Siamo il 99%

Da Francoforte verso Roma...Blockupy ddl Fornero!

di Noemi - Art Lab Occupato Parma

12 / 6 / 2012

Arriviamo a Francoforte a notte inoltrata, il viaggio dall'aeroporto dove atterra Ryanair è a due ore di distanza dalla città, sono le 4 del mattino e siamo tutti rintronati dal freddo. Ci vengono a prendere i compagni arrivati giorni prima e subito mi accorgo del clima che regna nella city del potere finanziario europeo: ogni strada è pattugliata e per evitare di essere fermati veniamo invitati e prendere il primo taxi per il campeggio.

Andiamo subito a dormire perchè l'appuntamento l'indomani è alle 8 del mattino, davanti all'università dove incontraremo i nostri interlocutori tedeschi della rete IL.

Avvolta nel sacco a pelo sogno un letto caldo.

Al mattino, dopo 3/4 caffè annacquati ci mettiamo in cammino per raggiungere l'università dove troviamo i ragazzi di IL e gli altri compagni italiani. La città è totalmente vuota, è la festa del papà e pare che in germania sia festa nazionale.

I compagni tedeschi stanno preparando striscioni e book block, i "libri scudo" che hanno rappresentato l'immaginario delle mobilitazione degli ultimi due anni anche in italia. Il clima è sereno nonostante non si abbiano idee chiare sul da farsi.  La città è totalmente militarizzata e i due cortei che dovevano partire, uno dall'università dove siamo noi, l' altro dalla stazione, sembrano essere impediti dall'esagerato schieramento di poliziotti convocati in occasione delle 3 giornate. Non a caso mentre siamo nella piazzetta davanti all'università a fare assemblea si avvicinano più volte gli agenti che ci chiedono cosa stiamo facendo. Noi rispondiamo che stiamo facendo assemblea, che stiamo parlando. Mi chiedo se a Francoforte sia vietato parlare in più di 3 persone. Veniamo aggiornati sugli ultimi avvenimenti: i 2 pullman che dovevano arrivare da Berlino sono stati fermati e pare abbiano ricevuto un foglio di via dalla città e siano stati "accompagnati" indietro. Allo stesso tempo veniamo a sapere che anche i pullman dei romani che dovevano arrivare intorno alle 2 del pomeriggio non riesco a suparare la frontiera. Francoforte è una roccaforte. Non mi spiego come mai nella città simbolo, del paese simbolo, dell'europa democratica sia impedito addirittura l'accesso alla città. Mi chiedo se hanno davvero così tanta paura di noi.

Intorno a mezzogiorno ci arriva la notizia che un centinaio di cittadini di Francoforte stanno manifestando con la costituzione in mano per rivendicare l diritto a manifestare. Decidiamo di raggiungerli e di farlo con i metodi che ci appartengono, in corteo, tutti insieme. Veniamo informati che li con noi c'è una parlamentare del SPD che può fare da interlocutrice con la polizia per cercare di farci arrivare a Paulplatz.

Finalmente ci muoviamo e raggiungiamo la strada urlando al megafono che non abbiamo intenzione di fare nulla se non raggiungere la piazza, vogliamo solo esercitare un nostro diritto. Nel giro di due minuti veniamo accerchiati da ogni lato. Mi giro e vedo un cordone di polizia che ci chiude la strada alle spalle, ai lati, davanti. Sono arrampicati sugli alberi, sulle panchine. Ci saranno un migliaio di poliziotti, 10 per ognuno di noi. Ci fermiamo e ribadiamo che vogliamo solo raggiungere la piazza. Abbiamo fatto 100 metri rispetto allo spiazzo davanti all'università. E' l'una e siamo bloccati da ogni lato. Cerchaimo di parlare con la polizia, ribadiamo il nostro volere. Ci viene risposto che abbiamo 2 alternative, o dividerci in gruppetti da 10 e raggiungere Paulplatz, o essere identificati. la risposta è unanime, vogliamo muoverci. Tempo di organizzarci in gruppetti e di capire dove è collocata la piazza e come raggiungerla e ci viene fatta un'altra comunicazione: verremo tutti identificati e potrebbe esserci qualche fermo.

