema delle migrazioni, la carica conservatrice di chi si oppone alle politiche europee, invocando una irreale regressione ad un'improbabile sovranità nazionale (movimento dei forconi inclusi).

Il meeting che si svolgerà a Lampedusa dal 30 gennaio al 2 febbraio ha come obiettivo la scrittura della "carta di Lampedusa", ovvero di politiche più giuste ed efficaci in materia di accoglienza, rifugio, mobilità e diritti dei migranti, come dei nativi: superare le disuguaglianze razziali vuol dire eliminare quei dispositivi che, rendendo alcune categorie più ricattabili e precarie, abbassano i diritti e le garanzie per tutti (la Bossi - Fini, oltre ad affollare le carceri istituendo il reato di immigrazione clandestina, lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro e così facendo rende il lavoratore migrante ostaggio del proprio datore di lavoro). Proprio per questi motivi l'editoriale di alcune settimane fa sul Corriere della Sera a firma di Angelo Panebianco, che spiegava le opportunità di un'immigrazione razziale indirizzata e gerarchizzata, è stato contestato dalle organizzazioni antirazziste : non si possono tenere i migranti sotto ricatto di leggi ingiuste per sfruttarli meglio e, colpendo loro, abbassare le tutele per tutti.

La stesura della carta di Lampedusa è già iniziata con un lavoro di scrittura collettiva e di rete e si pone una sfida ambiziosa: proporre un nuovo indirizzo generale in materia di migrazione, partendo da lì dove la politica e le istituzioni hanno fallito.

Andiamo a Lampedusa per trasformare l'Europa.

Filippo Nuzzi