Partiamo
da un dato concreto: lo sciopero dei meccanici convocato per venerdì 16
novembre ed annunciato dall'assemblea dei delegati riunitisi a Modena
la scorsa settimana è un fatto politico importante e che va
immediatamente all'attenzione di tutti e tutte.
Non è scontato,
davvero per nulla, che la categoria ed il sindacato che la rappresenta
per via largamente maggioritaria, segua la strada della lotta chiara e
pubblica per conquistare diritti – salario, orario, democrazia- e
dignità collettiva -ovvero il nuovo contratto collettivo nazionale-
evitando le melliflue strade concertative della mediazione con la
rappresentanza tecnica e con i suoi inconcludenti tavoli di negoziazione
ove l'unico tema in agenda è quanto debito viene fatto pagare ai
lavoratori ed alle lavoratrici.
Se questo è vero e la scelta di fare
iniziative territoriali su base regionale è altrettanto importante,
allora emergono opzioni e domande che vogliamo affrontare con chiarezza
ed in termini pubblici.
La prima domanda che ci poniamo è: come
si rende efficace una giornata di sciopero laddove gli impianti
produttivi lavorano a singhiozzo e la cassa integrazione è la regina dei
turni? Come, quindi, si rende doloroso per il comando di impresa e del
Paese l'astensione volontaria dal lavoro? Come si può valorizzare al
massimo la giornata di lotta anche mettendo in discussione la liturgia
consolidata che rischia, se non accuratamente e francamente dibattuta,
di essere meno efficace di quanto potrebbe?
Altra importante questione. Sabato
17 è la giornata globale di iniziativa sul terreno della conoscenza
attorno alla cui organizzazione diverse reti di studenti stanno
organizzando il rilancio delle importanti mobilitazioni che hanno
riempito le piazze nella prima metà di ottobre e che, ricordiamolo,
hanno dovuto fronteggiare un atteggiamento aggressivo e violento da
parte dei reparti di polizia.
Perchè non provare a far convergere su
venerdì 16 le iniziative studentesche? E perchè non estendere fino in
fondo la proposta di iniziativa generalizzandola dal basso ed
organizzando ovunque la partecipazione delle altre mille forme del
lavoro vivo a prescindere la categoria di appartenenza?
Se possiamo
evocare una speranza, che si sostanzia in una manifesta opportunità
politica, è che allo sciopero meccanico si affianchino le piazze di
movimento degli studenti e delle studentesse, le forme moderne della
precarietà il cui statuto dei diritti nelle metropoli è al minimo
storico, le partite iva -scelte od imposte- ed ogni soggettività del
lavoro o del sapere che della crisi sta pagando tutti i costi, senza
sconto alcuno.
Se così sarà, e noi ci auguriamo che il dibattito
circoli virtuosamente ed offriamo la nostra testata come spazio per la
discussione fin da oggi, allora più che di estensione dello sciopero
della FIOM avremo una giornata #occupyMonti, ove le forme del conflitto
sociale siano molteplici e molteplice e ricche siano le parole ed i
corpi della ribellione al tempo della crisi.
La fase ci impone di
essere letta con attenzione e senza coazione a ripetere esperienze
soggettive e forme di organizzazione delle lotte avute anche nel passato
recente; non servono modellismi, ma freschezza e rapidità e la capacità
artigiana di connettere i modi in cui si sta insieme al contesto
storicamente determinato.
L'autunno del 2012 non è la stagione delle
alleanze, ma, laddove concretamente possibile e soggettivamente scelto,
esso può essere l'istante della ricerca del fare comune coalizione di
lotta, laddove questo significhi la ricerca e la costruzione collettiva
dello spazio del conflitto e la valorizzazione dei processi di lotta,
soprattutto ove essi siano espressione di culture politiche e di
differenze di composizione di classe significative e non riducibili a
semplice unità.
Una giornata di lotta generale è meglio e
potenzialmente più potente che tre separate; una giornata di lotta
europea, e nella quale il dispiegarsi di movimento sia sincronicamente
transnazionale, è molto preferibile ad una giornata di sciopero
nazionale, ove la sovranità di bilancio e di diritto a livello di
singolo Paese membro dell'Unione Europea non esiste praticamente più.
Dipende
soprattutto dalle soggettività politiche in campo provare ad andare
oltre esse stesse, senza ricorrere a scorciatoie non più adeguate alla
fase; di certo, ai noi appare auspicabile ed opportuna la convergenza di
lotta nei termini della sua ricca molteplicità su venerdì 16.
Perchè non provarci? Apriamo la discussione.
Convergenze di lotta e coalizioni sociali: perchè non provarci?
17 / 10 / 2012