La via d'uscita sparisce e ci troviamo costretti a porci di fronte a questa nuova situazione. Penso che sarà una cosa veloce, che verremo identificati, che ci verrà consegnato il famoso DASPO che si usa tanto dare ai manifestanti in questa città e che verremo lasciati andare. Fa caldissimo e già mi immagino tra un paio d'ore in campeggio a prendere il sole dopo una lunga doccia. Le identificazione vanno a rilento, passano ore e siamo sempre chiusi in questo cerchio repressivo e aspettiamo di essere identificati uno a uno. Sono le 3 e mezza e finalmente 2 poliziotte mi indicano, tocca a me. La faccia mi brucia dal sole torrido e lamento le 2 ore di sonno.

Vengo portata fuori dal cerchio dove ci sono una ventina di camionette, riconosco un pò di gente che sta aspettando di sapere il verdetto o che viene perquisita.

Vengo avvicinata a una camionetta, porgo la mia carta d'identità e aspetto che facciano i controlli al terminale. Sono tranquilla, non ho precedenti, non ho fatto nulla, che motivo avrebbero di trattenermi. Mi perquisiscono lo zaino in ogni tasca, mi confiscano l'accendino. Mi perquisiscono contro la camionetta, all'americana. Mi fanno qualche foto, di fronte, di profilo, busto, figura intera. Mi ridanno il mio zaino.

La poliziotta mi dice in inglese pessimo che "I'm arrested". Non capisco o forse  faccio finta di non capire. "You're arrested" "prison!" sgrano gli occhi e le chiedo perchè. "illegal demonstration". Mi chiedo se i nostri 100 metri si possano considerare una manifestazione non autorizzata. Le chiedo quanto staremo dentro, "maybe until monday!". Lunedì! Non è possibile! Abbiamo il volo di ritorno domenica sera, non possiamo perderlo. La poliziotta mi porta davanti a una camionetta dove c'è una fila di altri fermati, tra cui riconosco anche altri compagni. Le file alle camionette sono infinite, siamo tantissimi e a quanto pare siamo tutti in stato di fermo. Chiedo se posso fumare e chiamo il nostro punto di riferimento italiano cercando di spiegarle la situzione e di elencarle gli altri ragazzi che vedo sono stati fermati, mi dice di non preoccuparmi e io non mi preoccupo. Mi godo la mia ultima sigaretta. La fila procede e vengo consegnata a un altro poliziotto che mi fa salire sulla camionetta, si appunta il mio nome su un foglio, si prende il mio zaino. La camionetta è divisa in piccoli scompartimenti chiusi a chiave, vengo condotta nell'ultimo infondo ed  entro in questo abitacolo minuscolo dove ci sono due panche e una finestrella. dentro ci sono altre 3 ragazze italiane, parlo con loro e cerchiamo di capire tramite le informazioni che ci sono state date cosa ci sta per succedere. siamo tranquille, parliamo e aspettiamo di essere portate in caserma.

La caserma è vicina al centro, cerchiamo di leggere il nome della strada di capire dove siamo. La camionetta si ferma e veniamo portate una alla volta fuori. Mentre scendo vedo altri miei compagni che vengono scortati fuori, ci sorridiamo. Altra file per essere segnati su un registro, altra fila per la confisca delle nostre cose. Chiedo alla poiziotta che mi sta scortando se posso tenere la pillola anticoncezionale, devo prenderla alle 20 e visto l'andazzo voglio andare sul sicuro. Mi dice di no, non possiamo portare dentro nulla. Le dico che se rimango incinta il bambino se lo prende lei. Si convince. Altre foto.

Ci sono 3 gabbie da circo, da leoni, all'aperto, coperte da dei tendoni di plastica. sembrano fatte apposta per noi, ci stavano aspettando. Vengo portata nella gabbia centrale, mentre passo vedo i ragazzi nelle altre celle, ci salutiamo, ci sorridiamo.

