Chioggia - DUECENTO IN ASSEMBLEA PER UN VENETO NON NUCLEARE

E’ scontro per la conquista dell’opinione pubblica

12 / 5 / 2010


 

Giovedì 6 maggio si è svolta a Chioggia (VE) nella sala San Filippo Neri, un’affollatissima assemblea pubblica, prima iniziativa della neonata “Rete contro il nucleare”.

All’incontro, introdotto dalle applaudite relazioni di Carlo Costantini, architetto ed esponente della Rete polesana dei comitati per la tutela della salute e dell’ambiente, e di Gianni Mattioli, docente di Fisica Nucleare all’Università “La Sapienza” di Roma e storico esponente dei movimenti antinucleari in Italia fin dalla metà degli anni Settanta, hanno partecipato oltre duecento persone, la maggior parte cittadini di Chioggia e Cavarzere, ma con significative presenze anche da Venezia, Mestre e Rovigo.

Si è trattato dunque del primo momento di confronto pubblico, da quando la denuncia dei Verdi nazionali e le indiscrezioni pubblicate dalla stampa hanno indicato nella zona di Chioggia, del Polesine e del Delta del Po uno dei possibili siti scelti dal Governo Berlusconi e dall’ENEL per la costruzione di una delle nuove centrali previste nel quadro del “ritorno al nucleare” dell’Italia.

Nel corso dell’assemblea è stato indicato nello scontro con la propaganda filonuclearista di ENEL, Confindustria, Governo e grande stampa per la conquista di un’opinione pubblica che si è già mostrata diffidente nei confronti della scelta atomica, il primo obiettivo della mobilitazione, già nelle prossime settimane.

Ed è stato anche deciso l’allargamento della Rete contro il nucleare, da Chioggia e Cavarzere, quanto meno alla dimensione delle provincie (Venezia e Rovigo) più direttamente interessate alla minaccia nucleare, a partire dalla prima riunione che si tiene mercoledì 12 maggio alle ore 21 presso lo spazio autogestito del ChioggiaLab.

Di seguito pubblichiamo volentieri l’appello della Rete contro il nucleare:

NO AL NUCLEARE
nessuna centrale né a Chioggia né altrove


Ma non sono solo i rischi per l'ambiente ed i pericoli per la salute pubblica a preoccuparci. La scelta del nucleare persevera nell'indirizzo di puntare ad una "centralizzazione" della produzione di energia, così come tuttora avviene per quelle derivanti dal metano e dalle risorse fossili. Il conseguente assorbimento di tutti gli investimenti nel campo della ricerca sul nucleare distoglie dalla possibilità di incrementare lo studio e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ciò allontana dallo sviluppo di una vera politica di indipendenza tecnica e culturale dal punto di vista energetico da parte delle grandi masse. Elimina la possibilità di appropriarsi della produzione stessa da parte dei fruitori finali tramite la collettivizzazione della produzione energetica e quindi la possibilità di venderla, distribuirla, scambiarla, barattarla etc. con conseguenti impatti rilevanti sull'occupazione e sul reddito. In definitiva si preferisce anteporre l'interesse economico di pochi a scapito del benessere diffuso.

Altra conseguenza non trascurabile è quella dello svilimento democratico dei processi decisionali e l'espropriazione, mediante la militarizzazione dei siti, di parte dei territori. Nonostante a livello governativo si propagandi tanto il federalismo il ritorno all'atomo viene assolutamente imposto “dall'alto”! senza t ener conto delle posizioni espresse dagli enti locali e dalla loro cittadinanza e facendo finta di ignorare che un referendum aveva deciso di tener fuori l'Italia dall'avventura nucleare.

L'ipotesi di Chioggia come sito possibile per l'attuazione di questa politica ci pone di fronte ad una responsabilità evidente ed ineludibile. In quanto persone che vivono il territorio non possiamo rimanere indifferenti di fronte allo scempio che ne deriverebbe. L'impatto negativo sul turismo, I rischi contaminazione della terra e dei fiumi con conseguenze disastrose per l'agricoltura e la pesca disegnano un panorama possibile che non vogliamo e non vorremmo per nessuno.

Per questo proponiamo la costituzione di una rete di soggetti, singoli e collettivi, che sappia dar vita ad una battaglia politica, culturale e sociale in grado di fermare questa deriva. Una rete che nasce non in seguito ad una scelta ideologica ma caratterizzata da una pluralità di percorsi e competenze e che fonda su ciò la propria ricchezza culturale e capacità d'iniziativa.