Cambiare la politica per cambiare politica

29 / 3 / 2010

E' una svolta storica. Dalle europee alle regionali, l'ecologia politica ormai si colloca come spazio autonomo nel paesaggio politico francese.

Ma la necessità assoluta è consolidare questo spazio per affrontare la grandi sfide a cui le nostre società devono rispondere. Bisogna darsi una continuità e rispettare questo appuntamento con la storia per non
screditare la nostra stessa critica all'irresponsabilità di chi non fa nulla, a Copenhagen o altrove, perché incapace di andare oltre i propri piccoli interessi. Abbiamo bisogno di una struttura durevole e flessibile
allo stesso tempo, in grado di far evolvere posizioni collettive e di portare avanti il progetto ecologista senza rovinarsi con sterili giochi di potere o nella bufera impazzita dei personalismi in gara tra di loro.

Sia chiaro, è fuori discussione l'abbandono della dinamica di rinnovamento politico e sociale agli apparati di partito. Questo vorrebbe dire ritrovarsi nel cimitero, già fin troppo affollato, delle speranze deluse.
Devo riconoscere d'altra parte che sotto la pressione delle scadenze elettorali, abbiamo temporeggiato e ritardato la questione formale che riguarda il nostro movimento fino al trascurare questo sogno. Tra semplice marchio elettorale e rete puramente virtuale, Europa Ecologia è rimasta un'immagine in cui ciascuno poteva immedesimarsi a gradimento. Del resto, i risultati contesi delle nostre liste al primo turno delle regionali sottolineano il successo di chi ha rispettato lo spirito della coalizione rispetto a chi invece si è accontentato di applicarla alla lettera in modo formale riducendola ad una semplice tattica di apertura. Senza rinnegare la storia recente, è arrivato il momento di dare un nuovo corpo all'ecologia politica, una forma politica ampiamente inedita, svincolata, per accompagnare la trasformazione della società.

Astensione, populismi, clientelismo... Questa elezione lo prova ancora una volta: da decenni il fosso tra la società e il politico si allarga. Un profondo divario democratico tra logiche di partito completamente
sradicate ed estranee al terreno sociale e una società attiva, diversa, creativa ma disillusa rispetto alla natura e alle forme che il potere assume per dominarla. I partiti politici di ieri erano dei veri luoghi di socializzazione e di tirocinio della sfera collettiva. Ma oggi sempre più spesso sono ridotti a strutture isolate dalla società, sterilizzate da rigide logiche di conquista del potere, incapaci di pensare a di assecondare il cambiamento sociale, e ancora meno di contribuire a realizzarlo.
Partito di massa autoritario o avanguardia illuminata della rivoluzione, rossa o anche verde, questo è il mondo com'era ieri. Quello della rivoluzione industriale e dei partiti concepiti come macchine
disincarnate, senz'altro obiettivo che quello di arrivare al potere. Come le scuderie della Formula 1, belle meccaniche politiche possono essere molto sofisticate e fare belle corse tra di loro ma fanno tutte il giro
sullo stesso circuito, con sempre meno spettatori.

Il movimento politico che dobbiamo costruire non ha alcuna parentela con un partito tradizionale. La posta in gioco del 21secolo richiede una metamorfosi, un riadattamento della forma stessa della politica. La
democrazia esige un'organizzazione che rispetti la pluralità e la singolarità dei suoi elementi costitutivi. Una biodiversità sociale e culturale, animata direttamente dalla vitalità delle sue esperienze e delle sue idee.

Abbiamo bisogno di una modalità organizzativa che pensa e accompagna la trasformazione sociale in sintonia con la società della conoscenza.

Immagino un'organizzazione impollinatrice, che raccoglie idee, le trasporta e feconda altre parti del corpo sociale con queste idee. In pratica, la politica attuale ha espropriato i cittadini, in nome del razionalismo tecnocratico o dell'eccitazione populista li ha privati della comunità.

E' necessario "ripoliticizzare" la società civile e nel contempo "civilizzare" la società politica per far passare la politica dal sistema brevettato e chiuso a quello libero e aperto.
Non dimentico il contributo importante dei Verdi per 25 anni a difendere e spiegare le nostre idee nella vita politica francese. Detto questo, non solo la forma partitica classica è ormai inadatta alle nuove esigenze
della società ma credo inoltre che presto o tardi essa entri in contraddizione con la nostra cultura anti-autoritaria, essenza del pensiero ecologista.

Ne' partito-macchina, ne' partito-impresa, preferirei che inventassimo insieme una "Cooperativa politica", cioè una struttura capace di produrre senso e trasmettere senso politico e decisioni strategiche. In essa vedo lo strumento per garantire a ciascuno la
proprietà comune di movimento e la messa in comune dei benefici politici che se ne possono trarre, un mezzo per restituire il senso dell'impegno e del ragionamento politico.

Questa Cooperativa ha evidentemente come obiettivo la decisione collettiva rispetto alle scadenze istituzionali da oggi al 2012 e su fondamentali questioni sociali, ma non è ancora stata definita la sua forma. Ai suoi membri spetta il compito di determinarne il profilo, la struttura e la strategia. La discussione è aperta.
Per questo faccio un appello a costituire dei Collettivi Europa-Ecologia- 22 Marzo su base regionale o locale per evitare ogni tipo di centralismo anti-democratico, i collettivi saranno delle vere Agorà dell'ecologia politica, moderate sul sito:
www.europeecologie22mars.org.

La loro principale missione è quella di pensare a come strutturare il movimento, resteranno quindi come tappa transitoria in attesa di cedere il posto alla Cooperativa che avranno contribuito a costruire. Durante l'intera fase, i collettivi rispetteranno il principio di doppia appartenenza, vale per i partecipanti associativi, gli aderenti ad un sindacato e anche per chi ha una tessera di partito. Perché si può essere verdi, socialisti, cap21, comunisti o altro e partecipare a questa dinamica collettiva. Ancora una volta, l'importante non è tanto da dove si arriva ma dove vogliamo andare, insieme. La natura stessa della coalizione è ciò che ci ha reso forti, la volontà di costruire un bene comune alternativo.

Quando sarà il momento, ogni membro voterà per sancire democraticamente la nascita della Cooperativa. Fino ad ora, Europa Ecologia si è accontentata di essere un Oggetto politico non classificabile.

La scommessa del diventare maturi, la metamorfosi per diventare vero Soggetto politico ecologista autonomo, che trascende le vecchie culture politiche.

http://europeecologie22mars.org

Traduzione: Marina Nebbiolo