Giovedì 6 maggio si è svolta a Chioggia (VE) nella sala San Filippo Neri, un’affollatissima assemblea pubblica, prima iniziativa della neonata “Rete contro il nucleare”.
All’incontro, introdotto dalle applaudite relazioni di Carlo Costantini, architetto ed esponente della Rete polesana dei comitati per la tutela della salute e dell’ambiente, e di Gianni Mattioli, docente di Fisica Nucleare all’Università “La Sapienza” di Roma e storico esponente dei movimenti antinucleari in Italia fin dalla metà degli anni Settanta, hanno partecipato oltre duecento persone, la maggior parte cittadini di Chioggia e Cavarzere, ma con significative presenze anche da Venezia, Mestre e Rovigo.
Si è trattato dunque del primo momento di confronto pubblico, da quando la denuncia dei Verdi nazionali e le indiscrezioni pubblicate dalla stampa hanno indicato nella zona di Chioggia, del Polesine e del Delta del Po uno dei possibili siti scelti dal Governo Berlusconi e dall’ENEL per la costruzione di una delle nuove centrali previste nel quadro del “ritorno al nucleare” dell’Italia.
Nel corso dell’assemblea è stato indicato nello scontro con la propaganda filonuclearista di ENEL, Confindustria, Governo e grande stampa per la conquista di un’opinione pubblica che si è già mostrata diffidente nei confronti della scelta atomica, il primo obiettivo della mobilitazione, già nelle prossime settimane.
Ed è stato anche deciso l’allargamento della Rete contro il nucleare, da Chioggia e Cavarzere, quanto meno alla dimensione delle provincie (Venezia e Rovigo) più direttamente interessate alla minaccia nucleare, a partire dalla prima riunione che si tiene mercoledì 12 maggio alle ore 21 presso lo spazio autogestito del ChioggiaLab.
Di seguito pubblichiamo volentieri l’appello della Rete contro il nucleare:
NO AL NUCLEARE
nessuna centrale né a Chioggia né altrove
Ma
non sono solo i rischi per l'ambiente ed i pericoli per la salute
pubblica a preoccuparci. La scelta del nucleare persevera
nell'indirizzo di puntare ad una "centralizzazione" della produzione di
energia, così come tuttora avviene per quelle derivanti dal metano e
dalle risorse fossili. Il conseguente assorbimento di tutti gli
investimenti nel campo della ricerca sul nucleare distoglie dalla
possibilità di incrementare lo studio e la produzione di energia da
fonti rinnovabili. Ciò allontana dallo sviluppo di una vera politica di
indipendenza tecnica e culturale dal punto di vista energetico da parte
delle grandi masse. Elimina la possibilità di appropriarsi della
produzione stessa da parte dei fruitori finali tramite la
collettivizzazione della produzione energetica e quindi la possibilità
di venderla, distribuirla, scambiarla, barattarla etc. con conseguenti
impatti rilevanti sull'occupazione e sul reddito. In definitiva si
preferisce anteporre l'interesse economico di pochi a scapito del
benessere diffuso.
Altra conseguenza non trascurabile è quella
dello svilimento democratico dei processi decisionali e
l'espropriazione, mediante la militarizzazione dei siti, di parte dei
territori. Nonostante a livello governativo si propagandi tanto il
federalismo il ritorno all'atomo viene assolutamente imposto
“dall'alto”! senza t
ener conto delle posizioni espresse dagli enti locali e dalla loro
cittadinanza e facendo finta di ignorare che un referendum aveva deciso
di tener fuori l'Italia dall'avventura nucleare.
L'ipotesi
di Chioggia come sito possibile per l'attuazione di questa politica ci
pone di fronte ad una responsabilità evidente ed ineludibile. In quanto
persone che vivono il territorio non possiamo rimanere indifferenti di
fronte allo scempio che ne deriverebbe. L'impatto negativo sul turismo,
I rischi contaminazione della terra e dei fiumi con conseguenze
disastrose per l'agricoltura e la pesca disegnano un panorama possibile
che non vogliamo e non vorremmo per nessuno.
Per questo
proponiamo la costituzione di una rete di soggetti, singoli e
collettivi, che sappia dar vita ad una battaglia politica, culturale e
sociale in grado di fermare questa deriva. Una rete che nasce non in
seguito ad una scelta ideologica ma caratterizzata da una pluralità di
percorsi e competenze e che fonda su ciò la propria ricchezza culturale
e capacità d'iniziativa.