Siamo tranquille, non siamo in Italia, dovremmo uscirne integre. Comunichiamo con gli altri urlando da una gabbia all'altra, ci contiamo. Mi chiedo che ore siano, mi dico che quando esco devo comprarmi un orologio da polso.

La gabbia è vuota eccetto 3 coperte distese per terra sulle quali siamo sedute, ne chiediamo altre, siamo una quindicina e stiamo strette su 3 coperte. Chiediamo di farci portare le nostre giacche, chiediamo di andare in bagno e veniamo scortate una alla volte nei bagni chimici posti vicino alle gabbie. Mentre passo vedo gli altri nella gabbia, ci sorridiamo.

Mentre faccio la pipì la poiziotta tiene la porta aperta con un piede, forse ha paura che scappi. Mi chiedo come potrei scappare da una caserma.

Nell'attesa facciamo cori, per le sigarette, per il cibo, per passare il tempo e basta. Penso che se potessi fumare mi annoierei molto meno. La poliziotta davanti alla gabbia fuma e ci guarda, non ho mai avuto così tanta voglia di fumare in tutta la mia vita.

Dopo ore, non si sa quante, 2 ragazze vengono portate via, chiediamo dove le stiano portando, non ci rispondono.

Dopo altre ore, arrivano 2 poliziotti con dei fogli in tedesco, ci chiedono di firmarli.  Chiediamo che vengano tradotti in italiano. Non firmiamo nulla che non sia in italiano. Non firmiamo nulla e basta. Comincia a fare freddo e buio, penso che in nord europa il sole tramonta dopo rispetto all'italia, cerco di capire da quante ore siamo dentro.  Il mal di testa è fortissimo, il non aver dormito si fa sentire, fa freddo, abbiamo le facce ustionate dal sole pomeridiano. Chiedo ad un poliziotto se può dare a me e ad un altra ragazza qualcosa per il malditesta, ci porta in un ambulatorio 2 piani più su. Chiedono i nostri nomi, ci guardano sbeffeggianti. Sono stanca e non ho voglia di essere presa in giro. Chiedo perchè devo dare il mio nome. Mi dicono che un antidolorifico ci costerà 70 euro. Ci teniamo il mal di testa. Le ore passano.

Arriva una camionetta, la vediamo dalla gabbia. è buio, saranno le 9. Vengono chiamati alcune ragazze e ci viene detto che verranno portate in tribunale, dove il magistrato deciderà se confermare l'arresto o rilasciarle. Ci dicono che verremo chiamati tutti. Mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi un arresto, mi chiedo che concetto di democrazia abbiano in Germania.

Ci chiamiamo dalla gabbie per contarci, per capire chi è stato portato via e chi no.

Chiedo di andare in bagno per fare 2 passi e capire cosa sta succedendo nelle gabbie dei ragazzi. Mentre passo un mio compagno mi urla "tranquilla!". Sono stanca, e annoiata, e voglio fumare.

Dopo ore, arriva una poliziotta e ci comunica che siamo stati rilasciati. Stentiamo a crederci, pensavamo saremmo rimasti dentro fino a lunedì. Veniamo chiamate una a una, ci danno un foglio di via dal centro città che dura fino alle 7 del sabato successivo. Vengo chiamata e mi vengono ridate le mie cose.

Vengo scortata fuori dalla caserma dove abbraccio tutti e fumo la sigaretta più bella della mia vita.

Il mal di testa mi è passato.

Di ritorno da Francoforte leggo un sondaggio sul comportamento della polizia durante i giorni della mobilitazione sul  "Frankfurt Rundschau" che  parla di un 84% di votanti che pensa che la polizia abbia esagerato, di un 15% che ritiene si trattasse di una precauzione, un esiguo 1% convinto che la repressione della polizia fosse giusta e necessaria.

siamo il 99%